E' introvabile il filtro magico per auto vecchie
Euro2, il caos dei filtri. Fuorilegge a luglio, ordinanza disattesa: impossibile ordinarli. Vietato circolare in città e nei Comuni della cintura; fuorilegge 80 mila veicoli fra auto e furgoncini. Il rimedio: dotarsi del sistema antiparticolato. Assorbe le polveri sottili e trasforma i diesel di oltre dieci anni in Euro 4. Il dilemma: "Come facciamo a dichiarare di aver prenotato un prodotto che non c’è?" - da La Stampa del 12.04.2010
12 April, 2010
Andrea Rossi
È vero, abbiamo l’aria più sporca d’Italia. È vero, anche qui - dopo Milano - la magistratura ha aperto un’inchiesta per capire se i veleni che sovrastano Torino hanno qualche responsabile. È vero, le stiamo provando tutte. Però che confusione, tra divieti e Ztl più o meno allargate. L’ultima, che sta assumendo i contorni di una barzelletta, è la vicenda dei filtri anti-particolato. Dovrebbero trasformare i diesel vecchi di dieci anni e più in Euro4. Ma non si trovano da nessuna parte.
Due mesi fa Comune e Provincia hanno deciso di mettere al bando i vecchi Euro 2 diesel. Ottantamila veicoli: 52 mila auto e 24 mila autocarri. Vietato inquinare in città e in parte dei Comuni della cintura - alcuni però si sono sfilati - per buona parte della giornata, a meno di non munirsi del Fap. Peccato che, a più di 60 giorni dall’ordinanza, dei filtri non esista traccia. Introvabili. Al 31 luglio, termine ultimo entro cui gli automobilisti si devono mettere in regola, mancano meno di quattro mesi, e finora sono stati installati meno di cento filtri in tutta la città. «L’elenco dei fornitori che ci era stato promesso non è mai arrivato», sbotta Michele Vivona dentro la sua officina dietro corso Dante. Un gran pasticcio. L’assessore all’Ambiente del Comune Roberto Tricarico ammette le difficoltà, ma non ci sta a recitare la parte del cattivo: «Credevamo che, di fronte a una domanda, il mercato rispondesse e i filtri spuntassero. Purtroppo finora non è stato così». Il Comune tira dritto: snocciola i dati sui superamenti di Pm10 in città, l’incidenza del traffico sulle polveri sottili e la qualità dell’aria, in lieve miglioramento proprio grazie alla messa al bando dei veicoli più inquinanti. «Non si torna indietro», ripete Tricarico. «È l’Europa che ce lo impone. È l’Europa che fissa limiti: noi li sforiamo, e non possiamo più permettercelo. La deroga al 31 luglio era un tentativo per venire incontro ai cittadini, permettere loro di mettersi in regola, ma sull’ordinanza non si fa retromarcia».
La deroga è servita a poco. Fino al 31 luglio si potrebbe circolare con l’Euro 2 fuori norma a patto di aver già ordinato il filtro. Situazione surreale, visto che i filtri non ci sono e i modelli finora presentati al ministero dei Trasporti non sono stati omologati. Alla Mcr Marmitte, una delle più grandi officine della città, la signora Claudia risponde sconsolata: «Come facciamo a dichiarare di aver ordinato un prodotto che non esiste?». Ha ragione: i meccanici non possono mandare avanti gli ordini e, di conseguenza, rilasciare i certificati. «Dovremmo dichiarare il falso», insistono alla Mcr. «Senza contare che non tutte le vetture sono predisposte per reggere il Fap: la centralina deve “leggere” il catalizzatore; se non ce la fa, bisogna sostituirla, e sono almeno 3500 euro».
Difficile sciogliere il grande rebus. C’è tempo fino a luglio per montare il dispositivo; prima si può viaggiare purché muniti di copia dell’ordine; ma, poiché non esiste un’azienda produttrice, niente filtri e niente ordini; quindi, macchine ferme nei garage. Chi ha una vecchia auto ha poche alternative: murarla in garage in attesa che la situazione si sblocchi o girare sperando di non essere fermati dai vigili, perché l’ordinanza parla chiaro: chi non è in regola prende la multa. «Aver imposto l’obbligo di circolare solo con l’ordine di acquisto del filtro ha complicato le cose, anziché semplificarle», spiegano gli artigiani della Cna. «Una deroga semplice, fino al 31 luglio, sarebbe stata più utile, soprattutto per commercianti e artigiani, che stanno patendo la crisi, e di quei mezzi hanno bisogno per lavorare».