Il Porto di Napoli: l’elettrificazione delle banchine è in programma
Luciano D’Assatti, presidente Autorità Portuale di Napoli, spiega che sarà necessario istallare una minicentralina nel Porto, l’Enel al momento non è infatti in grado di fornire l’energia necessaria. Intervista per Eco dalle Città e Corriere del Mezzogiorno
10 February, 2010
Alessandro Ingegno
In uno studio realizzato per il Porto di Napoli, il Dott. Varriale sostiene che, in base ai dati raccolti, la correlazione incremento traffico portuale e aumento delle polveri non è sostenibile. Considerando però che il porto influisce per quasi la metà del totale delle emissioni di tutta la città, lei come si pone rispetto alla questione?
Conosco i dati e il discorso delle navi che emettono residui di combustione, e non sono pochi. Bisogna vedere che tipo di emissioni sicuramente. E’ un problema con cui sto facendo i conti da tempo, come stanno facendo gli altri porti. Il problema è attuale e noi ce ne facciamo carico, ma lo studio deve essere più articolato sicuramente, andrebbe analizzato in maniera più dettagliata il tipo emissioni prodotte dal diverso tipo di navi che approdano nel porto, differenziando le navi da crociera moderne, che hanno minore impatto, da altri tipi di navi.
Però è giusto studiare questi fattori, da parte nostra nel giro di pochi anni vorremmo riuscire a togliere questo problema dal porto di Napoli.
Sarebbe auspicabile un’elettrificazione delle banchine introducendo l’attracco elettrico. Perché non è stato fatto? So che è anche possibile usufruire dei fondi messi a disposizione dal Decreto del Ministero dell’Ambiente del 16 ottobre 2006, si tratta di 10 milioni di euro…
Allo stato attuale l’Enel non è in condizione di fornirci l’energia necessaria; dovremmo installare una minicentrale interna per non sottrarre energia alla città. Il progetto è allo studio e stiamo valutando la costituzione di una nostra società “energia e ambiente” come società strategica atta a realizzare questo progetto, dato che la tecnologia c’è. Lo studio riguarda anche la possibilità di accesso ai finanziamenti, come quelli previsti dal decreto ministeriale del 16 ottobre 2006 per le azioni a tutela del territorio e del mare.