Chiude il servizio Radiobus, bussini notturni milanesi: fine del sogno metropolitano giallo
A 13 anni dalla sua nascita, ATM comunica che su decisione del Comune chiuderà il Radiobus, i minibus gialli a chiamata notturni, utilizzati soprattutto dall'utenza femminile. Una storia tormentata, la difficile concorrenza ai taxi, gli investimenti di ATM ma la pochissima pubblicità. Erano nati come risposta innovativa per la mobilità notturna ma, già ridimensionati, da troppo tempo giravano vuoti
29 January, 2013
A Milano nel primo decennio 2000 i cittadini più “metropolitani”, quelli che sperano ancora oggi che muoversi in città anche di notte, senza l’auto e comunque in sicurezza diventi presto un diritto per tutti, soprattutto per le donne e per chi mai potrebbe permettersi di prendere ogni sera il taxi, con le tariffe italiane, avevano sempre tifato per il successo del Radiobus.
Nato nel 2000, voluto fortemente dal sindaco Albertini, espressione della volontà del Comune di promuovere un servizio di trasporto notturno (iniziava alle 20 e terminava alle 2.00) accessibile a tutti per la tariffa popolare (sotto i 4 euro) e che potesse prelevare ed accompagnare le donne sole quasi al portone di casa, il Radiobus era un taxi collettivo (un minibus da 16 posti) a chiamata, che si prenotava telefonando ad un call center e chiedendo di essere prelevati o accompagnati a tal ora in tal punto. ATM fece anche dei notevoli investimenti nell’organizzazione del servizio perché le palette delle fermate Radiobus, poco a poco, si sono diffuse davvero in tutta la città in modo capillare: presso le più importanti fermate dei mezzi ATM di superficie (inattivi di notte, con l’eccezione della filovia circolare 90/91 e, ma solo da poco, di alcune linee notturne), presso gli incroci strategici, ma anche in vie più isolate, dove si sapeva che il conducente ATM col suo simpatico pulmino giallo del Radiobus sarebbe arrivato alla tal ora, con un’attesa massima di 10, 15 minuti.
All’inizio Radiobus fu un successo e molte donne lo apprezzarono, tant’è che si era diffusa la conoscenza del numero del call center 02.48.03.48.03. Capitava alle feste e ai ritrovi notturni di vedere ragazze impegnate al telefono col centralino Radiobus, anche se il servizio non doveva essere come un taxi, immediato, ma garantire un passaggio sicuro a chi programmasse la serata almeno il giorno prima o al limite qualche ora prima del tragitto, per permettere appunto a Radiobus di creare itinerari condivisi da più passeggeri.
I problemi iniziarono quasi subito. Era evidente che ATM, temendo lo scontro frontale coi taxisti, investiva nella rete e nei mezzi, ma assolutamente non in comunicazione, la cosa più importante. Difficile ricordare – se ce mai ce ne sono state – campagne pubblicitarie del Radiobus. I taxisti di certo non collaboravano (in taluni casi ci furono anche denunce di simboli Radiobus tolti abusivamente dalle palette ATM ….). Infine anche il Radiobus nato come un taxi collettivo, che quindi doveva viaggiare pieno o quasi perché capace di caricare più cittadini lungo un percorso “intelligente”, creato dal centralino sulla base delle prenotazioni, inziò ad essere vittima dell’individualismo italiano e della poca organizzazione. Per anni si sono visti Radiobus girare con uno, massimo due utenti, che sedevano sempre nei primi posti del pulmino per fare compagnia ai poveri autisti, che ormai da tempo soffrivano di solitudine. Così il Radiobus divenne un taxi, ma con le entrate di un biglietto ATM o poco più e le uscite della gestione di un pulmino. Logico che, prima o dopo, dovesse morire.
Il Comune e ATM ora informano che comunque la 50ina di mezzi Radiobus verrà – e già viene – utilizzata in altro modo, ad esempio per i trasporti scolastici e i disabili.
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Comunque, si possono vedere ancora le centinaia di “fermate Radiobus” sparse ovunque a Milano e già sapere che lì il pulmino giallo di notte non passerà più,
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