La strana storia dell'Ortopolitano
Riceviamo e volentieri pubblichiamo l'articolo che ci ha inviato il gruppo informale di volontari TourinOrto, che racconta la storia di un "ortopolitano" che assomiglia ad un'araba fenice
25 May, 2011
Questa è la strana storia di un pezzo di terra torinese. In piazza Nizza di fianco alla fermata del Metrò, fino alla mattina del 24 maggio 2011, c'era un orto.
Un piccolo orto nato da un mese. Le persone del quartiere, incuriosite, dicevano: "Cosa fate? Ma allora ci pianto del basilico!" oppure "Che bello! lo curo anche io!" e ancora "effettivamente è una bella idea e io che abito qui ci pianto delle melanzane!"
C'erano piantine di pomodoro (rosso, nero), camomilla (contro lo stress), calendula (i fiori si mangiano), lenticchie (per prepararsi al capodanno), peperoncini (ci sono tanti appassionati al piccante), e pure una grande camelia salvata dall'immondizia (non si mangia ma era molto bella). Vicino agli ortaggi anche dei cartelli colorati e di forma orticola: "fai di me il tuo orto", "da cosa nasce cosa", "coltivami" oltre alle indicazioni per l'appuntamento settimanale che finora era stato il martedì. Tutto intorno, un recinto, ma basso, per rendere evidente la coltivazione e tenere alla larga gli amici cani.
Ora non c'è più nulla, meglio, anche quei 30 metri quadrati di orto, sono tornati al precedente stato di abbandono che caratterizza tutta la terra di piazza Nizza.
Chissà dove è finito l'Ortopolitano, se è stato un sogno o un miraggio.
In attesa di capire meglio perchè è stato "rimosso" e soprattutto quale sarà il destino di quel pezzo di terra, il gruppo informale TourinOrto ha deciso di non demordere e ricostruire (il neonato, già morto e tra breve risorto), Ortopolitano.
TourinOrto vuole rinsaldare il legame con la terra, che se coltivata in questo modo, nutre anche le relazioni umane.
L'appuntamento è in piazza Nizza il 31 maggio alle ore 18. Portate piante e semi. Raccoglierete relazioni libere e umane e, se lasceranno fare, anche qualche carota.
Dal giardino di casa al cliente. È vendita libera per gli ortaggi
Orti, ma non di guerra