Il "TreD-CarVan" funziona? Rispondono le officine che lo installano
Abbiamo intervistato i meccanici di tre officine - i cui nomi sono stati diffusi dalla Dukic - che installano il "TreD-CarVan". "Il dispositivo funziona", è stato dichiarato a Eco dalle Città, ma si vende poco perché ai privati non è certificato il passaggio di categoria
06 April, 2011
Paolo Procaccini
Le officine autorizzate all’installazione del “TreD-CarVan” targato Dukic parlano chiaro: «Il dispositivo funziona». La parola è di meccanici e dipendenti di tutte e tre le aziende piemontesi a cui è permesso installare l’invenzione di Michele Campostrini, brevettata a livello europeo nel 2005.
Erik Bocco, impiegato amministrativo della “Autoriparazioni Natale” in provincia di Torino, illustra: «Abbiamo installato due dispositivi per autocarro e uno per auto che ci hanno consegnato al momento della firma del contratto. Dopo questi, nessun privato l’ha acquistato». E aggiunge: «Abbiamo provato il “TreD-CarVan” con l’opacimentro (strumento che determina il livello di inquinamento dei motori diesel, ndr) e funziona, perché diminuiscono le emissioni inquinanti. Ai privati però non è certificato il passaggio di categoria, perché il prodotto non ha ricevuto l’omologazione: la gente vuole il timbro sul libretto, se no non gli rimane niente in mano».
Il problema del dispositivo è chiaro da tempo. La domanda di omologazione del dispositivo è stata presentata il 10 maggio 2008, data a cui sono seguiti i test del centro prove autoveicoli di Bari (una delle 12 “braccia” sparse per tutta Italia riconosciute dal Ministero dei Trasporti) il 15 settembre successivo. Il verbale di conformità numero “08805/BA” emesso dal capoluogo pugliese attesta il superamento di tutte le prove previste dai decreti ministeriali 39 e 42, che regolamentano i “sistemi di riduzione della massa di particolato”. Da lì, il Ministero dei Trasporti avrebbe dovuto certificare l’omologazione, ma nulla. Pressioni politiche e industriali hanno messo lo zampino, soffocando uno strumento che, con 1.300 euro incluso il montaggio, permette di non doversi indebitare per una nuova auto. Dal 29 luglio 2010 è entrata in vigore la legge 120 in materia di sicurezza stradale. Chi non rispetta i provvedimenti di blocco della circolazione nei centri abitati circolando con mezzi appartenenti, relativamente alle emissioni inquinanti, a categorie inferiori a quelle prescritte dal divieto, inciampa in una doppia sanzione amministrativa: una multa (variabile dai 155 ai 624 euro) e la sospensione della patente per al massimo un mese, se reitera l’infrazione. Nei fatti, non esiste però uno strumento che consenta alle auto di acquisire la categoria superiore, meno inquinante. Detto quindi che la marmitta catalitica non è un filtro che trattiene inquinanti, ma uno strumento che trasforma le sostanze nocive in elementi meno dannosi, è impossibile rispettare la norma. Ad oggi infatti sono in commercio, come ha elencato Bocco, «i filtri Pirelli per furgoni dai 35 quintali in su, i filtri anti-particolato installati sulle auto direttamente dalle case automobilistiche e il dispositivo della Dukic». Per rispettare i limiti imposti, agli automobilisti rimane quindi un’unica soluzione: acquistare un’auto nuova.
Nel canavese, Fabio Papurello ha un’officina autorizzata all’installazione del dispositivo targato Dukic. «Potrei installare due dispositivi al giorno e invece ne ho montati due in un anno: la gente vuole l’omologazione e quindi il passaggio di categoria dell’auto». Su una Marea 2.4 jtd Euro 2 del 1999, Papurello racconta di aver montato il dispositivo di casa Dukic: «L’auto è diventata un Euro 4, inquina di meno e il motore rende di più: c’è meno deterioramento dell’olio motore e meno deposito di olio incombusto».
Della stessa opinione Claudio Porcellato, con officina a Trofarello: «Ho la concessione da tre anni e in tutto ho installato due dispositivi, ottenendo l’abbattimento di consumi e di inquinanti pari al 50%. Ma la gente non spende 1.300 euro senza il passaggio di categoria».
Insomma, tutto pare andare a favore dell’azienda di Dueville, che dopo esser finita su “Uno Mattina”, programma di Rai 1, sarebbe ora oggetto di attenzioni di Report, condotto da Milena Gabbanelli.