Roma non è "caput hortorum"
La quarta tappa del viaggio tra gli orti urbani e i giardini comunitari in Italia: Roma. Capitale d'Italia ma non capitale degli orti urbani. Ma associazioni e singoli si muovono per sensibilizzare l'amministrazione al tema di coltivare la città
31 July, 2009
di Elisa Bianco
Fino a un certo periodo storico, all’epoca pre-industriale su per giù, campagna e città hanno convissuto bene insieme, anzi, ogni fase di crescita urbana si è accompagnata a una crescita proporzionale del verde urbano e delle colture. In tutte le grandi città era piuttosto comune trovare orti all’interno del perimetro cittadino, Roma, ad esempio, ha mantenuto un aspetto paesano fino alla fine del XIX secolo, così paesano da suscitare stupore agli occhi dei visitatori stranieri. Purtroppo ora la realtà della capitale è un po’ cambiata e, per quanto riguarda la diffusione di orti urbani, Roma tende a fare da fanalino di coda tra le città italiane.
Roma e la sua amministrazione si sono sensibilizzati con un certo ritardo sul tema degli orti urbani e ora si impegnano con dichiarazioni e proposte, nel tentativo di recuperare il tempo perso. Risale al 2004 il progetto, poi realizzato, di uno studio di architetti romani, 2A+P, che mirava a innescare l’interazione tra i cittadini e le aree di verde urbano. Come spesso accade, tutto ha preso il via per cercare di ridare ordine a una striscia di orti che corre parallela al Corviale, un edificio costruito lungo la via Portuense con l’intento di diventare il primo quartiere satellite o città satellite in grado di offrire ai suoi abitanti tutti i servizi necessari.
Per attirare l’attenzione sulla scarsa presenza di orti urbani sul territorio romano, Legambiente Lazio ha lanciato, a fine 2008, un’interessante campagna: 100 orti entro un anno. La richiesta che è stata avanzata chiedeva alle istituzioni comunali e regionali di promuovere un grande programma di orti urbani nella capitale, collaborando con associazioni, imprese e cittadini. Un’iniziativa che mira non solo a valorizzare il territorio urbano e uscire dal degrado in cui si trovano alcune aree, ma anche a favorire l’interazione sociale degli abitanti e a educarli a un consumo più locale e sostenibile. Il progetto è strutturato in due fasi: la prima, ormai completata, prevede il censimento dei Parchi laziali per individuare le zone atte a ospitare le coltivazioni, mentre la seconda si concentra sul territorio romano e propone progetti pratici da realizzare in quest’area.
Chissà se proprio grazie a questo impegno di Legambiente o semplicemente grazie a sensibilità e iniziative personali, Roma sta finalmente cercando di mettersi al passo col resto del mondo per quanto riguarda la presenza di orti urbani. È del primo maggio scorso, per esempio, l’inaugurazione di una serie di orti sociali bio nella zona di Castel di Leva (Municipio XII). Qui la Cooperativa Agricoltura Nuova, in collaborazione con altre associazioni, ha avviato un progetto che darà la possibilità a un centinaio di persone di cimentarsi nella coltivazione di un pezzetto di terreno.
Da segnalare, infine, l’originale iniziativa di un cittadino romano che ha permesso di portare gli orti urbani direttamente sul web. Alessandro De Angelis, che a sua volta cura un piccolo orto nel suo giardino al centro di Roma, ha creato in rete una web community di agricoltori metropolitani: ciascuno dei membri della community ha montato una webcam sul proprio terrazzo o nel giardino e riprende direttamente la crescita delle piantine. Il filmato viene poi pubblicato sul sito internet e condiviso da tutti: un ottimo modo per scambiarsi opinioni, consigli e sbirciare curiosi l'orticello del «vicino». Si sa, ai romani non manca l’inventiva e speriamo che riescano a sfruttarla per dare vita presto agli orti urbani più rigogliosi e bizzarri che si siano mai visti.
Ortourbano.it, lo spazio dei coltivatori urbani
2 commenti
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