Tar Puglia: la discarica di Conversano deve chiudere
Giovedì 7 ottobre 2010 è stato accolto il ricorso del Comune di Conversano. Sono state annullate l’ordinanza regionale e quella provinciale che stabilivano rispettivamente la proroga della chiusura e il sopralzo di mezzo metro della discarica di Conversano, sita in contrada Martucci. Nulli, di conseguenza, tutti gli atti di pertinenza emessi dall’Arpa Puglia e dall’Asl di Bari. L’Assessore all’Ecologia della Regione Puglia, Lorenzo Nicastro: “Ci appelleremo al Consiglio di Stato contro questa sentenza e chiederemo la sospensione dell´esecuzione”
09 October, 2010
La sentenza del Tar Puglia (03536/2010 Reg. Sen.) accoglie dunque i ricorsi proposti dal Comune di Conversano (1166/2010 e 1357/2010 Reg. Ric.), controparte la Regione Puglia e la Provincia di Bari, ree di aver emanato le due ordinanze oggetto del contrasto (la n.1 del 29 giugno 2010 emessa dal Presidente della Regione Puglia e la n.1 del 6 agosto 2010 del Presidente della Provincia di Bari).
Il 30 dicembre 2009 era stata emanata l’ordinanza n. 80, che posticipava di 180 giorni la chiusura della discarica gestita dalla Lombardi Ecologia s.r.l. (dal 31 dicembre 2009 al 30 giugno 2010), in attesa che fosse pronto il nuovo impianto complesso di Conversano (come tale dotato di una linea di selezione e biostabilizzazione, con annessa discarica di servizio/soccorso) e che entrasse in esercizio l’ampliamento della discarica di Giovinazzo.
Era intervenuta, poi, con l’ordinanza n. 1 del 29 giugno 2010, la seconda proroga (di altri 180 giorni, dunque fino al 30 dicembre 2010), poiché una sentenza del Consiglio di Stato aveva annullato quella precedente con cui il Tar sanciva la vittoria della Co.Ge.Am., restituendo legittimamente il diritto di gestione alla laziale Co.La.Ri.
In attesa che le parti addivenissero ad un accordo, inoltre,
l’ordinanza n.1 del 29 giugno stabiliva che Co.Ge.Am. proseguisse nel suo incarico al fine di scongiurare una situazione di “eccezionale ed urgente necessità di tutela della salute pubblica”.
Con l’ordinanza n.1 del 6 agosto 2010, ancora, la Provincia di Bari ha stabilito, per via delle novità giudiziarie sopraggiunte, un sopralzo di mezzo metro, quale attività di rimodellamento dei profili finali per la chiusura.
Le motivazioni descritte nelle ordinanze, apportate successivamente in sede di Tar dalle parti (Regione e Provincia) per giustificare le decisioni assunte, sono state ritenute insufficienti. I giudici infatti considerano “aberrante “ non utilizzare l’impianto complesso, che “ è ultimato e presumibilmente collaudato”. Dunque occorre mettere in funzione le rimanenti linee, quella riguardante la produzione del combustibile da rifiuti (cdr), nonché l’annessa discarica all’impianto, che funge da servizio/soccorso.
Il Tar esprime perplessità in merito alle decisioni prese dalle amministrazioni. Insistono i giudici : “Il richiamo ai problemi cagionati dal pronunciamento del Consiglio di Stato non appaiono sufficienti, tenuto conto del fatto che a Giovinazzo é entrato in funzione, da poco tempo, un lotto di ampliamento della discarica esistente che forse poteva servire allo scopo». E ancora: “Se la discarica era già nel luglio 2009 in stato di collasso, é lecito presumere che tale situazione sia divenuta, a distanza di circa un anno, insostenibile”.
La Regione è poi responsabile, sempre secondo il Tar, di non aver studiato una strategia di riserva. Vengono perciò resi nulli tutti i pareri e gli atti pertinenti alle ordinanze dell’Arpa Puglia e dell’Asl.
«Qui l´emergenza è di natura giurisdizionale” commenta l´assessore all´Ecologia della Regione Puglia, Lorenzo Nicastro. “Rispetteremo anche questa sentenza, come abbiamo sempre fatto, come è accaduto con la sentenza del Consiglio di Stato, che ha bloccato l´impianto complesso che aveva fatto Co.Ge.Am, e come abbiamo fatto nel 2006, quando lo stesso Tar, che oggi di fatto ci dice che quell´impianto poteva essere avviato, bloccò l´affidamento alla Co.La.Ri.
Non faremo altri provvedimenti - insiste Nicastro - ma ci appelleremo al Consiglio di Stato contro questa sentenza e chiederemo la sospensione dell´esecuzione».
In caso avvenga la sospensione dell’ordinanza, i rifiuti verranno portati fuori bacino (ambito territoriale ottimale BA5), con un inevitabile aumento dei costi del trasporto, nonché dello smaltimento dei rifiuti per tonnellata.
A questo punto torna a proporsi con forza, come unica vera soluzione, la politica “delle tre R”: ridurre i rifiuti quanto più possibile; riusare e/o riutilizzare; differenziare e riciclare tramite la raccolta porta a porta, compresa la quota parte dell’umido.
Detto in altri termini, togliere i cassonetti dalla strada.