La guerra dei ricorsi frena l’inceneritore. Lotta contro il tempo
Al Gerbido lavori in ritardo, “ma ce la faremo” - da La Stampa del 29.10.2010
29 October, 2010
Andrea Rossi
L’enorme vascone è coperto da un manto blu. In profondità è stato reso impermeabile, così da impedire al percolato di contaminare la falda acquifera che si trova a 33 metri di profondità. Quando tutto sarà finito la fossa potrà ospitare 180 mila metri cubi di rifiuti, equivalenti a quanto si recupera dalla raccolta differenziata in cinque o sei giorni. Le stazioni del metano - che servirà per accendere e portare a 400 gradi l’impianto, così che cominci a bruciare i rifiuti - e dell’energia elettrica sono state ultimate, così come la rete fognaria. Dentro il maxi cantiere del Gerbido ogni giorno 70 persone lavorano a spron battuto. Lavorano contro il tempo, perché l’inceneritore che dovrà bruciare i rifiuti di Torino sia consegnato a fine 2012, ed entri in funzione prima che la capacità delle discariche della cintura si esaurisca.
I tempi sono stretti. La guerra dei ricorsi a Tar e Consiglio di Stato ha lasciato il segno. L’avanzamento della progettazione costruttiva segna il passo. Le previsioni al 30 settembre miravano di arrivare a coprire il 39,5 per cento della progettazione. Invece siamo al 22,6. Con gli approvvigionamenti non va molto meglio: a fronte di previsioni - sempre al 30 settembre - fissate al 20,5 per cento, non si è arrivati oltre il 15,9. Una situazione che a Trm - la società pubblica costituita nel 2004 per realizzare il termovalorizzatore del Gerbido - non giudicano preoccupante: «I ritardi si spiegano con la complessità della commessa», ha spiegato Giusi Di Bartolo, responsabile del procedimento di realizzazione dell’impianto, ai consiglieri comunali della commissione Ambiente (presieduta da Enzo Cugusi di SeL) che ieri mattina sono stati in sopralluogo al Gerbido. «In corso d’opera è emersa la necessità di concentrarsi prima sull’edificio principale e solo dopo sui secondari».
I responsabili del cantiere ostentano tranquillità. Il ritardo finora accumulato verrà colmato. L’inceneritore, costato 503 milioni di cui 90 stanziati dai soci pubblici e 413 ottenuti con un mega-finanziamento bancario, dovrà essere consegnato a fine 2012, per poi cominciare - a inizio 2013 - la fase di esercizio provvisorio, che durerà almeno un anno, in cui il termovalorizzatore funzionerà a una media del 60 per cento delle sue potenzialità. A regime, il colosso divorerà 421 mila tonnellate di rifiuti l’anno, fornendo energia elettrica per 175 mila famiglie e teleriscaldamento per 17 mila abitazioni, con un risparmio di oltre 70 mila tonnellate l’anno di combustibile fossile.
E se la corsa non andasse a buon fine? I precedenti non depongono a favore. Dove si sono già realizzate opere così imponenti quasi mai l’impianto è stato consegnato nei tempi previsti. E a Torino, oltretutto, si è già partiti in ritardo per colpa dell’estenuante contesa legale. Il timore è che il termovalorizzatore entri pienamente in funzione con un anno di ritardo, circostanza che rischierebbe di mettere in crisi il sistema di smaltimento dei rifiuti in provincia. Torino ogni anno deve smaltire 1600 tonnellate di rifiuti, il resto della provincia 1500. Dopo la chiusura della discarica di Basse di Stura la capienza dei siti di smaltimento si è ridotta di molto. Un anno di differenza nella consegna dell’impianto potrebbe incidere. Per fortuna, la buona notizia è che negli ultimi due anni la produzione di rifiuti è calata del 4-5 per cento e la differenziata a Torino è schizzata al 43,3 per cento, al punto che la Provincia starebbe per abbandonare l’ipotesi di costruire un secondo inceneritore a Settimo.