Torino, Qualità dell'Aria: Lavolta e Ronco al Tavolo con i comuni. E ora che si fa?
La sperimentazione sui diesel Euro3 si è appena conclusa, con due mesi d'anticipo anche nei tre comuni che avevano seguito la Città di Torino. Eco dalle Città entra nella “cabina di regia” del Tavolo provinciale per la Qualità dell'Aria, per parlare di blocchi, sperimentazioni e teleriscaldamento
08 February, 2013
La sperimentazione (ridotta) sul blocco dei diesel euro 3 in ztl è finita anche nei tre comuni che avevano deciso di seguire Torino nel provvedimento, Borgaro, Venaria e Grugliasco. E se da un lato il dibattito scaturito attorno agli Euro 3 ha avuto il merito di portare il tema all'attenzione di molti cittadini, dall'altro la marcia indietro della Città non è passata ovviamente inosservata nell'hinterland e in provincia.
“Era doveroso che il tavolo si facesse carico delle preoccupazioni dei comuni che avevano scelto di condividere con la Città un pezzo di strada ma che alla fine si erano ritrovati soli - ci spiegano gli assessori Ronco e Lavolta - Ed ecco perché, così come era stato fatto originariamente con la delibera, anche con la nuova ordinanza che ha ridotto l'estensione della sperimentazione nella ztl, il Tavolo ha scelto di omogenizzare gli interventi. Venerdì 8 febbraio è stato l'ultimo giorno per tutti, per quanto riguarda i diesel Euro 3”.
Tempo di primi bilanci dunque, anche se per i risultati dell'esperimento si dovrà attendere il 30 marzo, quando torneranno in circolazione anche gli Euro 1 benzina, e soprattutto l'incrocio dei dati di Arpa e 5T. Quel che già si sa però, oltre al dato sulle multe (sono stati controllati 3274 veicoli, con 39 sanzionati) è che, durante la prima settimana di sperimentazione, nella Ztl sono entrate fino al 15% di auto in meno: “Il provvedimento ha avuto sicuramente incidenza sulla quantità di veicoli che attraversano la zona centrale – commenta Lavolta - Se poi questo si rifletterà direttamente anche sulla qualità dell'aria, ce lo dirà l'Arpa. Per ora sappiamo che a gennaio 2013 lo smog è calato rispetto al gennaio 2012. Dei tre fattori che ci aiutano a valutare il senso della sperimentazione, (riduzione delle polveri, dei flussi di traffico ed eventuale incremento dell'uso del trasporto pubblico) i dati che abbiamo a disposizione sui primi due lasciano intravedere un giudizio positivo, che ci offre spunti di riflessione interessanti. Sono contento, ma aspettiamo di avere tutti i dati per commentare”.
Anche perché di per sé il confronto da un gennaio all'altro non è così significativo... “Che l'anticipazione del termine della sperimentazione ne inficiasse la bontà, l'ho detto immediatamente. Abbiamo preso atto del voto del Consiglio”.
Prima di scoprire che i provvedimenti non si riuscivano a condividere nemmeno all'interno dello stesso consiglio comunale, si era parlato addirittura di un coordinamento fra Regioni. Un anno fa, davanti al Ministro Clini, Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna si erano ripromesse di camminare insieme nella lotta allo smog, intraprendendo misure comuni. Che è successo poi?
“E' successo che da un lato avevamo salutato un ministro che per la prima volta saliva al Nord per un tema come la qualità dell'aria – risponde Ronco - e che era arrivato con un cadeau di una decina di milioni di euro per Regione da destinare all'acquisto di mezzi (e questo è stato fatto). Dall'altra parte, bisogna ammettere che non è seguito null'altro. E' cominciata un'interlocuzione diretta con la Regione Lombardia e con la Città di Milano, sì, ma di fatto l'esperienza politica si è interrotta lì. E' chiaro che alle buone intenzioni devono seguire due cose: le idee e i soldi. Di idee particolarmente innovative purtroppo non ne sono arrivate. Sui quattrini lasciamo perdere. Subito dopo è cominciata la pioggia dei tagli al TPL in tutte le Regioni... Tagli che le Regioni hanno poi prontamente ribaltato su province e comuni. Altro che investimenti: è già stato un miracolo riuscire a mantenere in vita il trasporto pubblico”.
E di investimenti contro lo smog si è parlato anche durante l'ultima riunione della Commissione Ambiente del Comune. Su un altro fronte però: il teleriscaldamento. La relazione dell'Arpa ha mostrato la disparità nella composizione del quadro di fonti inquinanti fra Torino e provincia. Mentre il riscaldamento a Torino incide ormai per appena il 10% (il resto è quasi tutto traffico), nei comuni della provincia la percentuale sale al 50% circa. E' in programma un'estensione della rete?
“Il fatto che Torino sia una delle città più teleriscaldate d'Italia impatta positivamente sulle emissioni – commenta Lavolta - Ma credo che qualunque riflessione sui temi energetici non possa prescindere da una considerazione politica preliminare. Abbiamo appena assistito nelle ultime settimane all'approvazione di un piano energetico regionale le cui misure avrebbero dovuto consentire finalmente di rimettere in moto alcuni meccanismi di efficientamento energetico soprattutto sul patrimonio. Il pacchetto di misure, così come è stato pensato, purtroppo è abbastanza inefficace. Mi farebbe piacere che questa discussione venisse riportata a una dimensione di concretezza e assunzione di responsabilità da parte di quei soggetti che hanno leve e potere per incidere sui temi dell'energia”.
Comunque qualcosa si muove. “L'operazione teleriscaldamento, così visibile e così eclatante nella sua portata di pianificazione politica a Torino è stata copiata in piccolo da un sacco di altri territori, per quanto con dimensioni ridotte – risponde Ronco - A Chieri, per esempio. Il lavoro che stiamo facendo assieme alla Città di Torino per sfruttare il calore di TMR consentirà di andare a riscaldare volumetrie importanti in quela parte di città e nei comuni circostanti. Beinasco, che non ha ancora una rete di teleriscaldamento e che l'avrà, ma anche Collegno e Grugliasco, che sono servite da centrali sicuramente migliorabili e che verranno chiuse. In zona nord stiamo seguendo un'operazione di integrazione del teleriscaldamento sviluppato in questo momento a Settimo, con estensione da un lato verso San Mauro, e dall'altro nella zona di Barriera di Milano e Falchera, con progetti che vanno a raccordarsi proprio in quel punto di cerniera, per sfruttare ancora meglio il calore disponibile dalla centrale di [b]Leinì, andando a riscaldare residenze e aree industriali. Tutto questo sta già succedendo, anche se i frutti li raccoglieremo in anni, non in pochi mesi. E' un lavoro notevole, che richiede grandi sforzi, ma che ci viene ampiamente invidiato”.
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