Roma non è una città ciclabile, ma un giorno, pur con grandi sforzi, potrebbe diventarlo. Il primo Forum sulla ciclabilità, che venerdì 16 settembre ha aperto la Settimana europea della mobilità sostenibile, è stato un'occasione per fare il punto sulla situazione a Roma, proporre soluzioni e riflettere sui progetti già in corso. Partendo da un punto ben preciso: «La sfida nella nostra città non è tanto e non solo la ciclabilità, ma la mobilità sostenibile. Non si può immaginare una rete ciclabile senza una progressiva riduzione delle auto in circolazione e un potenziamento del trasporto pubblico», chiarisce subito Roberto Pallottini del Coordinamento Roma Ciclabile, che ha organizzato l'evento patrocinato dalla Provincia di Roma. Un cambiamento che, per usare le parole del presidente di Legambiente Lazio Lorenzo Parlati, deve partire dal «paradigma di sviluppo»: «Con la metà dei soldi, circa 85 milioni di euro, che servono per costruire il nuovo parcheggio della stazione Termini – sottolinea Pallottini – si potrebbe realizzare tutta la rete di piste ciclabili».

Un cambio di rotta, insomma, concordano tutti i partecipanti, appare «necessario» (secondo l'Aci, oggi si perdono a causa del traffico 43 miliardi di euro all'anno. Ogni cittadino rimane fermo tra le altre auto per ben 63 minuti al giorno, 21 giorni all'anno), ma deve anche essere ben governato: «A Berlino è stato elaborato un piano con obiettivi anche ambiziosi, mentre a Roma si sono perse un po' le ambizioni, ci sembra che non si possa fare niente», continua Parlati.

I primi risultati degli sforzi e di anni di battaglie si iniziano a vedere: secondo Legambiente Lazio, oggi avviene in bicicletta il 5% degli spostamenti nelle ore di punta e il numero di ciclisti romani sta aumentando. Ma prima bisogna intervenire su quei fattori che spesso trattengono i romani dall'usare la bici: «Il 21,1% la userebbe se ci fossero più percorsi ciclabili, il 19,1% chiede maggiori sicurezza, mentre il 36,4% addirittura non possiede una bicicletta», spiega Luca Trepiedi di Isfort, che invita le istituzioni ad attuare «politiche metropolitane, che riguardino tutto l'hinterland e non solo il territorio comunale». E anche senza grandi investimenti, qualche intervento potrebbe essere realizzato: «Per garantire maggiore sicurezza, una trasformazione importante e a costo quasi zero sarebbe l'istituzione di Zone 30, dove tranquillamente le bici possono condividere la strada con le auto», dice Pallottini.

Per quanto riguarda invece i progetto delle istituzioni, al Forum è giunta una buona notizia: «Il Piano quadro della ciclabilità di Roma Capitale è pronto e verrà approvato dall'assemblea consiliare entro un mese o poco più. L'assessore all'Ambiente Visconti vuole definire in Giunta la formazione di una cabina di regia per l'attuazione del Piano», ha spiegato il responsabile del documento Marco Contadini. Nella cabina di regia saranno anche coinvolte, «all'esterno o all'interno», le associazioni. L'impegno è più concreto nelle attività dei singoli Municipi: nel XVII, per esempio, ha assicurato l'assessore all'Ambiente Roberto Tavani, «l'obiettivo è di completare l'anello ciclabile del Municipio entro la fine del mandato». In fase di elaborazione è anche il Piano della ciclabilità della Provincia, che, ha spiegato Manuela Manetti, dirigente dell'ufficio Pianificazione dei sistemi di mobilità e trasporto pubblico, «sarà pronto in sei mesi, ma poi passerà almeno un altro anno per iniziare a renderlo attuabile. Prima ci confronteremo con le associazioni». La prossima settimana, saranno montati gli stalli per le bici nel cortile di Palazzo Valentini e presto potrebbero arrivare anche in altre sedi provinciali come quella di Porta Futuro a Testaccio. Entro la fine del mandato poi, continua Manetti, «saranno realizzati nel territorio provinciale 800 chilometri di percorsi ciclabili in sicurezza, non vere e proprie piste, ma tratti comunque percorribili senza nessun pericolo».

Sono poi stati presentati progetti nazionali per riusare il tracciato delle ferrovie dismesse adattandole a piste ciclabili (Ferrovie dello stato) e per realizzare un progetto pilota di 15 ciclostazioni, dove parcheggiare la bici quando si prende il treno (Fiab Toscana). E poi progetti romani per il recupero degli spazi che corrono lungo la ferrovia per realizzare percorsi ciclabili (studio Tspoon) e per l'utilizzo di mobilità sostenibile per trasportare merci nel Tridente, una volta che sarà pedonalizzato (Unindustria Roma).

«Il tessuto sociale è pronto per lo sviluppo della mobilità ciclabile», ha spiegato Marco Baldi del Censis. I segnali sono tanti: «Nella città si cominciano a riscoprire le periferie, c'è il tentativo di riappropriarsi dello spazio pubblico e cresce la domanda di qualità della vita». Quali possono essere dunque le ricette vincenti, in questo contesto, per promuovere la mobilità ciclabile a Roma? «Coinvolgere testimonial, cosa che dà sempre grandi risultati, e poi destinare il lato destro delle strade urbane alle bici, cercando di sradicare l'abitudine della doppia fila, e far portare la bici sui mezzi pubblici. E ancora: sfatare i pregiudizi sulla difficoltà di girare Roma con le due ruote e usare sistemi incentivanti, per esempio premiare con un giorno di ferie in più chi va a lavoro in bici, un credito formativo per gli studenti che usano le due ruote per andare all'università».