Tagli alle regioni, a rischio i laboratori di educazione ambientale del Lazio
Il contratto triennale con la società che gestisce i Lea del Lazio scadrà il prossimo settembre e non è ancora certo il rinnovo. Per ora, manca il finanziamento da parte della Regione, che sembra ulteriormente minacciato dai tagli previsti dalla manovra finanziaria del governo. La preoccupazione di Legambiente Lazio
30 June, 2010
Rischiano seriamente di chiudere dopo 10 anni di attività ininterrotta, i Lea (Laboratori di educazione ambientale) della rete Infea (Informazione formazione educazione ambientale) del Lazio. Il prossimo settembre, infatti, scadrà il contratto con la società in house provinciale che li gestisce da tre anni e il loro destino è tutt'altro che chiaro. I laboratori vivono da dieci anni su un finanziamento per metà provinciale e per metà regionale, ma i tagli recenti agli enti locali (e lo spauracchio di ulteriori stangate con l'ultima manovra finanziaria di Tremonti) hanno messo a rischio i fondi a loro destinati.
Se la Provincia di Roma, infatti, è riuscita a mettere insieme anche quest'anno i 600mila euro che costituiscono la sua parte di finanziamento per i Lea, dalla precedente giunta regionale era partito solo uno stanziamento parziale, e non è ancora chiaro se l'amministrazione Polverini riuscirà a integrare il finanziamento – ipotesi che diverrà ancora più remota se verranno confermati i tagli alle regioni previsti dalla manovra del governo. In caso contrario, potrebbe essere scritta la parola fine ad un'esperienza che dura da un decennio, prima con la gestione delle associazioni ambientaliste e poi della società provinciale, e che coinvolge 22 dipendenti che rischiano di perdere il lavoro. Per conoscere il destino dei Lea del Lazio saranno cruciali le prossime settimane, quando si chiarirà la posizione della Regione.
Preoccupazione è stata espressa anche da Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio: «Anche se non risultano al momento tagli specifici a questo settore, è chiaro che se la disponibilità generale sarà ridotta come sembra, l'educazione e la comunicazione ambientale saranno tra i primi campi a risentirne». Secondo l'ambientalista, sono già evidenti i primi segnali della contrazione: «I parchi, ad esempio, che sono dei soggetti cruciali in questo settore, rischiano un taglio del 50% delle risorse, che non potrebbe che ripercuotersi pesantemente anche sulla qualità dei servizi di sensibilizzazione e informazione».