Decreto rinnovabili, Greenpeace al governo: "Tempo scaduto"
L'associazione ambientalista denuncia i ritardi del governo nell'approvazione del quarto Conto energia. "Ogni giorno in più senza un quadro normativo chiaro - attacca Greenpeace - è un giorno in più di paralisi per l'intero settore"
12 April, 2011
All'avvio dell'ennesima settimana di trattative tra i ministri dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo e dello Sviluppo Economico Paolo Romani con le associazioni rappresentanti il settore delle energie rinnovabili, Greenpeace ricorda ai due rappresentanti del Governo i loro impegni assunti e, secondo l'associazione, puntualmente disattesi: "i tempi annunciati sono largamente scaduti e averli disattesi è la prova ultima dell'incompetenza del governo a dirigere un settore che dà lavoro a più di 100 mila persone".
Le energie rinnovabili, commenta Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia, "sono un comparto strategico per il futuro del paese. A questo mondo produttivo, dopo il disastro del decreto Romani, si risponde con una sola misura: il ritardo. E lo si fa sapendo che ogni giorno in più d'indeterminatezza del quadro normativo è un giorno in più di paralisi per l'intero settore, di congelamento degli investimenti, di incertezza, cassa integrazione o licenziamento per i lavoratori".
Greenpeace Italia ha lanciato pochi giorni fa una petizione online, indirizzata ai ministri Prestigiacomo, Romani e Tremonti per chiedere di adottare un sistema di incentivi che ricalchi il modello tedesco, con graduale riduzione della tariffa incentivante al raggiungimento di soglie di potenza installata; di cancellare i limiti annuali di potenza incentivata e i tetti massimi di spesa annuale; di rivedere gli obiettivi del piano nazionale al 2020, con un obiettivo minimo per l'energia eolica pari a 16.000 MW e per l'energia fotovoltaica pari a 20.000 MW. La petizione ha già raccolto 26 mila adesioni. (Fonte: Adnkronos)