Fotovoltaico in aree agricole, la Coldiretti: «Limitazioni necessarie per evitare speculazioni»
Mentre le associazioni ambientaliste e le organizzazioni industriali di settore chiedono modifiche al decreto legislativo sulle rinnovabili che sarà approvato nei prossimi giorni, la Coldiretti approva la decisione di limitare l'installazione di impianti fotovoltaici in aree a vocazione agricola. Su questo punto del decreto, che è uno dei più criticati dagli ambientalisti, Eco dalle Città ha intervistato Stefano Masini, responsabile ambiente della confederazione dei coltivatori diretti
28 February, 2011
«Confidiamo che, per quanto riguarda le limitazioni per il fotovoltaico a terra in aree agricole, il testo definitivo del decreto sulle rinnovabili non venga cambiato rispetto alla bozza discussa in sede di Commissioni parlamentari». È quanto dichiara senza esitazione il responsabile ambiente della Coldiretti, Stefano Masini, a proposito di uno dei punti più controversi del decreto legislativo che il ministro Paolo Romani sta per presentare a Palazzo Chigi: l'introduzione di limiti per gli impianti fotovoltaici installati a terra in aree a vocazione agricola. Una misura che, come molti altri punti del decreto, non piace agli ambientalisti né alle organizzazioni del settore delle rinnovabili, ma viene giudicata positiva e, anzi, necessaria dall'associazione dei coltivatori diretti. «Io non vado a coltivare nei terreni di proprietà della Fiat – puntualizza convinto Masini – e allo stesso modo mi aspetto che negli spazi destinati all'agricoltura non si facciano altre attività». Il rischio, secondo la Coldiretti, è che in assenza di limitazioni si possano verificare fenomeni di speculazione da parte di «non agricoltori», che potrebbero «continuare a sottrarre fonti di reddito» a chi quei terreni li vorrebbe coltivare.
Ragioni prima di tutto economiche, dunque, ma non solo. «Si tratta di evitare usi impropri del territorio e di prevenire anche ulteriori danni dal punto di vista paesaggistico». E a chi sostiene che la quantità di suolo agricolo impiegato nella produzione di energia solare non è poi così significativa, Masini risponde che «non è un problema di quantità, ma di “principio”. Non si tratta di stabilire una misurazione della superficie occupata dai pannelli solari, ma di adottare finalmente i necessari provvedimenti di pianificazione territoriale». Come le Linee guida per le autorizzazioni in materia di fonti rinnovabili, che il governo ha varato l'estate scorsa dopo ben sette anni di attesa. «Se questi provvedimenti fossero arrivati prima, forse non sarebbe stato necessario adottare misure in un certo senso drastiche come quelle previste dal decreto Romani – ammette il responsabile ambiente di Coldiretti – ma il decreto legislativi arriva dopo anni nei quali il territorio agricolo ha già sopportato attacchi da più fronti, dalla costruzione di discariche e snodi stradali fino ai condoni edilizi».
A chi obietta che l'esclusione delle aree agricole potrebbe determinare una battuta d'arresto nello sviluppo del fotovoltaico, Masini ribatte che il decreto Romani introduce «una misura molto interessante, che finora è stata spesso trascurata nelle valutazioni, ovvero la possibilità di utilizzare le aree da bonificare per installare impianti fotovoltaici. Solo a voler sfruttare queste zone, sarebbero disponibili complessivamente circa 24mila ettari di territorio, per cui non credo che la salvaguardia del territorio a vocazione agricola possa ostacolare lo sviluppo dell'energia solare».