Uffici, musei e negozi: tutti sopra i 20 gradi
Dove i termosifoni arrivano a 24 gradi. Alla posta le porte fanno entrare il gelo da fuori. Dalle boutique si esce con le giacche tutte slacciate. A quanti gradi si scaldano i torinesi? E rispettano l’ordinanza comunale che prescrive 20° come media in ogni unità immobiliare? - da La Stampa del 10.02.2010
10 February, 2010
Maria Teresa Martinengo
Tiziana Platzer
Non basta il blocco delle auto a fermare l’inquinamento. Forse nelle case bisognerebbe tornare ai 16° che in un tempo lontano venivano considerati la soglia di «benessere». Ma nella realtà, a quanti gradi si scaldano i torinesi? E rispettano l’ordinanza comunale che prescrive 20°come media in ogni unità immobiliare, con una tolleranza di 2?
Nei palazzi istituzionali non si sfora nemmeno nei limiti di tolleranza. Il sindaco Chiamparino in ufficio lavora a una temperatura di 20°, la stessa che ha la presidente Bresso quando è alla sua scrivania. Riscaldamento a norma di delibera, dunque, tarato su termometri sincronizzati in tutti gli spazi del Municipio e della Regione, e rispettato anche a Palazzo di Giustizia: ieri appena dopo pranzo nella Sezione penale I e III e nella Corte d’Assise I e II la colonnina di mercurio era a 20,2.
Perfetto, e certo non si può dire che si muoia dal caldo. Sensazione richiesta invece dal pubblico dei musei: i visitatori hanno voglia di ammirare le opere senza brividi, in barba all’idea che per sostenere la causa anti-inquinamento bisogna vestirsi un po’ di più anche al coperto. Questo almeno sostengono alla Fondazione Sandretto, dove il termometro ieri pomeriggio segnalava oltre 21°, sensibili a una salita intorno ai 22-23 proprio perché le persone possano percorrere gli allestimenti senza piumini e cappotti. Al Museo Egizio, invece, una scolaresca di Genova i giubbotti li aveva legati in vita: «Stiamo benissimo, non fa né caldo né freddo» hanno detto in coro i ragazzi, in corsa contro il tempo tra la Tomba di Kha e lo Statuario (23 e 20 gradi).
Certo, con il freddo dell’esterno superare le porte della Rinascente è una bella botta termica, tutto subito un gran sollievo, ma una volta al secondo e terzo piano, i 23° e 24°si sentono eccome. Eppure nessuno si toglie nemmeno la sciarpa. «Io non ho caldo lavorando» dice una commessa, «e anche la clientela non si lamenta». Cappelli calcati sulla testa e sciarpe ben strette al collo anche dentro la Fnac, 24°: «Effettivamente la temperatura è forse un po’ alta» dice Eleonora, 24 anni, mentre cerca i libri della Mazzantini, «però il giaccone è davvero scomodo».
All’Ufficio d’Igiene, in via della Consolata, si torna all’equilibrio termico, 21,2°. «Il caldo è adeguato: ci sono bambini poco più che neonati, che aspettano di entrare in ambulatorio per le vaccinazioni. Ma nel corridoio verso via San Domenico, è tutta un’altra cosa: si gela». E 21° ci sono anche nell’aula della V A elementare dell’Istituto comprensivo Tommaseo. La dirigente Lorenza Patriarca spiega: «Abbiamo ottenuto dal Comune, per andare incontro alle necessità di un bambino che ha seri problemi di salute, che nel periodo più freddo non venga spento completamente l’impianto durante il fine settimana. Il consumo è identico se il lunedì all’alba bisogna spingere la caldaia». Nei corridoi la scuola di via dei Mille è di un paio di gradi più fresca e nelle palestre anche di più, in linea con l’ordinanza comunale.
Nell’aula 33 di Palazzo Nuovo, ieri mattina un gruppo di studenti di Giurisprudenza doveva sostenere l’esame di Diritto cinese. «Oggi la temperatura è ideale, ma altri giorni fa troppo caldo e altri troppo freddo», dice Elena Maria Ottino, in attesa di sedersi davanti al docente. La temperatura di 20,7° è rilevata all’altezza della prima fila di banchi e con la porta aperta, ma più si sale nell’aula a gradoni e più l’atmosfera risulta surriscaldata. E surriscaldata a 25° è anche nel corridoio al piano terra dell’ospedale Mauriziano, ma giustificata dal continuo passaggio di malati in pigiama diretti in Radiologia.
Meno accettabili sono invece i 22,3° dell’Anagrafe di via della Consolata: quasi tutte le persone in attesa di carte d’identità o certificati vari si tolgono la sciarpa e si sbottonano il giaccone. Condizioni diverse negli uffici postali. In via Bligny la direttrice Tiziana Pirro è soddisfatta: «Abbiamo il riscaldamento autonomo e la doppia porta. Comunque non fa mai troppo caldo». Ieri mattina i gradi arrivavano a 20,9. In via Maria Vittoria angolo via San Francesco da Paola, invece, il cappotto per il pubblico è indispensabile: i gradi arrivano a stento a 19,5, le porte che si aprono sono due e a volte si crea una vera corrente d’aria. Va meglio agli impiegati al di là del vetro. Che però vivono al buio: la serranda è rotta da mesi e non ci sono avvisaglie che venga riparata.