Puglia, nuovo piano rifiuti: intervista ad Antonello Antonicelli (dirigente regionale Ambiente)
Giovedì 16 dicembre 2010, a Bari si è tenuta la Prima Conferenza Programmatica per l’Aggiornamento del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Urbani (PRGRU). Un anno di tempo per scrivere un piano “partecipato” insieme a tutti i “portatori di interessi”. Intervista di Eco dalle Città a Antonello Antonicelli, dirigente dell’assessorato per la Qualità dell’Ambiente della Regione Puglia
18 December, 2010
Eco dalle Città, al termine della conferenza, ha intervistato Antonello Antonicelli, Direttore d’Area – Ambiente in seno all’Assessorato per la Qualità dell’ambiente della Regione Puglia.
Direttore Antonicelli, tutti gli interventi dei partecipanti, da Nicastro a Vendola, hanno evidenziato la novità di questa Conferenza. Qual è secondo lei il risultato che si è raggiunto?
E’ un risultato molto importante. Bisogna dare atto al settore
“Servizio Ciclo dei Rifiuti e Bonifica” della Regione Puglia del lavoro svolto sin qui, e apprezzo davvero questa fase di avvio, attesa da molti anni.
Bisogna spiegare quale differenza ci sarà, una volta introdotto il nuovo Piano dei Rifiuti. Quello precedente, infatti, ha un carattere di “straordinarietà”, scritto negli uffici della Regione Puglia sull’onda dell’emergenza. Questo nuovo piano sarà invece partecipato da tutti i soggetti che vorranno intervenire, e si muove perciò in base ad una prospettiva nuova, che renderà possibile, ad esempio, calcolare a priori l’impatto ambientale [ed operare quindi scelte consapevoli]. Da questo momento parte un processo coordinato da varie strutture, partecipato, appunto, capace di creare una corresponsabilizzazione rispetto alle scelte che adotteremo.
Dal 2001 a oggi il piano dei rifiuti è stato frutto di decreti del Commissario Delegato all’emergenza, mentre il nuovo Piano, che nasce in regime ordinario, prevede l’approvazione per legge da parte del Consiglio Regionale.
Quali sono i fattori che determineranno la differenza? In cosa il nuovo piano potrebbe essere diverso? Qual è, in definitiva, la scommessa che si vuole vincere?
Obiettivo principale rimane la raccolta differenziata, ma, tecnicamente, ritengo che il nuovo Piano dovrà offrire risposta a tre questioni fondamentali. In primo luogo è da stabilire l’attribuzione delle competenze di gestione, che fino a marzo 2011 spettano agli ATO (Ambiti Territoriali Ottimali) e che l’UPI (Unione Province Italiane) Puglia rivendica, ora, alle Province, premendo perché il numero degli ATO si ridimensioni da 15 a 6, quante sono, appunto, le province pugliesi. In secondo luogo va considerato il ruolo centrale degli impianti destinati al recupero all’interno della filiera della raccolta differenziata, ruolo giocato quindi soprattutto dalle imprese. Infine va promossa la realizzazione di nuovi impianti di compostaggio.
Questi tre aspetti si incardinano in un passaggio chiave, direi, del suo intervento. Lei ha insistito sul carattere “piuttosto organico che settoriale” che il nuovo piano deve assumere, così da guardare anche al sistema industriale. Come il piano può intervenire affinché si raggiunga tale cambiamento? Perché, ad esempio, il riciclaggio della carta attualmente non viene effettuato all’interno della regione?
La fase delicata che ruota attorno alla chiusura del ciclo in alcune aree territoriali della Puglia non può essere affrontata senza il coinvolgimento del sistema industriale. L’attuale sistema produttivo è completamente sbilanciato sul settore dello smaltimento dei rifiuti, ma sono le imprese a generare il ciclo di produzione. Si pensi all’obsolescenza programmata dei telefonini (dovrebbero durare in media 5 anni, e non 6 mesi!). La scelta di adottare il recupero come modalità di gestione del bene, cioè la scelta di riciclare, deve diventare il Core Business delle attività economiche pugliesi. Per questo motivo stiamo studiando un sistema di incentivi per le imprese che vorranno riciclare in Puglia, per esempio delle agevolazioni per le aziende agricole che usano compost di qualità. L’incapacità a valorizzare la carta e il cartone, da noi raccolti benissimo, rende il sistema inadeguato. Si pensi alla carta “da riciclare” che spediamo nel centro Italia e che poi riacquistiamo “riciclata”. Vorrei proprio evitare questo doppio viaggio.
Ritornando alla questione del compostaggio, l’ATO BR2, che viaggia a percentuali oramai da “comune riciclone”, ha necessità di un impianto. La Regione Puglia lo concederà? E, in caso contrario, perché l’ATO non provvede da sé a costruirlo? L’ATO BR2 ha cambiato la propria mentalità, cosa determinante per superare molte difficoltà pratiche, le quali non sono che naturali conseguenze di impostazioni mentali, appunto. E sicuramente, ora che tutto procede nell’ordinarietà, c’è - mi piace dirlo - “il piacevole gusto di non tornare indietro”. Attualmente l’ATO BR2 raggiunge importanti percentuali di raccolta differenziata, e tuttavia è costretta a portare il proprio rifiuto umido a Modugno, presso un impianto privato (il cui carburante comunque viene pagato dalla Regione). Per ricevere i finanziamenti dalla Regione Puglia e provvedere così alla realizzazione di un impianto, però, bisogna seguire delle regole, affinché l’ente non debba staccare degli assegni in bianco. L’ATO BR2 non ha ancora completato la Valutazione Ambientale Strategica del proprio Piano d’Ambito, documento fondamentale per poter accedere ai finanziamenti regionali e comunitari, poiché contiene il dettaglio delle scelte impiantistiche che si intende perseguire.
E comunque mi è difficile comprendere perché nessun privato, tra Brindisi e Lecce, abbia raccolto l’esigenza di questi comuni. Come pure non mi è chiaro perché gli ATO FG4 e FG5 non organizzino opportunamente la filiera del differenziato, nonostante posseggano impianti come quello di Cerignola o di Deliceto, atti a produrre il compost.
La raccolta differenziata, dunque, deve essere organizzata dagli ATO, che ricevono fondi dall’Eco-tassa Regionale?
Non solo, anche da fondi comunitari.
E se la raccolta non viene fatta è perché i Comuni o gli ATO destinano quei soldi ad altro?
Si.
Il settore del compostaggio sarà lasciato interamente ai privati?
La Regione Puglia punta ad un sostanziale equilibrio delle forze in campo. Ci saranno, immagino, degli impianti pubblici e, se il mercato non dovesse svilupparsi, l’ente pubblico potrà agire da “motore del mercato”, cercando di giocare un ruolo propulsore. Invece di realizzare, in provincia di Lecce, quattro impianti di compostaggio, ad esempio, la Regione Puglia potrebbe realizzarne solo uno, proprio allo scopo di “provocare” il mercato.