Alle Vallette in cella anche l’energia solare
Economici e ambientali: 45 tonnellate di anidride carbonica in meno l’anno. Nel cantiere impiegati in nove: cinque preparati con corsi di formazione. Il debito con Smat supera il milione, ora si risparmia con Iride. Cento pannelli produrranno acqua calda per i detenuti. Installarli costerà 180 mila euro - da La Stampa del 14.09.2009
14 September, 2009
Alessandro Mondo
Lavori in corso nella casa circondariale «Lorusso e Cutugno», nota ai torinesi come carcere delle Vallette, nell’ambito di un cantiere molto speciale. Succede che la struttura penitenziaria, tra le prime in Italia, si sta progressivamente convertendo al fotovoltaico: energia solare per produrre acqua calda ad uso sanitario con cui soddisfare i bisogni di parte dei 1.600 detenuti presenti.
Nei giorni scorsi Pietro Buffa, il direttore del carcere, ha firmato l’atto di consegna per il secondo lotto di pannelli solari: 100 collettori, montati su una superficie lorda di captazione pari a 266 metri quadrati (su un tetto di 800) che permetteranno di ricavare circa 120 mila Mcal/anno. Contrariamente a quelli previsti sulla superficie del depuratore Smat con sede a Castiglione Torinese, interessato da un progetto di ben altre dimensioni, si tratta di pannelli fissi (non in grado di ruotare sul loro asse, grazie ad un sistema computerizzato, per ottimizzare l’assorbimento della luce solare nell’arco della giornata).
Il senso è quello di un primo passo - la superficie complessivamente utilizzabile sui tetti della struttura è calcolata per difetto in 3 mila metri quadrati -, destinato ad essere seguito da altri, compatibilmente con le risorse disponibili. Come spiega Buffa - legittimamente orgoglioso di guidare una struttura che, a dispetto dei molti problemi, cerca di emanciparsi dai principali consumi - l’avventura è resa possibile grazie a 180 mila euro stanziati dai due ministeri competenti: Grazia e Giustizia, Ambiente. Due finanziatori che riassumono gli obiettivi dell’operazione: contenere i costi e offrire un contributo ambientale.
Tanto per rendere l’idea, la casa circondariale consuma ogni anno, solo di acqua, qualcosa come 640 mila metri cubi: comunque meno del 2007, quando il contatore conteggiò un milione di euro. Si tratta di spese che - stante la penuria di fondi - vengono pagate a Smat, la Società Metropolitana Acque Potabili, una tantum. Quando cioè il ministero di Grazia e Giustizia allarga i cordoni della borsa. Non più tardi della settimana scorsa il nostro giornale ha documentato come il debito nei confronti del fornitore abbia superato il milione. Se il buongiorno si vede dal mattino, è presumibile che i conti non tornino anche per quanto riguarda la bolletta elettrica: in questo caso il condizionale è d’obbligo, visto che Iride non fornisce i dati dei clienti.
Sotto il profilo strettamente ambientale, invece, i 100 pannelli solari consentiranno di evitare 45 mila chilogrammi l’anno di CO2, cioè di anidride carbonica. Niente di risolutivo, ci mancherebbe. Quanto basta per rendere meritevole l’obiettivo di un cantiere che vede impiegati 9 detenuti: 5 di questi sono stati preparati grazie a corsi di formazione tenuti direttamente nella struttura. La rivincita dell’ambiente può partire anche dai tetti di un carcere.