Incentivi alle rinnovabili, l'Unione europea bacchetta l'Italia
Duro avvertimento del commissario europeo all'Energia al ministro Romani, in cui si invita il governo italiano a risolvere al più presto l'incertezza normativa in materia di sussidi alle rinnovabili. Oettinger mette in guardia anche dal rischio di violare il diritto internazionale, introducendo provvedimenti con valore retroattivo
18 April, 2011
«Le modifiche alla disciplina degli incentivi per le rinnovabili che compromettono direttamente o indirettamente investimenti in corso sollevano serie preoccupazioni tra gli investitori, sia nazionali che internazionali. Le conseguenze di tali modifiche sugli investimenti nel settore europeo delle rinnovabili destano la mia preoccupazione». Lo scrive il commissario europeo per l'Energia, Gunther Oettinger, in una lettera indirizzata al ministro per lo Sviluppo Economico, Paolo Romani.
Le scelte energetiche del governo italiano, dunque, tengono sulle spine Bruxelles, che teme che il nostro Paese non riesca a mantenere gli impegni in materia di rinnovabili ed efficienza. «L'Italia – ricorda Oettinger – è tenuta a raggiungere la quota del 17% dei consumi finali lordi di energia da fonti rinnovabili entro l'anno 2020 ». Un obiettivo che, secondo l'Ue, non può prescindere da una rapida ridefinizione degli incentivi alle rinnovabili. «Risulta fondamentale – si legge ancora nella missiva – che il governo italiano crei quanto prima un quadro interno d'incentivazione chiaro, stabile e prevedibile per garantire lo sviluppo delle rinnovabili, senza correre il rischio che i necessari investimenti privati siano rimandati e diventino più costosi, ostacolando cosi il raggiungimento del suddetto obiettivo».
Dopo le associazioni di imprenditori e i gruppi ambientalisti, dunque, anche il commissario Ue all'Energia raccomanda a Romani di affrettare i tempi per la chiarificazione del nuovo quadro di incentivi. Oettinger si spinge anche oltre, mettendo in guardia il ministro dal rischio di violazione dei principi del diritto internazionale, soprattutto per quanto riguarda la retroattività dei provvedimenti. «Le modifiche che alterano il ritorno finanziario dei progetti esistenti rischiano di violare principi generali di diritto nazionale e comunitario – amminisce – ma soprattutto di compromettere la stabilità degli investimenti nel settore, con possibili ripercussioni sulla ripresa economica».
La conclusione della lettera suona come un duro avvertimento. «Vorrei pertanto cortesemente invitarla – scrive Oettinger – a intraprendere ogni sforzo per attuare la direttiva 2009/28/CE in maniera stabile e prevedibile e di essere particolarmente cauto nel considerare misure che possano avere ripercussioni sugli investimenti già effettuati. I miei uffici saranno felici di approfondire la discussione in materia e di assistervi al riguardo». I rapporti tra il nostro esecutivo e l'Europa, mai tesi come in questo periodo, rischiano di compromettersi ulteriormente per la questione delle rinnovabili. Gli operatori di settore sperano dunque che il governo non vada al braccio di ferro con Bruxelles e faccia il passo indietro che le associazioni chiedono a gran voce da mesi.