"Noi, sentinelle della città verde tra insidie e voglia di normalità"
Parlano i volontari che vigilano sulla sicurezza armati solo di occhi e fischietto
31 May, 2002
Non è giusto chiamarli Nonni Vigili, anche se tanti sono nonni e tutti sono molto vigili, mentre allungano gli occhi in ogni angolo del Valentino e mani tese a chi il parco lo tratta come un giardino, e non come un vile nascondiglio. Quel nome suonerebbe un po´ folkloristico per questi uomini e queste donne (perlopiù pensionati, gente tra i 55 e i 70) che offrono le loro ore di libertà alla gente, alla città, al bello e al bene. Sono gli Amici del Parco, portano tra corso Massimo e corso Vittorio le loro pettorine gialle - di cui vanno notevolmente orgogliosi - cercando di essere le sentinelle di questa gigantesca contraddizione verde, polmone e cancro steso tra il fiume e i palazzi. «Amici di Milano hanno visto il Valentino e mi hanno detto: ma noi veniamo a vivere qua!», riassume una di quelle guardie della pace (un centinaio di volontari, almeno sei per turno, dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 18.30, sette giorni su sette) quasi coccolandosi il parco e l´illusione che potrebbe essere molto meglio di quello è. Lui si chiama Gian Carlo Pogliano, e ieri sera a fine turno raccontava il suo giardino insieme con Raffaele Scassellati, Luisa Stoppa e Giovanni Gemello, che viene da Saluggia due giorni la settimana. «Il nostro compito è fare in modo che la gente pensi che il Valentino non è pericoloso». Come in realtà è, perché accanto alle mansioni di ordinaria quotidianità - il ginocchio sbucciato di un bambino, un´anziana svampita che si perde, una borsetta smarrita, i cani senza guinzaglio e senza paletta - si lavora in mezzo alle mille insidie del parco, e qui si parla soltanto del parco alla luce del sole: di notte cambiano scenari, protagonisti e trame. Ci sono, ad esempio, i pedofili. «Stiamo imparando a conoscerli e a riconoscerli», racconta Gemello, che anche mentre parla non leva lo sguardo da un´auto che parcheggia, da qualcuno che ciondola in maniera strana. «Si piazzano dietro i cespugli a guardare i bambini, ce n´è uno che sembra un filosofo, occhialini e barbetta a punta. Ma finché non li becchiamo sul fatto, cosa possiamo fare?». Uno, una volta, l´avevano quasi preso: «Ha mostrato quel che aveva da mostrare e ha cominciato a masturbarsi», ricorda Luisa con concretezza tutta femminile. Lo hanno rincorso, è scappato via. Altri ce ne sono, e le pettorine gialle sono radar che fiutano il pericolo in avvicinamento. «Almeno una cosa funziona: la nostra presenza serve a tenere lontana certe gente. Ci girano al largo». Anche se l´unica arma è un fischietto. Gli Amici del Parco vorrebbero la presenza fissa di un vigile, e non soltanto per multare chi invade con il motore acceso la zona pedonale. «Carabinieri ce n´è, poliziotti anche. Vigili pochi. Servirebbe una pattuglia fissa, a cui potremmo fare riferimento quando adocchiamo qualcosa che non va». E di cose che non vanno ce ne sono: dal tentativo di scippo («L´altro giorno ne abbiamo sventato uno, urlando "occhio al portafoglio!" a un ragazzo che stava leggendo su una panchina») al semplice atto di maleducazione. Poi, c´è il problema della droga. «Quella la chiamano la collinetta della neve» indica uno dei quattro: non occorre spiegare che neve sia. Ci sono buche dove si nascondono le polverine, cespugli che funzionano come un bancomat della marijuana. Tutti sanno tutto. «I gestori dei locali ci hanno fatto la mappa dei luoghi di spaccio e di deposito». Li sanno, si presume, anche le forze dell´ordine: ogni tanto una retata, ma la sostanza non cambia. «Per fortuna non infastidiscono la gente che passeggia. Hanno le loro zone, la nostra presenza li inibisce un po´, non si avvicinano troppo e non escono dalle loro tane». Almeno di giorno, perché con il buio spuntano come rapaci. Così, i volontari passano le ore a pattugliare e controllare, cercando di allargare i confini del "parco buono". «Basterebbe che accendessero le luci della fontana luminosa e si guadagnerebbe un altro po´ di spazio», implora Scassellati. «La sera di San Giovanni, che era tutto illuminato, non si è visto un solo brutto ceffo. Potrebbe essere così sempre. Hanno ripulito i Murazzi, perché non anche il Valentino?». Che potrebbe essere davvero un angolo diverso, tra podisti e mamme, cani e ragazze che prendono il sole in topless («E qualche volta anche senza topless»), lettori e passeggiatori. Ma il giorno ancora passa tranquillo, la notte no e lascia le sue tracce. «Non posso più mettere i sandali, perché la mattina c´è un tappeto di bottiglie rotte - lamenta Gemello - Per fortuna le spazzine dell´Amiat sono formidabili, lavorano splendidamente». Ed è già un´ottima notizia, ma forse tutti quelli che si sono offerti per il parco l´hanno fatto per amore, e per sperare che un giorno l´unico problema siano i corvi che riescono con il becco a ribaltare i sacchetti della rumenta. La razza umana fa di peggio. Emanuele Gamba (da la Repubblica del 26.06.2002)