Ogni giorno ammazziamo un Murat
24 August, 2012
Il signore ci guarda scendere dall'auto. È seduto all'ombra di un pergolato di vite. L'uva è ormai matura. Vespe se ne nutrono.
Baffi bianchi. Coppola grigia. Le mani nodose appoggiate ad un bastone chiaro. La destra sulla sinistra. Mi guarda mentre inquadro la "torre vecchia". E tra un'inquadratura e l'altra dò uno sguardo all'unico pannello turistico della zona che racconta la storia di quel tratto di costa.
"Capo Rizzuto si chiama così perché Ulisse si era innamorato di una ninfa mora e riccia che stava qui" sentenzia l'uomo dai baffi bianchi. Mi giro e con un sorriso lo ringrazio.
Che sia andata così o come dice il pannello o come spiega wikipedia poco importa. Quel tratto di costa è davvero stupendo. I greci non sbagliavano un colpo quando si trattava di insediarsi da qualche parte. A pensarci oggi che faccio fatica ad inquadrare Capo Colonna senza inquadrare le torri dell'Eni e le piattaforme petrolifere off shore, che devo stringere lo zoom perché se lo lascio su 16 mm digitali, mentre inquadro i resti di Capo Piccolo l'inquadratura è piena di rifiuti di ogni genere, beh a pensare a tutto questo mi viene da demoralizzarmi.
Forse alla maggioranza sta bene così. In fondo che cos'è un tempio greco o una basilica prescristiana se non mucchi di pietre.
Mi torna in mente una scena vissuta alcuni anni fa in Sardegna. A Caprera. Stavamo visitando il museo di Garibaldi. La guida, un ragazzo poco oltre la ventina, raccontava con tono appassionato, a tratti enfatico, le gesta dell'eroe dei due mondi. Ad un tratto spiegò come avessero dovuto tirare in secca vicino al Museo, sotto il controllo delle telecamere, una delle scialuppe usate da Garibaldi, perché la gente ci intagliava nel legno col coltellino, il proprio nome, magari vicino ad un cuore con dentro scritto TVB. Un ragazzo, vicino a me, anche lui poco oltre la ventina, Rayban a specchio sopra gli occhi, sigaretta spenta tra le labbra, con fare stizzito si rivolge alla compagna, infradito, pancetta abbronzata che emerge dalla maglietta, chewin gum tra i denti: "ma chi cazzo era 'sto Garibaldi!!"
Ecco, penso che noi italiani la storia, quella vera, ricca, di sapienza, di sacrifici, di intelligenze, non c'e la meritiamo. Ammazziamo tutti i giorni chi potrebbe portarci un po' più di cultura, come successe a Giocachino Murat tra le mura del castello di Pizzo.








commenti
Scrivi un commento