Una pista ciclabile ipocrita
In via Verdi la pista ciclabile si è trasformata nella "terra di nessuno", dei soliti furbi che l´hanno occupata con le loro auto. Questa volta, però senza subire quasi più multe: scomparsi per sempre i vigili urbani, gli operatori del traffico e anche i solerti poliziotti del vicino commissariato. Tutelare i ciclisti è qualcosa che all´amministrazione comunale non interessa - di Ettore Boffano - da La Repubblica del 20.09.2009
21 September, 2009
Ettore Boffano
Quando non si è sinceri bisogna fingere: a forza di fingere si finisce per credere. Questo è il principio di ogni fede" (Alberto Moravia "Gli indifferenti")
Se a mezzanotte di giovedì scorso, un passante avesse imboccato via Verdi attraverso l´arco di piazza Castello, ai suoi occhi sarebbe apparsa una scena un po´ inconsueta per quella strada e per quell´ora. La via, bloccata dalle auto dei vigili urbani all´altezza del Teatro Regio e dei due incroci laterali con le traverse che sbucano da Via Po, era invasa da un centinaio di giovani in bicicletta fermi davanti all´ingresso della Cavallerizza Con i volantini e i simboli di un´associazione denominata "Massa Critica", cercavano di sensibilizzare i pochi nottambuli che transitavano sul marciapiede, mentre alcuni di loro avevano imbandito un banchetto frugale usando come tavola il cofano di un grande "suv" nero parcheggiato proprio sul percorso della pista ciclabile. E' quella che da qualche mese, corre lungo via Verdi sino all´incrocio con via Rossini, interrotta soltanto dal dehor di una pizzeria. Poco distante poi, un gruppo di manifestanti discuteva animatamente con la capopattuglia dei vigili urbani: con i protestatari che le chiedevano di multare le tante automobili parcheggiate sul percorso della pista ciclabile e la vigilessa costretta invece a spiegare che il suo ordine di servizio le imponeva di seguire soltanto il corteo "a due ruote" non autorizzato.
Un dialogo che riassumeva emblematicamente la situazione paradossale nella quale sopravvivono a Torino le tante e "finte" piste ciclabili così osannate dalla propaganda mediatica del Comune. L´antica via della Torino sabauda presenta infatti molte delle più evidenti contraddizioni e anche delle più esplicite ipocrisie di questa scelta ecologica della città. A prima vista potrebbe apparire una delle più adatte ad ospitare una pista ciclabile. In realtà contraddetta invece da troppe e pesanti anomalie. Da piazza Castello sino a via Rossini essa è dominata da anni da una sorta di assoluta e ingiustificata extraterritorialità della libertà di parcheggio. Posteggiare un´auto in via Verdi è una possibilità negata a chiunque, residenti (pochi per la verità), lavoratori comuni o studenti del collegio universitario, abbia la necessità di fermarsi in questo angolo di Torino. Su entrambi i lati della carreggiata, sino a qualche mese fa, le "strisce gialle" e numerosi cartelli avvertivano che la sosta era riservata solo ai dipendenti dell´Ateneo e alle forze dell´ordine che hanno a che fare con il Commissariato Centro. Un privilegio non del tutto comprensibile (perché chi lavora in rettorato o fa l´impiegato in un ufficio di polizia deve avere un posto auto assicurato a differenza di qualsiasi altro cittadino-lavoratore?) e che aveva poi come corollario l´immediata multa per chiunque osasse metterlo in discussione, comminata con molta solerzia proprio dai poliziotti del commissariato. L´unica possibilità di parcheggio era limitata solo a una manciata di posti nella parte terminale dell´isolato tra via Vasco e via Rossini.
Nei mesi scorsi, questa situazione è stata modificata e in peggio. La lunga striscia rossa della pista ciclabile ha cominciato ad avvertire che tutto il lato destro della via era vietato al parcheggio (salvo il tratto del dehor della pizzeria) e riservato alle biciclette, mentre l´intero lato sinistro è stato equamente spartito tra rettorato e commissariato con la definitiva scomparsa delle "strisce blu". Da quel momento, anche per chi è residente in via Verdi, fermare la propria auto in quella parte della via (sia pure per pochi minuti) è diventato legalmente impossibile, mentre di giorno e di notte (poco distante si svolgono gli spettacoli del Teatro Gobetti, i concerti dell´Auditorium e le proiezioni del cinema Massimo) la pista ciclabile si è trasformata nella "terra di nessuno" dei soliti furbi che l´hanno occupata con le loro auto. Questa volta, però senza subire quasi più multe: scomparsi per sempre i vigili urbani, gli operatori del traffico (non ci sono più "strisce blu" da sorvegliare) e anche i solerti poliziotti del vicino commissariato. Tutelare i ciclisti è qualcosa che all´amministrazione comunale non interessa. Chi di dovere, salvatosi l´anima con l´allestimento di un´ipotetica pista ciclabile, magari imponendo legittimi sacrifici ai residenti, pensa così che la finzione della "città amica delle biciclette" propagandata dai guru della comunicazione comunale basti a coprire la propria inerzia e la propria ipocrisia. Con tante repliche di via Verdi, e della sua pista ciclabile "da ridere", qui e là nel resto del centro torinese.
p.s. Chi scrive abita in via Verdi ma non milita in "Massa Critica", va solo a piedi o in auto, possiede un parcheggio privato e non usa la bicicletta (dunque non può essere accusato di fanatismo "a due ruote").