Riceviamo e pubblichiamo: Terzigno e le due Italie
Tre lustri di emergenza senza risolvere nulla. La solidarietà mancata degli altri Sindaci. La popolazione: abbiamo diritti, non colpe. Riceviamo e pubblichiamo un articolo di Nunzio Ingiusto, giornalista freelance
23 November, 2010
Nunzio Ingiusto
“Terzigno come Belfast anni ’70” titola una nostra cronaca di qualche giorno fa. Vero a metà perché qui ci sono diritti negati. Agli occhi dell’Italia, Terzigno è diventata la città simbolo del ribellismo. Tv e giornali hanno le loro responsabilità. Il premier e Bertolaso sono sul punto, ma lontani dal risolvere il problema. Tre giorni e tutto pulito? Chissà. Intanto mediano. Ricorrono a belle rappresentazioni che spesso appagano solo il desiderio di rivincita di chi le organizza. E le telecamere di mezzo mondo ci marciano. Sostenere che Napoli o Terzigno con la lente della cronaca sono solo spazzatura, è mancanza di realismo.
È come dire che Palermo è la mafia e che Roma è ladrona. A Terzigno la battaglia è per l’ambiente, la legalità, la dignità. Si inscena la rabbia di sedici anni di ritardi, pressappochismo, millanterie. Tre lustri contrassegnati, un po’ a sinistra, un po’ a destra, da piani straordinari,commissariamenti, nomine, fondi senza fine. La narrazione - come usa dire la nuova sinistra - di una gigantesca truffa intellettuale, prima ancora che politica. Come se l’intelligenza di chi doveva fare si fosse improvvisamente e a lungo bloccata. Un economista esperto ha ricordato che l’emergenza della Campania è costata all’Italia 3 miliardi e mezzo di euro. Una montagna di soldi che non ha prodotto nulla.
La rabbia di oggi scaturisce dalla ragione. Dalla costante e angosciante attenzione degli abitanti del Parco del Vesuvio verso tutto ciò che riguarda i rifiuti. Ce li riportano qui? Apriranno la seconda discarica? Tutto vissuto in presa diretta, dai decreti di emergenza alle nuove elezioni ai tavoli tecnici ai soldi promessi da Roma. Terzigno non dorme oggi e non ha dormito nei due anni passati. I sindaci hanno l’affanno dei perdenti. Sfiduciati dal governo e dal popolo. La loro battaglia è per l’ambiente, la salute, il territorio. Soffrono rispetto ai colleghi di altre Regioni. Da questi non è arrivata grande solidarietà. Attesa, ma non vista. Ci sono sindaci di un’altra Italia?
È certo che negli stessi giorni della rivolta del Parco del Vesuvio la loro Associazione è andata in Parlamento per chiedere più modernità in tema di rifiuti. Gli scontri di Terzigno hanno oscurato l’incontro. Eppure l’Anci ha presentato un documento che manda in soffitta la soglia del 65% di raccolta differenziata. Si vuole il riutilizzo che migliorerà la qualità dell’aria e darà maggiore energia da processi di recupero. L’Unione europea lo vuole. Ma Terzigno l’hanno cancellata dall’ Europa? E i suoi abitanti che in casa separano l’umido dal secco? L’ennesima comica delle due Italie: qui le discariche, altrove gli impianti di recupero.
C’è di più: i sindaci dell’altra Italia dicono che gli “obiettivi per il riciclaggio del 2020 sono il fine da perseguire per la sostenibilità nella gestione dei rifiuti”. Possono addirittura trovarsi in contrasto con le percentuali di differenziata; bisognerà rivedere il Codice dell’Ambiente. Capito? Noi andiamo avanti, chi è indietro si arrangi.
Avrà qualche ragione l’Associazione dei Comuni e la Campania più di un torto, ma la solidarietà attesa dalle parti del Vesuvio, invocata anche dal sindaco di Salerno De Luca,”l’è mort“. Emergenza dopo emergenza qui si smette di credere più nella raccolta differenziata. Gli attuali 25 mila addetti sono lì per quello ed un traguardo, sta diventando una burla. Nel caos nessuno riesce a dire con esattezza quanto costi la gestione rifiuti in tutta la Campania. Si compie un nuovo paradosso: il governo che doveva bloccare l’emergenza aggiunge le proprie responsabilità a quelle dei governatori- commissari.
Non ha risolto il problema e non sa nemmeno quanto ha speso. Il 2010 si chiuderà così, il futuro è da (ri)costruire. Le popolazioni sono determinate e non arretreranno finchè la monnezza non sarà trattata dappertutto allo stesso modo. Hanno diritti e non colpe. Vogliamo avere fiducia nello Stato, hanno detto più volte, a condizione che lo Stato ci consideri parte di sè. Non metta le vesti dei commissari e dei blindati della polizia. No, non siamo a Belfast.