Sacchetti "bio" già in uso anche se manca la delibera
Buste di plastica addio. I supermercati anticipano il divieto del Comune. 400 all'anno per persona è la stima di consumo pro capite in un anno. Per smaltirne uno solo servono secoli - da La Stampa del 11.06.2010
11 June, 2010
Andrea Rossi
Alle casse di Auchan da un pezzo distribuiscono soltanto buste biodegradabili. Stesso discorso al Pam, Carrefour, Bennet e Conad. Al Crai, invece, usano materiali riciclati. Eataly ci ha già pensato a marzo: via le buste, resta solo la vecchia sporta in tela. Non fa molta differenza. La sostanza è che nei supermercati e nelle grandi catene di Torino, ma sempre più spesso anche nei negozi, il sacchetto di plastica - quello che impiega quattro secoli a distruggersi - sta scomparendo, sostituito da buste prodotte con materiali meno inquinanti. E la metamorfosi sta avvenendo prima ancora che il Consiglio comunale abbia approvato la delibera predisposta dagli assessori comunali Tricarico, Altamura e Mangone che dovrebbe mettere definitivamente al bando gli shopper.
Torino è la prima città in Italia ad aver deciso di disfarsene. Lo prevede una direttiva europea, che dal primo gennaio 2010 vieta produzione e commercializzazione. L’Italia - tanto per cambiare - non si è ancora attivata per recepirla. Anzi, latita, prende tempo, invoca rinvii. Torino no: gli ingranaggi della macchina amministrativa hanno cominciato a muoversi la scorsa estate, elaborando un piano per eliminare gradualmente gli shopper. Quando il Consiglio approverà la delibera le buste in polietilene saranno vietate, non prima che supermercati e negozi esauriscano le scorte. Nei piani di Palazzo Civico ci sarebbe voluta qualche settimana. Invece no: le scorte - almeno nella metà degli ipermercati e dei supermercati torinesi - sono già esaurite. E, ovviamente, non sono state rinnovate. Le catene hanno già provveduto a mettere in circolo le borse “verdi”: biodegradabili, compostabili o in tela. Insomma, il mondo produttivo ha giocato d’anticipo. L’eliminazione degli shopper è già realtà.
L’assessorato all’Ambiente, insieme con quello alle Attività produttive, nei giorni scorsi ha effettuato un monitoraggio a campione in diversi punti della città. Su una quindicina di catene “ispezionate” soltanto sette avevano ancora sacchetti in plastica, e tutte si erano comunque già dotate anche dei nuovi materiali ecologici. «È il segno dello sforzo che il mondo del commercio si è accollato per venire incontro all’esigenza di ridurre l’inquinamento», dice l’assessore alle Attività produttive Alessandro Altamura. «I tavoli con le associazioni di categoria, la concertazione e la campagna di sensibilizzazione, anche dei clienti, hanno funzionato. E gli effetti cominciano a vedersi anche in negozi e mercati».
Ecco la vera sfida: la piccola distribuzione, più difficile da convincere, più parcellizzata. Il Comune ha lavorato con tutte le organizzazioni - dagli artigiani ai commercianti, dagli agricoltori alle piccole imprese - e lavorerà ancora nei prossimi mesi. «L’importante è che tutti partecipino», ricorda l’assessore all’Ambiente Roberto Tricarico. «a cominciare dai mercati rionali, che sono una risorsa. Sarebbe un peccato se i consumatori attenti all’ambiente dovessero virare solo sulla grande distribuzione perché la piccola continua a utilizzare gli shopper».
Di fronte ai riottosi a Palazzo Civico continuano a sfornare le cifre di un vero disastro ecologico: 400 sacchetti a testa consumati in un anno. Per smaltirne uno servono secoli. Le borse in «mater-bi», invece, sono biodegradabili in sei mesi dalla produzione. Per non parlare di quelle in cotone.