Arpac nel caos
Dopo la richiesta di rinvio a giudizio di 52 persone, tra cui Sandra Mastella, per assunzioni illecite all’Arpac, i lavoratori occupano la sede dell’Agenzia del Centro Direzionale di Napoli contro i tagli decisi dalla Giunta regionale. Intanto le poche centraline di misurazione dell’aria rimaste in funzione riprendono la loro folle corsa, rischiando di deragliare con il resto dell’Agenzia
06 July, 2010
L'Arpac è nel caos come non lo era mai stata nel corso dei suoi 11 anni di attività. Il pm Francesco Curcio ieri ha ordinato il rinvio a giudizio di 52 persone, tra cui lady Mastella, nel corso dell’udienza preliminare per le presunte assunzioni illecite all’Arpac che si sta svolgendo davanti al gup De Gregorio.
L’inchiesta era partita lo scorso ottobre quando la procura di Napoli ordinò un'ordinanza di custodia cautelare (ai domiciliari) per l’ex direttore generale dell’Agenzia, Luciano Capobianco, 18 divieti di dimora, tra cui Sandra Lonardo, 6 misure interdittive e 63 indagati. L’accusa era di associazione a delinquere finalizzata alla truffa, al falso, all'abuso di ufficio, alla turbativa d’asta e alla concussione.
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Ma anche la giornata di oggi è stata tormentata per l’Arpac: in mattinata i lavoratori di Arpac Multiservizi hanno protestato occupando la sede dell’Agenzia del Centro Direzionale di Napoli, manifestando preoccupazione per il proprio futuro e per quello dell’Arpac.
I dipendenti hanno protestato contro il provvedimento del 2 luglio con cui la Giunta regionale ha annullato la delibera dell’agosto 2009 che si affidava alla Multiservizi la bonifica degli alvei dell’area dei Regi Lagni. Tra le delibere annullate vi sono anche quelle che riguardano i 700 operatori forestali della Sma, cui erano stati assegnati incarichi per la prevenzione degli incendi con provvedimenti di giunta datati anch’essi all'agosto del 2009.
L’occupazione degli uffici si è svolta in concomitanza con i lavori della Commissione Ambiente, Energia e Protezione Civile del Consiglio Regionale, presieduta da Luca Colasanto (PdL), per decidere sul futuro dell’Agenzia, ente strumentale della Regione.
La Commissione ha analizzato la gestione e l’attività dell’Arpac, che recentemente si è vista recapitare un decreto di pignoramento di 8 milioni di euro a fronte di un’esposizione di circa 17 milioni di euro con la Enel New Hydro. Richiesta che ne metterebbe a rischio la prosecuzione delle attività. Non lasciano spazio a dubbi le dichiarazioni di Colasanto: “Sotto la sigla Arpac si cela un incredibile cumulo di macerie che vanno immediatamente spazzate via. E’ necessario un profondo riordino dell’agenzia per porre fine ad una fin troppo lunga stagione degli sprechi”.
A testimoniare l’assoluta ingestibilità dell’ente l’agenzia è attualmente priva dei direttori amministrativo, tecnico e dei dipartimenti territoriali, i cui incarichi sono stati revocati dal direttore generale per mancanza di fondi.
Inaffidabilità che si ripercuote anche sulle attività di monitoraggio dell’aria che proseguono a mezzo servizio perché mancano i soldi per manutenere le centraline di misurazione: le poche stazioni in funzione intanto, parallelamente con l’arrivo del grande caldo, riprendono la folle corsa verso valori di Pm10 oltre la soglia consentita. Ma questo sembra essere l’ultimo dei problemi dell’Agenzia regionale di protezione ambientale della Campania.