Oggi è il 2 dicembre.

Stamattina sono andato in cantina. Per travasare il dolcetto. Ho aperto le vasche. Ma il dolcetto sta facendo la malolattica. (La malolattica è la cosiddetta seconda fermentazione; quella operata dai batteri lattici, parenti di quelli dello yogurt, che si nutrono di acido malico trasformandolo in acido lattico, rendendo più morbido il vino). Si capisce che il vino fa la malolattica perché il profumo è più intenso. Perché lo senti "frizzare".
Già ma la malolattica di solo arriva spontanea ai primi caldi della primavera.

Lascio stare i travasi per non disturbare il lavoro dei batteri.

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Decido allora di andare a fare un po' di legna. Pare che arrivi la neve.
Attraverso il cortile e mi fermo inebetito sul lato corto della casa: la lavanda è fiorita.

Mentre sistemo la legna è un ronzare di api. Intenso. Un profumo inebriante mi avvolge, la stessa origine del ronzio: il nespolo giapponese (Eriobotrya japonica) è completamente in fiore.

Finito di sistemare la legna, prima di lasciare la langa di Montelupo, per rientrare ad Alba, raccolgo un po' di cachi (Diospyros kaki).

Il cachi è detto dai cinesi l'Albero delle sette virtù: è longevo, in estate fa molta ombra; ha impalcature ampie che consentono agli uccelli di fare il nido, sono pochi i parassiti che lo attaccano; è decorativo anche in autunno grazie al colore delle foglie e dei frutti; ha un buon legno da ardere, e le sue foglie sono un ottimo concime per la terra ricco di potassio.
Mio nonno gliene attribuiva solo 3: matura in casa quando non c'è altra frutta, se non qualche mela o pera, fa bene perché ha tanta vitamina C come le arance, ma noi i cachi li avevamo in casa senza dover comprare arance e il legno era sì buono da ardere, ma si spaccava facilmente a salirci su e quindi dovevamo farci attenzione, noi, e se qualcuno provava a rubarceli si trovava a terra e per noi non era un gran male...

Va beh... Devo sceglierli con cura perché molti sono beccati.
Strano, penso, i cachi non sono molto dolci: gli uccelli devono essere affamati.
Ne prendo alcuni. Altri sono morbidi. Troppo morbidi. Ne apro uno. Lo porto alla bocca. Dolce. Non ha quel classico gusto che ti lega la bocca. E' la prima volta che mangio un cachi maturo dalla pianta.

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Scendo i tornanti di Montelupo in folle, con i finestrini abbassati. Fa caldo e sono sudato.

Su un palo della vigna una poiana si volta al mio passaggio.

Incrocio i suoi occhi... Pensando che a Doha non è primavera.