Bando dei sacchetti, WWF: "le norme attuative sono auspicabili ma non si cerchino scuse"
Eco dalle Città intervista Eva Alessi e Gaetano Benedetto di WWF Italia: “la messa al bando dei sacchetti in plastica è un segno di civiltà in un Paese che da solo consumava il 25% della produzione europea. Il termine è perentorio, e se i regolamenti attuativi sono auspicabili, ciò non significa che il bando non sia effettivo. Saranno gli enti locali a stabilire le sanzioni
05 January, 2011
Nell’attesa che i Ministeri forniscano informazioni più dettagliate sui contenuti della messa al bando, abbiamo fatto due chiacchiere con Eva Alessi, biologa e responsabile del Programma Sostenibilità di WWF Italia.
Dottoressa, dal WWF come avete accolto la notizia della messa al bando?
Con grande soddisfazione. Si tratta senz’altro di una conquista importante, di cui si parlava da anni. L’utilizzo della plastica nei prodotti usa e getta non è in alcun modo sostenibile, i danni ambientali sono enormi, soprattutto in un’Italia che consuma il 25% della produzione europea.
Lei come valuta l’alternativa biodegradabile?
E’ importante mettere a fuoco questo punto: i sacchetti biodegradabili sono sicuramente un passo avanti, così come quelli di carta, ma l’unica scelta davvero sostenibile per l’ambiente è il riutilizzabile. La borsa di cotone, di stoffa, ma anche di plastica, purché duri almeno sei mesi, un anno, non venti minuti! Bisogna fare attenzione: il sacchetto biodegradabile ovviamente si degrada, ma rilascia comunque nell’ambiente piccole percentuali di petrolio, e se viene ingerito da un animale i rischi di soffocamento sono gli stessi. Certo, non è come mangiarsi un sacchetto di puro polietilene, ma il fatto che sia biodegradabile non significa commestibile. Oltretutto questi prodotti derivano dal mais, dall’olio, richiedono coltivazioni e molto lavoro; un po’ sprecato se poi si distruggono in 15 minuti.
Dato il costo della plastica bio è probabile che parte della produzione si orienti verso la scelta della carta per produrre sacchetti da asporto. Potrebbero esserci ricadute significative sul disboscamento?
Il sacchetto di carta è un altro monouso, noi non lo sosteniamo. La speranza è che perlomeno si scelga carta riciclata o con marchio FSC (Forest Stewardship Council), che garantisce che il legno proviene da foreste gestite in maniera corretta e responsabile.
Al codirettore Gaetano Benedetto abbiamo chiesto un parere sulla costituzionalità del bando, relativamente alla posizione espressa da Unionplast, che non lo ritiene valido in assenza di decreti attuativi.
“Il termine del bando è perentorio. Il divieto è in vigore e non è vero che in assenza di regolamenti attuativi non si possa applicare. I regolamenti sono senz’altro auspicabili ma non inficiano il valore del provvedimento”.
Chi sostiene questa posizione ricorda però come la legge 296/06 non facesse riferimento a sanzioni…
Le sanzioni saranno stabilite dagli enti locali, perché le ripercussioni ambientali dello smaltimento dei sacchetti di plastica riguarda proprio le amministrazioni territoriali. Il fatto che non ci siano sanzioni uniformate a livello nazionale non significa certo che il divieto non abbia valore. Poi, è chiaro che un regolamento del Ministero faciliterebbe il compito, ma non tentiamo il solito gioco all’italiana. I produttori avevano tutto il tempo di adeguarsi, si parla di questo bando da anni. E invece fino all’ultimo momento la lobby di categoria ha cercato di mandare tutto in fumo con ulteriori proroghe. Che non si cerchino altre scuse.