Referendum ambientali di Milano: una storia lunga un anno
Grazie alle pressioni dei promotori, alla fine il Comune di Milano decide per il 12 e 13 giugno - coi referendum nazionali - il voto sui referendum milanesi.Necessario un quorum al 30%. Quella dei referendum è una storia cominciata un anno fa. Eco dalle Città ricostruisce il cammino dei cinque quesiti
07 April, 2011
Il voto del 12 e 13 giugno sui referendum milanesi avviene quasi un anno dopo il lancio della campagna referendaria. Era il 3 giugno del 2010 quando Marco Cappato, Enrico Fedrighini ed Edoardo Croci presentarono in una conferenza stampa il progetto referendario. La proposta era chiara: mettere in moto una “rivoluzione ambientale” cambiando il sistema dei trasporti, dell’energia, dell’abitare, generando il miglioramento della qualità dell’aria, della mobilità e del verde.
Da qui, i cinque quesiti (la trasformazione dell’Ecopass in congestion charge (cioè pagare tutti),raddoppio degli alberi, tutela della Darsena e del parco di Expo, più politiche di efficienza energetica nell’edilizia) e l’avvio della raccolta firme che, secondo il regolamento comunale milanese, devono essere pari all’1,5% degli iscritti nelle liste elettorali. Il che significava, per i tre promotori, raccogliere 15000 firme.
L’estate 2010 venne tutta dedicata a promuovere i contenuti dei referendum e a raccogliere le firme. Dalle sedi comunali ai banchetti fino alle raccolte firme in notturna presso le Colonne di San Lorenzo, il cuore della movida milanese, la campagna referendaria non è mai andata in vacanza. Un percorso che ha portato a settembre ai Referendum Days: dal 17 al 19, per tre giorni, in tutta la città vennero allestiti centinaia di tavoli per la raccolta firme, oltre a eventi collegati ai temi referendari. Nel frattempo,si erano aggiunte molte adesioni tra le personalità della vita culturale milanese.
Intanto, la campagna dava i suoi frutti: erano 2500 le firme raccolte solo durante i Referendum Days, oltre 10.000 quelle raggiunte all’inizio di ottobre e 14.000 al 24 ottobre. Mancava l’ultimo scatto di reni: arrivare a 15.000 firme entro il 6 novembre, la deadline stabilita entro cui consegnare le sottoscrizioni e avviare la procedura referendaria. Il 3 novembre l’annuncio trionfante del Comitato promotore: 18.200 firme da consegnare in Comune. Successivamente, i conteggi dimostrarono che le firme erano 125.000, una media di 25 mila per quesito. Quindi, l’iter procedurale: 45 giorni per l’Ufficio elettorale per certificare le firme; poi 30 giorni per comunicare l’esito del controllo al Collegio dei Garanti e trasmettere i quesiti a sindaco, presidente del consiglio comunale e segretario; dopodichè il sindaco ha cinque giorni di tempo per comunicare ai promotori del referendum il buon esito della procedura e poi tra i 30 e i 70 giorni successivi devono essere indetti i referendum.
Infine, il balletto della data dei referendum consultivi. Il Comitato Promotore ha sempre proposto l’accorpamento dei referendum milanesi con le amministrative del 15 maggio, oppure con i referendum nazionali. Il centrodestra milanese ha proposto l’accorpamento con i referendum nazionali, mentre il candidato sindaco del centrosinistra Giuliano Pisapia chiedeva di votare i quesiti lo stesso giorno delle amministrative. Nel mezzo c’è stata Letizia Moratti che ha pensato di decidere dopo aver sentito il comitato promotore. Sull’accorpamento con i referendum nazionali occorreva però una modifica al regolamento comunale. La proposta è arrivata dal consigliere comunale Fedrighini, che ha sbloccato l’impasse.