"Borse di plastica, è il caos". Le Pmi scrivono al ministro
"Vanno definiti i requisiti tecnici: ci sono sacchetti con materiali bio diversi". "Serve un congruo periodo per smaltire le scorte una volta fissati i nuovi criteri". Da La Repubblica Torino del 22.02.2011
22 February, 2011
Sarah Martinenghi
Il primo gennaio ha segnato un´importante svolta ecologica con la messa al bando dei sacchetti di plastica. Ma basta fare un giro nei supermercati per imbattersi nelle buste che funzionano o in quelle che si squarciano subito. Non tutti i sacchetti biodegradabili sono infatti uguali per materiale, resistenza, e tempo di decomposizione, e la stessa Unionchimica, (l´unione della piccola e media industria chimica che associa produttori e trasformatori di film plastici) denuncia la «giungla che si è creata» dopo il divieto: le piccole e medie imprese si trovano di fronte a una serie di difficoltà, dovute anche a una sorta di monopolio, quello della Novamont (ex Montedison) che produce "bioplastiche". Per questo il presidente nazionale dell´associazione Delio Dalola - ha deciso di scrivere una lettera al ministro dell´ambiente Stefania Prestigiacomo per esprimere le preoccupazioni dei produttori, chiedere un incontro urgente, formulando alcune proposte concrete da parte delle imprese che devono tra l´altro affrontare cospicui investimenti, dai 30mila euro ad oltre 100 mila, per adeguare impianti e cicli produttivi (ad esempio per imprimere il proprio marchio sul sacchetto). «Il primo problema è che non sono stati definiti i requisiti tecnici che indichino quali siano i materiali che rispondono alla biodegradabilità richiesta» ha spiegato Emanuela Bettini, presidente di Unionchimica Torino. Esistono infatti sul mercato oltre ai sacchetti prodotti con materie prime (intorno al 50 per cento) di tipo vegetale, definiti "bioplastiche", anche quelli "da plastica convenzionale additivata" che sono comunque in grado di garantire i processi di biodegradazione richiesti dall´Ue.
Troppo poche amministrazioni comunali (come ad esempio quella di Torino) hanno però scelto di arrivare con gradualità al divieto di utilizzo delle buste di plastica (aprendo ad esempio alla plastica additivata). Per molte altre il giro di vite è stato netto. «Riteniamo indispensabile la definizione di regole certe all´interno di un periodo di osservazione del mercato» scrive dunque Dalola, sottolineando tre richieste: limitare l´uso dei sacchetti prodotti con "bioplastiche" alla sola raccolta di rifiuti organici; per gli altri usi allargare le possibilità di produzione e distribuzione anche a quelli prodotti con "plastiche addittivate"; una volta definiti i criteri di biodegradabilità, prevedere un periodo transitorio per lo smaltimento delle scorte aziendali, in una forma diversa da quella attuale che ammette solo una distribuzione gratuita.