Decreto rinnovabili, botta e risposta tra Romani e Aper
Il ministro accusa l'associazione di aver rifiutato il dialogo con il governo sui provvedimenti che riformano gli incentivi alle rinnovabili. Dura la risposta di Aper: «Negli ultimi due mesi e mezzo abbiamo inviato a ministro quattro lettere rimaste ancora senza risposta». L'associazione, comunque, si dichiara ancora disponibile al confronto
15 April, 2011
Accuse reciproche tra il ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani e l'Associazione produttori energia da fonti rinnovabili (Aper). Nel corso di una interrogazione parlamentare, il ministro ha criticato apertamente l'associazione, accusandola di avere, in più occasioni, rifiutato il dialogo sul decreto. Nella stessa occasione, Romani ha difeso l'operato del governo in materia di rinnovabili: «Il Governo non ha fatto un’azione con l’accetta né tanto meno sta tornando indietro – ha dichiarato – Al contrario, l’esecutivo sta valutando con tutte le imprese del settore per trovare insieme un meccanismo». A queste parole era seguita l'accusa esplicita ad Aper, accusata di «fare resistenza al coinvolgimento e non voler essere coinvolta». Il ministro aveva invece salvato il Gifi, (Gruppo imprese fotovoltaiche italiane), aderente a Confidustria, considerato dalle altre associazioni troppo “filo-governativo”.
La replica di Aper, naturalmente, non si è fatta attendere. «Solo negli ultimi due mesi e mezzo – si legge in una nota ufficiale dell'associazione – possiamo contare almeno quattro lettere a firma del nostro presidente, in cui chiedeva un confronto con il ministero, lettere che ancora per altro attendono una risposta e che sono disponibili sul sito dell’associazione». I produttori delle rinnovabili, comunque, provano a gettare acqua sul fuoco della polemica, approfittando dello “scambio di opinioni” per ribadire la propria «disponibilità ad un incontro ufficiale per confrontarci sul decreto sul fotovoltaico e sui contenuti più generali di tutto il provvedimento».