Un programma circolare per la plastica: riciclo per almeno meta' del packaging
19 September, 2019
Il nuovo piano d’azione “The New Plastics Economy: Catalysing action” ha l’ambizioso obiettivo di arrivare a riusare o riciclare il 70% degli imballaggi in plastica e a trovare, attraverso una riprogettazione radicale del packaging, soluzioni più sostenibili per il restante 30% che non può essere riciclato.
Il piano di azione identifica tre strategie di intervento basate su riprogettazione, riuso e riciclo. Mentre rimandiamo al precedente approfondimento per la strategia incentrata su riprogettazione e riuso, vediamo a grandi linee quali azioni il piano propone per arrivare a riciclare almeno il 50% del packaging in plastica (in peso) immesso al consumo.
Il piano di azione The NPE: Catalysing Action rappresenta la roadmap del programma The New Plastics Economy (NPE), sostenuto da oltre quaranta soggetti prevalentemente industriali, è stato lanciato un anno fa per aumentare i tassi di riciclo e introdurre nuovi modelli circolari nell’utilizzo del packaging.
La strategia dedicata al riciclo del piano analizza quali siano le principali barriere progettuali del packaging -oltre a quelle già affrontate con la strategia della riprogettazione– che impediscono un efficace riciclo dal punto di vista ambientale ed economico creando problemi durante le fasi di selezione e riciclo. In alcuni casi gli effetti negativi causati da una progettazione del packaging che non è sistemica si presentano anche nella fase post riciclo andando ad impattare il mercato degli aggregati riciclati come documenta l’allarme lanciato qualche tempo fa al mercato da Plastic Recyclers Europe, l’associazione europea dei riciclatori.
orologi economici uomo www.reeftiger.it
Come andremo a vedere è la progettazione del packaging che ne determina il grado di riciclabilità attraverso le scelte che riguardano il polimero (imballaggio monomaterico o polimaterico), gli additivi, i coloranti, gli adesivi, gli inchiostri e le etichette. Sono le possibili combinazioni tra questi elementi che determinano le caratteristiche finali e l’impatto del packaging. Non è sufficiente utilizzare un polimero potenzialmente di alto valore post consumo come il PET o HDPE (polietilene ad alta densità) se poi non si seguono le linee guida per l’eco-design degli imballaggi. Ma non basta perchè nella fase di progettazione (sistemica) di un imballaggio è altrettanto importante tenere conto del sistema post consumo come raccolta-selezione-riciclo esistente che lo accoglierà a fine vita. Purtroppo, ad oggi, avviene esattamente l’opposto, con il risultato che anche imballaggi tecnicamente riciclabili o compostabili (ad esempio il PLA) non vengano riciclati, oppure vengano riciclati in misura molto limitata rispetto alle quantità immesse al consumo. E’ questo il caso del Tetrapack che dispone di due unici impianti in tutta Italia in grado di riciclarlo. Contrariamente a quanto avviene in altri paesi, in Italia non esiste un dibattito pubblico e neanche dati e informazione accessibile su quali e quanti siano gli imballaggi “problematici” ai fini del riciclo (di qualunque materiale ) che poi finiscono per lo più termovalorizzati. Al contrario in Francia persino il Ministro all’Ambiente Ségolène Royal, sollecitata da una specifica campagna condotta da Zero Waste France, è intervenuta nel dibattito lo scorso febbraiao e ha proposto di penalizzare le bottiglie del latte in PET opacizzato in fase di applicazione del contributo ambientale. La notizia è stata inoltre ripresa da tutti i principali media francesi. In Italia non è mai accaduto che un ministro all’ambiente entrasse nel merito di tematiche così specifiche inerenti al riciclo. Per sensibilizzare l’opinione pubblica italiana su questo tema abbiamo lanciato nel 2012 l’iniziativa “in progress” Meno Rifiuti più Risorse in dieci mosse che rimane quanto mai attuale.
RICICLO PER ALMENO IL 50% DEGLI IMBALLAGGI
La terza strategia dedicata al riciclo del piano delinea come attraverso un maggiore impegno e sforzi concertati mirati alla progettazione del packaging e ai sistemi post consumo si possa arrivare a rendere il riciclaggio un’importante opportunità economica per almeno il 50% del packaging in plastica. Per contribuire al raggiungimento di questo obiettivo e rinforzare l’appeal economico del riciclo rispetto a discariche ed inceneritori il programma The NPE sta lavorando all’implementazione di standard di riferimento per il design del packaging e dei processi di gestione post consumo delle plastiche normate da un Protocollo globale.
L’economia del riciclo nel suo complesso vive uno stato di incertezza e fragilità per un insieme di condizioni fotografate nel corposo rapporto The New Plastics Economy frutto del lavoro collaborativo di tutti i portatori di interesse della filiera del consumo del packaging che abbiamo recensito in due precedenti approfondimenti. La bassa performance di riciclo del 14% a livello globale riflette le sfide economiche che il riciclo della plastica incontra un po’ in tutto il mondo; trattandosi di dover gestire una vasta gamma di imballaggi con polimeri e formati diversi all’interno di sistemi di gestione post consumo che sono spesso frammentati, quando non sottosviluppati.
Succede infatti che, anche nel caso di applicazioni di imballaggio che
hanno un alto valore post consumo come le bottiglie in PET per bevande, i
costi riferiti alla raccolta, selezione e riciclaggio, superino i
ricavi generati. In Italia il cosiddetto deficit di catena che caratterizza gli imballaggi gestiti dal consorzio Corepla si aggira intorno ai 200 euro a tonnellata per le plastiche/imballaggi di maggior valore (bottiglie e flaconi), e oltre 500 euro per quelle di basso valore come le plastiche miste (tutto il resto del packaging).
Le stime indicano che in Europa i costi dovuti per l’avvio a riciclo
degli imballaggi di plastica provochino un costo aggiuntivo di circa 170 -250
dollari per tonnellata raccolta rispetto ad una loro gestione con il
rifiuto indifferenziato. Questa stima però non tiene conto dei benefici
ambientali e socio-economici che il riciclo delle materie plastiche
apporta con un incremento occupazionale ed una riduzione delle
esternalità negative associate alle emissioni di gas serra, agli impatti
sul suolo, biodiversità e qualità dell’aria.
Ad esempio, una tonnellata di plastica raccolta per il riciclaggio si stima eviti l’emissione di una tonnellata di anidride carbonica
rispetto ad un’opzione di fine vita che preveda un mix (50%+50%) tra
discarica e incenerimento con recupero di energia. Una tonnellata di
materia plastica raccolta per il riciclaggio rappresenta un risparmio di
costi per la società pari ad oltre 100 dollari.
L’attuazione della strategia per il riciclo del piano che vedremo sulla
base di esempi concreti potrebbe portare – per ogni tonnellata di
plastiche da raccolta differenziata- ad un aumento di valore pari a
circa 190-290 dollari, o a 2-3 miliardi di dollari all’anno nei paesi OCSE.
Tuttavia, anche se la redditività media ne guadagnerà positivamente,
continueranno a sussistere delle barriere tecnologiche ed economiche
nella gestione post consumo di particolari tipologie di imballaggio come
quello flessibile. Considerando la fragilità strutturale del mercato
del riciclo è necessario mettere in campo politiche e misure a supporto
della domanda di plastica riciclata ed altre azioni di sostegno
economico al settore per poter innescare degli effetti positivi nel
breve termine. Tra le misure legislative o di altra natura, incentivanti
e disincentivanti, il piano indica: obiettivi vincolanti di riciclo,
tassazioni o divieti per conferimento in discarica o incenerimento delle
plastiche, tasse sul consumo di risorse o sulle emissioni di carbonio,
schemi di responsabilità estesa del produttore a supporto dei sistemi
che gestiscono la fase di post consumo degli imballaggi, sistemi di
deposito su cauzione ed altri. Una misura determinante per spingere il
mercato verso una produzione di packaging circolare e sostenibile
-aggiungiamo noi- è contenuta nel nuovo articolo 8-bis che pone a
carico dei produttori la totalità dei costi di gestione dei rifiuti
per i prodotti che sono immessi sul mercato europeo. L’articolo 8, già
introdotto dalla proposta di direttiva che modifica la direttiva
98/2008/CE sui rifiuti e in particolare al comma 4, è stato oggetto di
modifica negli emendamenti approvati il 14 marzo 2017 dal parlamento
Europeo all’interno del pacchetto Economia Circolare.
Solamente quando l’industria si troverà a fare i conti con i costi generati a fine vita dai propri prodotti si avrà un massiccio ricorso all’eco-design e al riutilizzo da parte delle aziende per conservare il più a lungo possibile in nuovi cicli produttivi il valore delle risorse post consumo. Allo stesso tempo l’esigenza di tagliare i costi del take back degli imballaggi stimolerà il mercato a servirsi di strumenti efficaci come il deposito su cauzione gestiti dagli stessi produttori con evidenti vantaggi economici per tutta la filiera, municipalità incluse.
Un’altra misura improcastinabile che non ci stanchiamo di ripetere è quella di far pagare a chi immette imballaggi un contributo ambientale (CAC) differenziato sulla base dell’impatto generato dagli stessi a fine vita. Il sistema vigente, basato invece sul peso dei materiali utilizzati per produrli, è diventato ormai obsoleto ai fini del raggiungimento degli obiettivi di reale riciclo del pacchetto economia circolare. La proposta di differenziazione del CAC in tre fase contributive presentata dal consorzio per la plastica Corepla, per come è strutturata, non riflette alcuna delle strategie e azioni volte ad incrementare il riciclo contenute nel piano Catalysing Action e parrebbe pertanto essere funzionale ad altre logiche.Tornando al piano, secondo gli autori la fragilità del sistema attuale, è determinata da un insieme di fattori. Al primo posto c’è la minaccia rappresentata dalla frenetica e inarrestabile differenziazione verso nuovi materiali e formati che contraddistingue il mercato del packaging. Se per alcune tipologie di packaging ne sono derivati importanti benefici funzionali i costi complessivi di gestione degli imballaggi sono aumentati e il loro valore post consumo è diminuito. Inoltre, come anticipato, la frammentazione che spesso caratterizza l’intero sistema di raccolta e selezione impedisce economie di scala e un approvvigionamento costante di flusso di materiali di alta qualità per i riciclatori. Infine, a complicare ulteriormente il quadro, che ha causato la chiusura di diversi impianti di riciclo negli Usa, così come in Europa, si inserisce la volatilità dei prezzi di mercato. Tra il 2012 e il 2015 si è infatti verificato un calo dei prezzi per molti tipi di plastica, sia vergine che riciclata, e in particolare per il PET con il prezzo del riciclato sceso del 30 – 40%.
L’IMPORTANZA DELL’ECO-DESIGN
Lo studio ha stimato, sulla base di elaborazioni da dati provenienti da varie fonti internazionali che è possibile arrivare ad aumento di valore pari a circa 190-290 dollari, o a 2-3 miliardi di dollari all’anno nei paesi OCSE per ogni tonnellata di plastiche raccolte.
Il design del packaging, come già introdotto, ha un diretto e significativo impatto sui costi di raccolta, selezione e riciclo. La scelta dei materiali, colori, formati e altri componenti del design determinano se uno specifico imballaggio avrà un valore post consumo (e di quanto), se verrà riciclato, o se invece arrecherà costi aggiuntivi di smaltimento. Gli imballaggi non riciclabili che entrano nel flusso del riciclaggio causano un costo aggiuntivo netto che può arrivare sino 300-350 dollari per tonnellata raccolta rispetto ad imballaggi che sono facilmente riciclabili.
Ad esempio le bottiglie in PET opaco incontrano un bassissima riciclabilità rispetto alle bottiglie trasparenti. Nella sola Francia ne vengono vendute circa 5.000-6.000 tonnellate vendute con una stima di 1-2 milioni di dollari all’anno di costi evitabili causati al sistema di riciclaggio francese. E’ molto probabile che queste stime siano applicabili alla realtà italiana.
Il piano identifica quattro aree di intervento progettuale possibile che possono innescare un impatto positivo sull’economia del riciclo quantificabile in 90-140 dollari per tonnellata raccolta.
1. Progettazione del contenitore. Le scelte progettuali relative agli esempi di packaging esaminati includono sia la forma del contenitore che l’eventuale utilizzo di etichette, manici, inchiostri e stampa diretta, colle, chiusure e rivestimenti di chiusura e accessori (valvole, pompe, trigger, ecc). Uno studio di APR ( Association of Plastic Recyclers) ha stimato che l’utilizzo delle etichetti coprenti termoretraibili, o sleeves, sulle bottiglie in PET incida di 44-88 dollari circa per ogni tonnellata di PET riciclato e dai 2 ai 4 centesimi di dollaro per ogni 500 grammi di prodotto lavorato. Secondo APR inoltre in 10 anni i costi necessari per produrre riciclato in PET per il mercato sono raddoppiati. In Italia Corepla ha stimato che nel 2011 siano state raccolte circa 5.500 tonnellate di confezioni con etichette coprenti.
Input da esperti del settore e studi analizzati dal piano indicano che durante la selezione e il riciclaggio si verifichi una perdita di packaging in plastiche miste raccolto che arriva sino al 15% a causa di caratteristiche progettuali tra cui il formato. Supponendo di riuscire, attraverso un miglioramento del design a dimezzare le perdite, si otterrebbero benefici economici quantificabili in 50-70 dollari per tonnellata di imballaggi in plastiche miste raccolti.
2. Scelta del polimero. Come in parte già analizzato nella strategia dedicata alla riprogettazione i materiali polimerici poco usati come imballaggi vengono raramente riciclati perché le quantità immesse al commercio non sono sufficienti per beneficiare di economie di scala nelle fasi di selezione e riciclo. Al contempo questi polimeri possono anche ostacolare il processo di riciclo dei polimeri più prevalenti come avviene quando il PVC o il PLA entrano nel flusso di riciclo del PET . Sostituendo il PVC ( rappresenta il 1,5-2% del packaging di plastica) negli imballaggi con polimeri più usati si escluderebbe anche una fonte di contaminazione per il PET che impatterebbe positivamente la resa e il prezzo del PET riciclato. Stesso discorso vale per il PS (polistirene) e l’EPS (polistirene espanso) che coprono il 6% del mercato.
3. Scelta del pigmento. Colorare le plastica con pigmenti riduce il valore dei materiali riciclati sino a 100-300 dollari per tonnellata di riciclato.
Pertanto, il passaggio di una quota significativa di imballaggi in
plastica attualmente realizzati in colorazioni scure o coprenti (come
nel caso che riguarda il PET con l’agente opacizzante TiO2 Biossido di
titanio) a materiali trasparenti o con colorazioni tenui avrebbe
l’effetto opposto. Werner & Mertz azienda tedesca produttrice di
detergenti ha scelto di non colorare i contenitori dei suoi prodotti in
polietilene ad alta densità (HDPE) per mantenere il valore post consumo
del materiale il più a lungo possibile. Inoltre l’eliminazione il
pigmento carbon black conosciuto come nerofumo (utilizzato nel 1.5%-2%
del packaging in peso) ridurrebbe le perdite di questi imballaggi che
attualmente vengono scartati negli impianti di selezione automatica a
raggi infrarossi.
4. Scelta dell’additivo. Sia le linee guida di design per il riciclo che interviste ad esperti effettuate hanno evidenziato che alcuni additivi impiegati nella produzione degli imballaggi hanno un impatto negativo sui processi di riciclaggio. Gli effetti sono diversi a seconda dei polimeri ma possono andare da scolorimenti del materiale riciclato a conseguenze sulla densità della materia plastica che si traducono in perdite di materiale evitabili durante le fasi di riciclo.
In conclusione per evitare che le scelte complessive che sottintendono al design del packaging continuino ad impattare negativamente il sistema post consumo è assolutamente necessario che si instauri una collaborazione continuativa tra i progettisti di imballaggi a monte e i soggetti della filiera post consumo a valle. Questa apertura di dialogo renderà possibile tutte le successive fasi di lavoro che il piano Catalysing Action ha in agenda e che si possono leggere in questa scheda.