Nasce Ifi, il Comitato delle imprese fotovoltaiche italiane
Le principali imprese nazionali del settore fotovoltaico hanno dato vita a una nuova sigla. Il neonato Ifi punta ad accelerare il raggiungimento della grid parity, promuovendo lo sviluppo di competenze specializzate e nuove tecnologie. E chiedendo al governo «di adottare una logica di investimento con un orizzonte certo»
28 April, 2011
Nasce una nuova sigla nel panorama, per la verità già piuttosto complesso, del solare fotovoltaico. Alcune tra le principali aziende italiane del settore hanno infatti dato vita a Ifi (Comitato delle imprese fotovoltaiche italiane), che si candida a diventare un «punto di riferimento per istituzioni, enti e imprese industriali del settore per operare alla ricerca di soluzioni condivise, volte allo sviluppo della produzione di energia elettrica mediante conversione fotovoltaica da fonte solare».
Il Comitato appena costituito riunisce imprese che nel complesso rappresentano oltre il 60% della produzione nazionale di celle e moduli fotovoltaici: Mx group, Azimut, Brandoni solare, Cappello group, Eclipse Italia, Energica, Ferrania solis, Renergies Italia, Solarday, Spsistem, Vipiemmesolar, Xgroup. Tra i principali obiettivi del neonato cartello, c'è la promozione di investimenti di lungo periodo nel settore fotovoltaico, «contro visioni speculative di breve periodo che di fatto danneggiano il Paese». Il riferimento, manco a dirlo, è alla riforma del sistema di incentivi che da settimane sta tenendo in agitazione l'intero mondo delle rinnovabili. «È necessario adottare una logica di investimento con un orizzonte certo – ha dichiarato Filippo Levati, direttore generale di Mx group e presidente del Comitato – e con strumenti che orientino le risorse di chi accede agli incentivi verso lo sviluppo di processi industriali, tecnologie e competenze».
Solo in questo modo, secondo Ifi, sarà possibile raggiungere in breve tempo la grid parity, ovvero l'equivalenza sostanziale tra il costo per il consumatore dell'energia solare con quella prodotta a partire da fonti fossili. «Considerare l’incentivo al settore come un mero supporto all’adozione del fotovoltaico – ha aggiunto Levati – è poco lungimirante e produce distorsioni di mercato, non generando un reale valore e benessere diffuso per il Paese e per i cittadini».