Roma: un drappo rosso per dire “basta” alla strage di ciclisti sulle strade. Drappi rossi anche a Torino
Le associazioni di ciclisti della capitale hanno lanciato una protesta simbolica per chiedere alle istituzioni provvedimenti per migliorare la sicurezza sulle strade della capitale: un drappo rosso (come il sangue dei ciclisti morti negli incidenti) legato al braccio. Le proposte per fermare la strage vanno dalla realizzazione di nuove ciclabili all'abbassamento del limite di velocità a 30 km orari. Presto un incontro con l'amministrazione comunale. Foto: drappi rossi sulle bici anche a Torino
11 November, 2010
Un drappo rosso al braccio. È il segnale che i ciclisti romani hanno deciso di utilizzare per manifestare la propria rabbia e il proprio dolore per gli incidenti che continuamente fanno strage di “pedalatori” sulle strade della capitale. L'idea è partita dal “Coordinamento di traffico si muore” e dal blog Roma Pedala, e ha preso subito piede tra gli aficionados della due ruote. Un nastro rosso come il sangue dei ciclisti che troppo spesso cadono vittima del traffico selvaggio, a Roma (l'ultimo episodio appena pochi giorni fa, su via Cristoforo Colombo) e non solo. «Il rosso del sangue - spiegano i ciclisti sui blog – per protestare contro l’immobilismo delle istituzioni a fronte della strage che si consuma sulle strade».
Una protesta simbolica che, a quanto pare, ha attirato l'attenzione del Campidoglio. L'amministrazione comunale ha infatti convocato – seppure in orario lavorativo, lamentano i ciclofili – una riunione dal titolo “Sicurezza del ciclista”, che dovrebbe servire a individuare soluzioni utili per fermare la strage. I ciclisti hanno già pronta una serie di proposte: riduzione della velocità del traffico urbano a 30 km urbani, realizzazione di attraversamenti pedonali rialzati, istallazione di dissuasori, riduzioni delle carreggiate, controllo sistematico della velocità con autovelox fissi e mobili, allargamento delle Zone a traffico limitato, istituzione di nuove corsie preferenziali (con ripristino dei cordoli e telecamere), ritorno alla sosta a pagamento. Non solo. Gli amanti del pedale chiedono anche il potenziamento dell’intermodalità (attraverso l'estensione della possibilità di portare la bici in metro anche in altre fasce orarie, realizzazione di nuovi e efficaci cicloparcheggi) e del bike sharing (aumentando il numero di postazioni e di biciclette disponibili), oltre alla realizzazione di nuove piste ciclabili protette che colleghino il centro alle periferie.
Tutti provvedimenti che potrebbero disincentivare l'uso dell'automobile e a salvaguardare l'incolumità dei ciclisti. In attesa di sviluppi, intanto, la Federazione ciclistica del Lazio ha inviato al sindaco Gianni Alemanno un appello accorato. «L’ultima morte, quella di un bravo ragazzo, ci ha fatto piombare nell’angoscia più assoluta – si legge nella lettera – Cosa aspetta a far partire i lavori per il prolungamento della pista ciclabile verso Fiumicino visto che i soldi (1 milione e 750 mila euro) per spianare i terreni li ha in cassaforte? Altrimenti, la maggioranza dei ciclisti continuerà a rischiare la pelle sulla Colombo: siamo stanchi di essere considerati un optional della strada».