Torino: i pali della luce diventano sensori intelligenti
Obiettivo: migliorare l’efficienza della rete elettrica e al tempo stesso «riconvertire» i lampioni in stazioni metereologiche dotate di telecamera e sensori wireless.Comune di Torino, Iren, Politecnico hanno avviato uno studio di fattibilità. Da La Stampa del 23.03.2011
24 March, 2011
Andrea Rossi
A Torino c’è un palo della luce ogni dieci abitanti. Totale: 90.400. Macinano energia elettrica per 4.200 ore l’anno in media. Ci permettono di vedere e di muoverci quand’è buio. Però nel gergo degli esperti vengono definiti «infrastrutture stupide», perché non sono in grado di entrare in relazione con ciò che li circonda. Uno spreco, nelle metropoli moderne, dove la parola d’ordine è interconnettere, mettere in rete, coordinare. Nel caso specifico, trasformare un’infrastruttura stupida in un palo intelligente, che dia luce e al tempo stesso sia telecamera, sensore wireless, stazione meteo.
A Torino da qualche settimana hanno cominciato a lavorarci: Comune, Iren, Politecnico hanno avviato uno studio di fattibilità. Obiettivo: migliorare l’efficienza della rete elettrica e, al tempo stesso, «riconvertire» i lampioni. «La rete dell’illuminazione pubblica è una risorsa straordinaria, una foresta urbana dalle enormi potenzialità», spiega l’assessore all’Ambiente Roberto Tricarico. Come sfruttarla? Il primo sguardo Torino l’ha gettato poco distante, a Buttigliera Alta, dove Roberto Gerbo, energy manager del gruppo Intesa Sanpaolo, ha introdotto - insieme con l’Istituto Boella e la Provincia - un dispositivo che, applicato sui lampioni, ne ottimizza accensione e spegnimento seguendo di giorno in giorno l’alba e il crepuscolo. Il risultato? Un risparmio di circa il dieci per cento sulla bolletta energetica del Comune.
Il secondo fronte potrebbe riservare sorprese ancora maggiori. Al dipartimento di Scienze e tecniche per i processi di insediamento del Politecnico il professor Roberto Pagani ci lavora da tempo: «I pali della luce possono diventare pilastri di un’intelligenza diffusa, svolgere una funzione simile a quella dei computer: registrare e trasmettere informazioni, immagazzinare dati, fungere da sensori». Con quali applicazioni? «Inviare dati, ad esempio sull’ambiente e sul traffico, o sui parcheggi, a chi si trova nella stessa zona. Come una rete wireless».
La tecnologia esiste già. Molte imprese, comprese alcune multinazionali delle telecomunicazioni, la stanno sviluppando. «Ora serve che le città permettano a queste aziende di metterla in pratica», aggiunge Pagani. Anche la legge da qualche tempo lo consente: l’autorità per l’Energia ha dato il via libera, seppure con una certa cautela, all’utilizzo dei pali della luce anche per scopi diversi dall’illuminazione pubblica.
Il problema, per ora, sono i costi. Una zavorra che Torino potrebbe aggirare, nel caso riuscisse a vincere il bando per diventare una «smart city» europea. La città è in piena corsa, l’ottavo programma quadro prenderà il via l’anno prossimo: 10-12 miliardi di euro, stanziati dall’Unione europea, da suddividere su una cinquantina di città considerate idonee a sviluppare progetti di sostenibilità ambientale, energetica, della mobilità e delle infrastrutture. «Per Torino la smart city è la nuova frontiera», dice sicuro Tricarico. «Il nostro futuro sarà sempre più tecnologico, al servizio dell’uomo e dell’ambiente».
Potrebbe tornare utile un progetto sviluppato di recente da Politecnico e Centro ricerche Fiat per monitorare il traffico e inviare alle auto informazioni in tempo reale. Si tratta di un dispositivo piazzato sopra un semaforo, un palo della luce o la fermata di un bus, collegato a un’antenna installata sull’auto. Le installazioni lungo le strade rilevano le informazioni e le trasmettono alle vetture. Non solo, le stesse vetture, dotate di un piccolo apparecchio, possono anch’esse captare e inviare informazioni sull’ambiente circostante, così da creare una rete che trasmette minuto per minuto, magari sul navigatore satellitare, le informazioni agli automobilisti.