La colpa è di chi muore
06 June, 2013
Leggendo i titoli dei giornali sono rimasto colpito da tre notizie, storie ordinarie di morte e violenza ma che hanno tutte qualcosa in comune, un filo rosso inquietante: l’abuso dell’auto.
Storie in cui è difficile prendere posizione, distinguere fra buoni e cattivi, come se stregati da un mezzo diabolico, fossimo tutti in qualche modo condannati, come in una puntata di Ai confini della realtà.
Giudicate voi:
una donna tira dritto ad una rotonda, risale una scarpata, finisce nel canale e muore. Un carpentiere di 58 anni investe una donna, scappa, ma viene rintracciato e per il rimorso si suicida. All’uscita di scuola la mano di una ragazzina di 14 anni viene schiacciata tra un furgone di passaggio e l’auto su cui sta per salire, il padre e gli amici inseguono il guidatore e lo aggrediscono.
Fatti di cronaca locale, non grandi storie, eppure incutono un senso di disgusto proprio per la propria futilità. La signora forse avrà avuto un malore, ma se fosse andata piano (cosa raccomandabile sempre, specie imboccando una rotonda) si sarebbe fermata sul ciglio della strada. La velocità condanna anche il carpentiere: se fosse andato piano probabilmente non avrebbe colpito nessuno o nel caso fosse successo non avrebbe avuto la certezza di essere in torto e non sarebbe scappato. Il suicidio è solo un’ulteriore inutile violenza.
Ma la storia più grottesca è quella della ragazza che ora rischia di perdere le dita. Su La Stampa: “ La ressa fuori da scuola, il traffico, una ragazzina cerca di salire sull’auto del padre, un camion di una cooperativa di volontariato le schiaccia la mano contro la portiera, le trancia due falangi”.
C’è subito qualcosa che non va: la ressa fuori da scuola. Perché? Perché, in Italia, tutti devono portare i figli fin dentro la classe in auto. Lo stesso padre della quattordicenne ammette serenamente: “Ero parcheggiato sul lato sinistro del controviale, come tutti i giorni”. Ovvero ogni giorno parcheggia in divieto di sosta per andare a prendere una ragazza di 14 anni che potrebbe benissimo andare a scuola da sola, o quanto meno fare cento metri e raggiungere suo padre in un luogo meno congestionato. Ma è normale, lo fa tutti i giorni.
Poi chiaro che la colpa principale è dell'autista del furgone, che non aveva senso passasse proprio davanti alla scuola all’ora dell’uscita, o quanto meno non abbia aspettato qualche secondo per passare, senza per forza doversi infilare tra auto e persone. Ma tutti abbiamo sempre fretta al volante.
continua...
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