Un paradosso di Bertolaso
Da Repubblica– Napoli 08/10/08
08 October, 2008
Ugo Leone
Chi decide, che cosa? È il quesito che da più tempo mi pongo quando rifletto sul problema dei rifiuti a Napoli e nel resto della regione. Può darsi che, come scrivevo in un precedente intervento (11 luglio 2008) la gestione della soluzione del problema sia ancora schizofrenica. Ma la malattia appare in via di miglioramento, grazie al piglio decisionista del presidente Berlusconi nella inedita veste di "operatore ecologico". E sempre più chiara appare la strategia.
Il tutto viene chiarito dalla recentissima proposta/decisione di avviare la costruzione di un quinto impianto di incenerimento. Cerchiamo di ragionare con qualche numero: ogni anno in Campania si producono 2,5 milioni di tonnellate di rifiuti. Se, nel parziale rispetto della legge (Ronchi) se ne volessero avviare a raccolta differenziata almeno il 30 per cento, in questo modo si avvierebbero nelle filiere del riciclaggio 750 mila tonnellate. Ne resterebbero da smaltire le restanti 1.750.000 tonnellate.
Come? Una ragionevole integrazione delle varie fasi del ciclo dei rifiuti vorrebbe che, nel modo più virtuoso possibile, partendo dall´obiettivo di ridurre il più possibile (ed è realisticamente possibile) a monte la produzione di rifiuti, una volta prodotti, i rifiuti vengano innanzitutto selezionati e separati nelle due frazioni umida e secca. L´umido dovrebbe andare negli impianti di compostaggio. Il secco dovrebbe essere smaltito il più possibile (sempre a termini di legge) in modo differenziato; la restante parte dovrebbe finire in discarica e negli inceneritori. In realtà le discariche hanno una funzione che è inversamente proporzionale al numero di impianti di incenerimento: più sono questi ultimi, minore è la necessità di discariche. Ma poiché un inceneritore non si costruisce dall´oggi al domani, in assenza di un poderoso impulso al riciclaggio opportunamente incentivato, le discariche conservano il ruolo fondamentale di stivare rifiuti in attesa che gli impianti di incenerimento diventino funzionanti. A questo punto il problema è che più sono gli inceneritori, minore è la convenienza a effettuare la raccolta differenziata. Con buona pace dei molti sindaci dei Comuni virtuosi e ricicloni che si svenano e svenano le loro già povere finanze per mandare a chilometri fuori regione la frazione umida che non si può smaltire in Campania per mancanza di impianti.
Il tutto anche in contrasto con l´obbligo, a suo tempo indirizzato ai Comuni, di avviare la raccolta differenziata per lo smaltimento dei rifiuti pena il commissariamento dei Comuni stessi. Quei Comuni che hanno preso sul serio questa "minaccia" si sono attrezzati. Talora faticosamente e a costi economici elevati, come prima ricordavo. È quanto sta avvenendo, tra l´altro, in molti Comuni del Parco nazionale del Vesuvio. Ebbene proprio qui, come paventavo nell´articolo che citavo all´inizio, il sottosegretariato di Bertolaso sta procedendo a tappe forzate per rendere operativa una discarica esistente nel Comune di Terzigno (ma soprattutto contigua ai Comuni di Boscoreale, Trecase e Boscotrecase) nella quale ci si propone di sversare quotidianamente 1.000 tonnellate di rifiuti "tal quale". Prescindo dalle valutazioni su tutto ciò che significa questa apertura in un Parco nazionale come il Vesuvio già massacrato da anni di abusivismo e di sversamenti in cave e discariche che hanno ingoiato rifiuti di ogni provenienza e della peggiore specie. Ne prescindo perché queste valutazioni sono valutazioni presentate dall´Ente Parco nelle sedi deputate. Ma una sola riflessione vorrei indurre a fare: per quale motivi i sindaci virtuosi dovrebbero continuare a raccogliere in modo differenziato i loro rifiuti per avviarli al riciclaggio? Perché dovrebbero far questo con costi elevati mentre a costo zero li potrebbero mandare "tal quale" a Terzigno?