Torino "deplastificata", da luglio dieci milioni di sacchetti in meno
«Ora il 15% si porta la borsa da casa». Il punto della situazione nella città che - seppur fra tante (troppe) esenzioni - aveva anticipato il bando dei sacchetti di sei mesi. Da La Stampa.it del 07.01.2011
07 January, 2011
Andrea Rossi
È vero: sono un po’ più cari e poco resistenti. Con due bottiglie di vetro il rischio di patatrac è più insidioso che mai. Però in 10, massimo 12 mesi, si smaterializzano. E per l’ambiente è una rivoluzione.
A Torino l’abbiamo anticipata di sei mesi rispetto al resto d’Italia. Tra luglio e dicembre abbiamo risparmiato dieci milioni di sacchetti di plastica, sostituiti dagli shopper biodegradabili, molto meno inquinanti. Insomma, diciotto tonnellate di polietilene in meno sprigionate.
Ora che l’Italia si è finalmente messa al passo con il resto d’Europa - bandendo da inizio anno, per ora solo nei negozi di alimentari, le tradizionali buste di plastica - Torino si gode i frutti di una scelta netta: non aspettare il diktat di gennaio ma anticiparlo, spedendo in soffitta la plastica in anticipo e gradualmente. I risultati si vedono, a cominciare da quel numero - dieci milioni - che fa un certo effetto, se solo si considera che ogni busta impiega almeno vent’anni per degradarsi.
Mentre il resto d’Italia comincia a fare i conti con l’ultimo stravolgimento, in città si dà fondo alle scorte rimaste nei magazzini e si cerca di piegare le ultime resistenze. È come cominciare una maratona con 20 chilometri di vantaggio: le catene della grande distribuzione hanno esaurito i sacchetti inquinanti a inizio settembre; i piccoli supermercati sono arrivati poco dopo; adesso anche i piccoli i negozi si stanno adeguando. Morale, in città delle famose shopper «a canottiera» se ne vedono poche. E adesso, dopo mesi di sorveglianza leggera e moral suasion , per il Comune è arrivata l’ora di intervenire contro gli irriducibili: da inizio anno i vigili - che finora hanno accompagnato la rivoluzione senza mettere mano al blocchetto delle multe - sanzioneranno chi continua a imbustare gli alimenti nei sacchetti di plastica. «Ora il divieto è legge in tutto il Paese - ragiona l’assessore all’Ambiente Roberto Tricarico -. E il rispetto dell’ambiente ha ormai fatto breccia tra i cittadini. È nell’interesse dei commercianti adeguarsi, altrimenti rischiano di essere penalizzati dai consumatori consapevoli, sempre più attenti a questi dettagli».
In Comune hanno lavorato sodo per far digerire la novità a esercenti e venditori ambulanti. Ora si godono lo scompiglio che la condanna a morte degli shopper sta producendo nelle altre città. «Facendo leva sulle associazioni di categoria siamo riusciti ad arrivare a inizio anno quasi a regime», racconta l’assessore al Commercio Alessandro Altamura. «Il 90 per cento della media e grande distribuzione è in regola, i piccoli negozianti e i venditori dei mercati si stanno rifornendo con i sacchetti bio. A marzo tireremo le somme».
Certo, le resistenze non sono superate. Alcuni negozi, soprattutto i più piccoli, invitano i clienti a portarsi la sporta da casa. «Meglio ancora», riflettono a Palazzo Civico. E si fregano le mani di fronte al quel 15 per cento di cittadini che, secondo i dati raccolti dal Comune, avrebbe riesumato la vecchia borsa di tela.
Uno schiaffo alle imprese della plastica. Il loro ricorso contro la delibera del Comune, ora che anche il resto d’Italia si è adeguato, rischia di fare una brutta fine.