Per una domenica a piedi egualitaria
Le auto “ecologiche” esonerate dagli ultimi blocchi sono ormai molte, mentre quando le domeniche a piedi cominciarono erano forse attorno all'uno per cento. Che le auto siano più o meno ecologiche è indifferente per chi è contento di passeggiare in mezzo alla strada, o viceversa è deluso se non lo può fare. Non è la domenica col traffico selettivo antismog quella che piace alla gente, ma la egualitaria domenica a piedi in cui viaggiano solo i mezzi pubblici - intervento di Paolo Hutter - da Terra del 20.02.2010
20 February, 2010
Paolo Hutter
Dopo la decisione dei sindaci del Nord e l'adesione di Napoli è possibile che quella del 28 febbraio diventi domenica a piedi per molte città italiane. Nessuno è così stupido da pensare che basti una domenica a far rientrare nella norma i livelli di smog. Non c'è neanche il rischio che questa iniziativa serva ad anestetizzare un'opinione pubblica altrimenti scalpitante. Fermiamo sul nascere discussioni inutili sulla presunta inutilità del blocco domenicale, discutiamo invece sul senso vero di una domenica a piedi. Si dice sensibilizzazione, si dice sperimentazione di mobilità alternativa all'auto ma queste parole sono insufficienti a esprimere la soddisfazione che la maggior parte dei cittadini provano a vivere la diversità di quelle ore. E' una città alla rovescia, sottratta allo stress alla tensione al rumore del traffico, quella che ci incanta nelle domeniche a piedi. Il discorso va al di là della qualità dell'aria, quasi ne prescinde. Saranno poi le centraline a dirci cosa si respirava, e dipende molto più dal vento che dal traffico. Ma è la situazione reale delle strade a fare la differenza. E' il comportamento della gente, la messa tra parentesi di quella quota più o meno alta di dipendenza dall'auto che è in quasi tutti, e viceversa l'esaltazione di quel po' di pedone che c'è anche nel più accanito automobilista. La lotta allo smog è il tema d'aggancio, ma la questione riguarda la possibilità di liberare le città dal dominio dell'automobile, e anche di liberare la domenica dai compartimenti stagni della famiglia chiusa tra quattro mura, quattro portiere, altre quattro mura, quattro portiere. Che le auto siano più o meno ecologiche è indifferente per chi è contento di passeggiare in mezzo alla strada, o viceversa è deluso se non lo può fare. Insomma l'appello che vogliamo lanciare può sembrare estremo a chi misura le emissioni dalla singola marmitta ma è del tutto logico per chi vive le domeniche a piedi come occasione e non come restrizione: si blocchino tutte le auto. Le auto “ecologiche” esonerate dagli ultimi blocchi sono ormai molte, mentre quando le domeniche a piedi cominciarono erano forse attorno all'uno per cento. Se – come abbiamo constatato di persona – i proprietari dei veicoli gpl e metano li usano davvero, magari per sentirsi privilegiati nelle strade semivuote, la situazione cambia e l'effetto liberatorio e tranquillizzante della città salta. Non è la domenica col traffico selettivo antismog quella che piace alla gente, ma la egualitaria domenica a piedi in cui viaggiano solo i mezzi pubblici.