La bici, le tasse, il furto
18 October, 2012
Carico di buone intenzioni, l’assessore alla mobilità di Milano (Pier Francesco Maran) ha preso carta e penna e ha scritto al Ministro Clini dicendogli che bisogna fermare i ladri di biciclette. “Un mercato illegale – scrive Maran – che ha purtroppo una dimensione internazionale: non è raro che le biciclette trafugate vengano spedite dai ricettatori in altri Paesi, oltre che in alcuni mercatini locali“.
Come pensa Maran di porre freno al fenomeno? “E’ necessaria un’iniziativa nazionale, che vada oltre le sporadiche e insufficienti iniziative pensate localmente per dotare di targa le due ruote – afferma l’assessore milanese - Per questo, conoscendo la Sua attenzione verso i temi della mobilità sostenibile, Le chiedo un intervento che individui le modalità utili ad istituire un sistema di registrazione per le biciclette, con regole chiare e uniformi su tutto il territorio italiano. Questa “anagrafe” delle due ruote sarebbe un primo passo efficace per rompere il circuito della ricettazione e rendere tracciabile il mezzo e un segnale concreto di attenzione verso i ciclisti e di collaborazione verso le amministrazioni locali che si stanno impegnando a diffondere l’uso della bicicletta e una maggiore attenzione per l’ambiente”.
No, fermi tutti, calma e sangue freddo. Il ladro di biciclette è un deterrente all’uso quotidiano della bicicletta (soprattutto quando portando a segno il colpo priva l’utente del suo veicolo), ma mai quanto lo sarebbe un’eventuale tassa di possesso sulla bici e un’assicurazione obbligatoria per il ciclista. E tra le due cose, purtroppo, ossia tra un”anagrafe delle due ruote simile al Pra e un balzello sulla bici la pedalata è breve. Date all’agenzia delle entrate un database coi dati anagrafici di tutti i ciclisti e un sistemino per estorcergli quattrini lo troveranno senz’altro, con l’aiuto delle compagnie di assicurazione che non vedono l’ora di trovare un’altra categoria da spennare (P.S. peraltro se t’imbatti in un ladro te la giochi, ma se t’imbatti in Equitalia o nelle assicurazioni a delinquere sono guai seri).
In realtà il bello della bici sta proprio nella sua leggerezza (anche amministrativa e burocratica) e nella sua impersonalità che, però, è vero, la rende più esposta ai furti. Allora, che fare? La prima cosa: scordarsi l’anagrafe nazionale, il PRB, il pubblico registro delle biciclette e ragionare su altri sistemi di sicurezza attiva e passiva. Quelli attivi, più efficaci (lucchettoni e catenone a parte), sono le scelte dei Comuni: rastrelliere dove poter legare il telaio e non la ruota anteriore a sgancio rapido, parcheggi custoditi in prossimità delle stazioni ferroviarie e delle principali fermate del metro, controlli più attenti delle polizie locali nei luoghi dove si sa che si spacciano bici rubate, il permesso generalizzato di poter parcheggiare nei cortili condominiali e negli uffici… Tra i sistemi passivi, invece, un sistema di punzonatura che coinvolga solo produttore e cliente: il produttore punzona il telaio e consegna al cliente, insieme alla bici, il certificato di proprietà. Non c’è nessuna schedatura, nessuna anagrafe nazionale, ma un documento e un numero di serie che attesterà in caso di furto chi è il legittimo proprietario della bici e scoraggerà, più che i ladri, gli eventuali acquirenti di bici rubate che sapranno così che un veicolo senza certificato di proprietà del costruttore è di assai dubbia provenienza. Qualche azienda del settore, peraltro, già lo fa. E non a caso le sue bici sono meno rubate di altre.
Però, caro Maran, apprezziamo il fatto che lei si sia posto il problema. Ed è per questo che siamo sicuri che già domani mattina darà il suo contributo al contrasto dei furti incaricando i tecnici comunali di studiare rastrelliere più efficaci e funzionali.