"In mancanza di decreti attuativi, continuiamo a produrre e vendere sacchetti di plastica"
La messa al bando dei sacchetti di plastica è in alto mare. Il giorno dopo la decisione - o non decisione - del Governo,e alla vigilia di Natale, parla il direttore di UnionPlast, Enrico Chialchia.
23 December, 2010
Eco dalle Città intervista il direttore di Unionplast, l'Associazione che rappresenta i produttori di manufatti in plastica e affini.
Direttore Chialchia, dopo il caotico bombardamento di notizie e ritrattazioni della giornata di ieri, cosa succederà a sacchetti di plastica?
Se questa intervista l’avessimo fatta ieri, quando da più parti circolavano notizie e indiscrezioni sull’entrata in vigore del decreto, avrei risposto in modo diverso. Ma oggi prendiamo atto che non è successo nulla. Il 1 gennaio 2010 non entrerà in vigore nessun decreto, per il semplice fatto che il Consiglio dei Ministri non ha adottato nessun provvedimento attuativo. La messa al bando confermata dal Ministro Prestigiacomo, per poter essere effettiva necessita ovviamente di decreti attuativi, che invece non sono stati emanati. Ad oggi la situazione è questa: di fatto nulla è cambiato rispetto alle disposizioni della legge 296 del 2006, che imponeva come data limite per la commercializzazione dei sacchetti il 1° gennaio 2010 (successivamente prorogato di un anno), che non è mai stata attuata per il medesimo motivo, la mancanza delle norme attuative. A questo proposito ricordo anche che la 296 non prevedeva nessun regime sanzionatorio, dunque non si capisce nemmeno sulla base di quali disposizioni dovrebbero essere inflitte le multe.
Nel caso in cui le norme attuative venissero emanate Unionplast intende presentare un ricorso contro il decreto?
Per ora restiamo in attesa di vedere che cosa succederà, ma riteniamo che il Ministero dell’Ambiente e quello dello Sviluppo Economico farebbero bene a chiarire la situazione e dire come stanno le cose, perché è evidente che le 150 aziende del settore abbiano bisogno di risposte certe, così come la stampa che deve diffondere le notizie. Nel caso in cui il Governo procedesse con i decreti – e non è un caso che fino ad ora, a partire dalla 296 questi provvedimenti non siano stati presi – come rappresentanti dei produttori dobbiamo fare qualcosa per tutelare i 4.000 dipendenti che lavorano alla produzione. Non si può pensare ad un collasso simile, sarebbe un fatto grave l’economia italiana.
Lei ritiene che le 150° aziende del settore potrebbero riconvertire la produzione in modo da venire incontro alle esigenze di salvaguardia ambientale che stanno alla base del bando?
Certamente. L’alternativa esiste già, ed è il riciclo della plastica, come accade frequentemente in Europa. Bisogna passare da una logica punitiva ad una di tipo premiale. In Italia esiste dal 2006 il marchio Plastica Seconda Vita, che garantisce che i manufatti sono realizzati non con polimeri vergini ma con plastica di recupero, e cioè materiali derivati da rifiuti, e questo è fondamentale perché in Italia se c’è una cosa che non manca sono proprio i rifiuti. In Italia ci sono parecchie aziende che hanno scelto questa strada e molte di più in Europa; spesso le stesse catene di grande distribuzione che in Italia hanno scelto di vendere esclusivamente sacchetti biodegradabili (usa e getta a tutti gli effetti), all’estero scelgono di riciclare la plastica, processo che oltretutto presenta costi più bassi.
Ma se in Italia i decreti attuativi non sono mai stati emanati perché queste aziende sono passate spontaneamente al biodegradabile?
Io parlerei di scelta “spintanea” più che spontanea. I biopolimeri presentano un mucchio di svantaggi rispetto al polietilene e costano tantissimo al consumatore, anche 0,5 euro l’uno e se è vero che si degradano è anche vero che abbandonati nell’ambiente non spariscono magicamente, ma impiegano mesi a decomporsi. Le catene che hanno deciso di passare al bio-sacchetto spesso lo faanno per “darsi una pennellata di verde” e guadagnare un’immagine più ecosostenibile.
Il Comunicato di Unionplast riservato ai soci dell'Associazione, che ci è stato gentilmente concesso di pubblicare:
Egregi Associati,
ci preme segnalarVi, a rettifica di quanto comunicatoVi nella giornata di ieri, che il Consiglio dei Ministri non ha emanato alcun decreto legge in materia di messa al bando dei sacchetti in polietilene.
Precisiamo, quindi, che nulla ad oggi è cambiato rispetto agli effetti precettivi di cui alla Legge 296/06.
Pertanto, stabilito che il decreto ministeriale non è stato emanato e, di conseguenza, non è stato né definito né attuato il programma sperimentale voluto dal legislatore, ne consegue che, in forza della richiamata disposizione di legge, dal 1° gennaio 2011 non può entrare in vigore divieto alcuno. Va inoltre ricordato che l’articolo 18 della Direttiva 94/62/CE prevede la libera circolazione degli imballaggi (come gli shoppers) all’interno dei paesi dell’Unione, con la conseguenza che ogni eventuale limitazione a questa libera circolazione deve essere, innanzitutto, proporzionata con gli obiettivi che si intendono perseguire e valutata attraverso una esame complessivo costi/benefici; aspetti cruciali che, si ritiene, avrebbero dovuto trovare adeguata considerazione all’interno del suddetto programma sperimentale che, anche per questa ragione, risulta imprescindibile.
Non mancheremo di aggiornarVi nei prossimi giorni.
Cordiali saluti.
10 commenti
Scrivi un commentouOk5CZrY2G
28.02.2014 04:02
I don't know who you wrote this for but you helped a brhtoer out. http://sjjhvwsw.com [url=http://cccomogx.com]cccomogx[/url] [link=http://evprsx.com]evprsx[/link]
Roberto
26.01.2011 13:01
Il Dott. Poggio come tanti altri, pensando di aver vinto la battaglia contro la plastica, si dovrebbe (visto che non abbiamo piu' riscontro) disfare di tutti gli oggetti in plastica che detiene ....................................
marco freddi
08.01.2011 15:01
Egregio Sig Poggio
mi vuole spiegare chi è che ha continuamente messo in giro la falsa notizia che l'Italia sarebbe l'ultimo paese europeo ad adeguarsi ad una direttiva contro le buste di plastica e pro sacchetti bio? Ma come è possibile che addirittura un ministro della Repubblica piuttosto che giornalisti e accademici alcuni anche illustri continuino a far rimbalzare una notizia da sempre e del tutto infondata??
Questa faccenda puzza sin dall'inizio...con interessi economici di ben note società del settore (Novamont) ed interessi indiretti di associazioni ambientaliste (legambiente) che da queste si fanno sostenere (d'altronde anche in legambiente gli stipendi vanno pagati).
Tutto ciò per un classico pasticcio all'italiana, che però - cosa gravissima - si riversa soprattutto sulle spalle dei lavoratori del settore per totale mancanza in questi anni di una anche minima discussione oggettiva in merito tra produttori, distributori e fautori del cosiddetto cambiamento?
Oltretutto poichè non c'è mai fine alla stupidità cosa si è pensato per eliminare le scorte? di obbligare i supermercati a regalare le buste di plastica...scelta la quanto più antiecologica possibile (e Voi di Legambiente dovreste saperlo bene), poichè è noto che tutto ciò che viene regalato porta a spreco e mancanza di valore.
Nessun paese europeo o non ha mai obbligato alle buste bio, ma anzi piuttosto ha obbligato laddove non si faceva a far pagare ai consumatori gli shopper così che gli stessi appunto non li considerino merce di poco valore ed evitino gli sprechi.
Se fosse stata fatta una discussione seria sulle bioplastiche a livello ministeriale invece di blaterare di normative mai esistite ci si sarebbe accorti che stiamo imponendo il passaggio ad un materiale che ha un'impronta ecologica effettivamente più vistuosa solo laddove a valle esiste una efficiente raccolta differenziata dell'umido organico. Peccato che in Italia solo il 30% della popolazione sia coperta da tale forma di raccolta!!!
per cui dove smaltiremo il sacchetto bio?
nella maggior parte dei casi lo getteremo via subito appena arrivati a casa perchè è noto come sia un attimo romperlo o bucarlo. Negli altri casi, anche volendo, che ne faremo quando nel nostro comune (ad esempio a Milano) non c'è la raccolta dell'organico? lo gettiamo nella plastica??nooo, perchè il Conai avverte che può essere dannoso per gli impianti di smaltimento della plastica. Nell'indifferenziato quindi..e tanti saluti ai vantaggi del bio (almeno il sacchetto di plastica era riutilizzabile e anche riciclabile)
insomma...un vero "pasticcio all'italiana", in cui a a dieci giorni dall'entrata in vigore di una legge ancora non c'è nulla di chiaro e definito
in cui lavoratori e imprese di produzione e distribuzione devono rifarsi a sporadiche e talvolta contradditorie (e comunque mai chiare ed esautive) dichiarazioni da ufficio stampa del ministero
se fossimo un paese normale ci sarebbe da ridere...
ma i lavoratori del comparto plastica non stanno certo ridendo
grazie Legambiente...
Roberto
04.01.2011 15:01
Egr. Dott. Poggio,
le rivolgo alcune semplici domande alle quali se lo riterra' opportuno, gradirei leggere risposta:
1) Lei in quale tipologia di sacchetto ripone i rifiuti non organigi ?
2) Se dovesse comperare un etto di prosciutto crudo che viene per legge avvolto in carta POLITENATA (ovvero con uno strato di polietilene) che fa' rifiuta l'acquisto oppure preferisce avere la mozzarella consegnata tra le sue mani senza la protezione del sacchetto in plastica (sempre a norma di legge sugli imballaggi alimentari, unico possibile) ?
3) Ritiene che il divieto (non previsto da alcuna normativa europea , se non come mero indirizzo) ponga freno a chi dalla sua barchetta getta in mare un bel sacchetto che blocca la digestione di un delfino ?
Mi faccia sapere dove far trovar posto ai mie collaboratori (12 unita') dai prossimi giorni, poiche non ho commesse e non v'e' possibilita' di ricevere forniture di granulo "bio" (mais transgenico) a causa di esaurimento scorte !!!!
Cordiali saluti,
Roberto,(piccolo imprenditore del settore)
marco
29.12.2010 23:12
Egregio sign. Poggio lo sa che molte fabbriche stanno chiudendo per colpa di questa legge. Io sono un operaio e per tutto questo dove lavoro stiamo chiusi da due settimane . Voi fate tutto facile ma non è sempre cosi i fondi per convertire i macchinari non ci sono.Ora a me chi mi dà da mangiare , lei??? Comunque ve ne accorgerete tra un paio di settimane quando vedrete che molte aziende chiuderanno .
Annalisa
26.12.2010 13:12
Sig. Poggio,
"HANNO SPERATO IN DECRETI ATTUATIVI CON FINANZIAMENTI E INCENTIVI" perchè le posso assicurare che le piccole imprese non hanno modo di ricevere finanziamenti dalle banche e i costi di riconversione sono molto alti e non si è in grado di fronteggiarli.
Le rinnovo il mio augurio di buon natale perchè da noi non si è festeggiato..
Andrea Poggio
26.12.2010 06:12
La questione occupazionale è troppo grave oggi in Italia per usarla come scusa polemica contro qualsiasi progresso. Ma in questo caso si rivolta contro l'associazione delle imprese di categoria: c'erano 4 anni per cambiare produzioni e innovarsi? Hanno deciso non cambiare niente e sprecare il tempo a chiedere ai ministri di cambiare la legge. Hanno sperato in un decreto attuativo con incentivi e finanziamenti (auspicabile, ma non vincolante per l'entrata in vigore del decreto). Gli è andata male: i ministri hanno litigato e non hanno ottenuto l'ennesima proroga.
Noi non siamo contro la plastica: la plastica resiste a lungo? Fatene delle ottime sporte riutilizzabili. Non siamo contro i sacchetti di carta: ma in numero sufficiente per essere riutilizzati per la raccolta differenziata dei giornali. Non siamo contro la bioplastica, ma in numero sufficiente per la raccolta degli scarti di cucina compostabili. Se tutto questo va contro l'industria e l'occupazione è perchè le associazioni industriali non hanno capito che il mondo sta cambiando!
Annalisa
24.12.2010 21:12
Egregio sig. Poggio,
provvederà lei a dare da mangiare alle migliaia di famiglie che perderanno il lavoro? Non tutte le aziende cercano di non rispettare le leggi, anzi, è proprio rispettando le leggi che non si diventa ricchi ed è sempre rispettando le leggi che, riponendo il sacchetto nella sezione PLASTICA della raccolta differenziata, non lo si abbandona per strada.
A questo punto dovrebbe essere vietato tutto, anche la batteria del suo cellulare, visto che potrebbe inquinare se lasciato sul ciglio della strada.
Ripeto: darà lei da mangiare a tutte le persone (compresa me) che perderanno il lavoro a causa della solita legge all'italiana? Sa quanti soldi servono per riconvertire i macchinari per produrre bio? Sa che non si riescono a pagare i fornitori, figuriamoci investire?
Ha una minima idea di quello che dice nei suoi sproloqui?
Distinti saluti e Buon Natale a LEI, perchè in casa mia la serenità non esiste e avete firmato il "fallimento di stato" per molte piccole aziende.
Paola
24.12.2010 10:12
Il Sig. Poggio forse non sa che è proprio la legge che impone un regolamento attuativo: prenderebbe forse una medicina prescritta dal medico ma senza indicazioni su dosi e modalità?
Quindi non si tratta di aggirare una legge, ma al contrario, pretendere che venga applicata! Questo succederebbe in un paese normale, e in un paese normale i fondi stanziati sarebbero andati in aiuto almeno delle piccole imprese al fine di convertire la produzione. E invece dove sono? spariti nel nulla?
Andrea Poggio
23.12.2010 21:12
Con tutto il rispetto nei confronti di una associazione di imprese, faccio notare che un divieto previsto con più che adeguato anticipo (3 anni, più uno di proroga)da una legge non ha bisogno di alcun regolamento attuativo per applicarsi. In un paese normale non ci sarebbe neppure bisogno di sanzioni: se il dottore ti prescrive una cura, aspetti la sanzione per curarti?
Legambiente e milioni cittadini e commercianti non hanno aspettato l'entrata in vigore del decreto per rifiutare il sacchetto di plastica usa e getta. E quindi non ci spaventa proseguire la nostra campagna pubblica per vedere rispettata una legge in Italia.
Con tutto il rispetto per Enrico Chialchia, quando l'impresa pensarà che è normale rispettare le leggi, e non cercare sempre proroghe e scappatoie, vivremo tutti meglio.
Andrea Poggio, vice direttore di Legambiente