Abolizione delle Province: le proposte, i pareri e la riassegnazione delle competenze
Dopo la proposta di abolizione presentata in Parlamento (e bocciata), si è riacceso il vecchio dibattito sul ruolo degli “enti intermedi”. Tra favorevoli e contrari alla cancellazione delle Province, la questione principale rimane quella della riassegnazione delle loro competenze. Soprattutto in campo ambientale
11 July, 2011
Province sì, province no. Non c'è praticamente stagione politica che sia esente dal dibattito sull'abolizione delle Province, accusate spesso di essere carrozzoni politici scarsamente efficienti, se non addirittura dei veri e propri “poltronifici”, serbatoi di consenso elettorale e di clientele. Il tema è tornato al centro della scena politica proprio nei giorni scorsi, dopo che una proposta di abolizione presentata dall'Italia dei valori è stata bocciata dal Parlamento.
Quanto ci costano
Ma perché tanto accanimento nei confronti delle 110 Province italiane? Come spesso succede, è prima di tutto una questione di soldi. Secondo la Confersercenti, cancellarle dalla Costituzione (e quindi dal panorama amministrativo nazionale) consentirebbe una riduzione della spesa pubblica di circa 7 miliardi di euro l'anno, pari più o meno a mezzo punto di Pil. Un dato paradossalmente più alto (12 miliardi e 158 milioni di euro nel 2010, pari all'1,5% della spesa pubblica nazionale) è contenuto nel documento appena presentato dall'Upi, l'Unione delle Province italiane, naturalmente contraria all'ipotesi di abolizione, ma disponibile a ragionare in termini di “razionalizzazione del sistema”. Cancellare i cosiddetti enti intermedi, in ogni caso, permetterebbe un bel risparmio, e per i detrattori delle Province questo sarebbe un motivo più che sufficiente per approvarne l'abolizione. Secondo il fronte dei contrari (praticamente tutti gli altri partiti politici, ad eccezione di Udc e Terzo polo), però, prima di qualunque intervento di accorpamento o cancellazione delle Province andrebbe fatta una riflessione più accurata sulla ridistribuzione delle loro competenze.
A cosa servono
Ma quali sono, in effetti, le funzioni esercitate dalle 110 Province italiane? Si tratta, prevalentemente, di compiti di programmazione e coordinamento nei confronti dei Comuni del territorio. Diversi i campi di competenza, tra i quali l'ambiente è uno dei più significativi. In questo settore, infatti, le amministrazioni provinciali si occupano, di concerto con Regioni e Comuni, di difesa del suolo, tutela delle risorse idriche ed energetiche, viabilità e trasporti, gestione dei rifiuti, controllo delle acque di scarico, dell'inquinamento atmosferico e acustico, di caccia, pesca e agricoltura. Alle Province, inoltre, spetta un ruolo di supporto e coordinamento nell'accesso ai fondi europei da parte degli enti comunali. Competenze che, secondo i fautori dell'abolizione, potrebbero essere facilmente riassegnate alle altre amministrazioni locali, ma che per l'Upi testimoniano l'essenzialità del ruolo svolto dalle Province. Che, solo per restare in tema di politiche ambientali, «si occupano di controlli ambientali, difesa del suolo, prevenzione delle calamità, valorizzazione delle risorse idriche ed energetiche, protezione della flora e della fauna, dei parchi e delle riserve naturali; organizzazione dello smaltimento dei rifiuti», si legge nel documento pubblicato dall'associazione (vedi allegato).
Accorpare i Comuni?
Tra i candidati ad ereditare le competenze provinciali in caso di abolizione degli enti intermedi ci sono i Comuni, eventualmente accorpati in “aree metropolitane” o “Comuni associati”. Un'ipotesi che sembra non dispiacere all'Anci, l'associazione dei Comuni italiani, almeno secondo le esternazioni dell'ex sindaco di Torino Sergio Chiamparino. «Nell’ottobre 2009, da presidente dell'Anci – ha dichiarato di recente al Corriere della Sera - avevo elaborato una proposta, condivisa da tutti noi sindaci, per l'abolizione delle Province e la divisione delle loro competenze tra le Regioni e i Comuni, con la variante dei Comuni associati e delle aree metropolitane». La proposta, a quanto pare, è rimasta lettera morta («come tutto ciò che riguarda il vero federalismo», ha commentato amaro Chiamparino»), ma l'ex sindaco torinese non esclude che possa tornare in auge. «Ci credo – ha aggiunto - In fondo si tratta di un tema “minore” e, proprio per questo, gestibile più di altre emergenze: avessero dato retta all'Anci, accogliendo la nostra proposta, avremmo avuto tutto il tempo per fare la riforma e l'abolizione delle Province non sarebbe stata affatto traumatica, dal momento che eravamo all'inizio della legislatura». Chiamparino, tra l'altro, non è l'unico, tra i primi cittadini in carica o decaduti, a caldeggiare apertamente questa soluzione. Anche il sindaco di Roma Gianni Alemanno, nonostante la ferma contrarietà del suo partito, si è dichiarato «favorevole non da ora all’abolizione delle province e all’accorpamento dei Comuni». In particolare, Alemanno ritiene che la strada più adatta per semplificare il quadro amministrativo nazionale potrebbe partire dalla «unificazione dei servizi» comunali.
Le proposte dell'Upi
L'Unione delle Province, dal canto suo, ha reagito con durezza alla proposta dell'Italia dei valori, bollandola come una iniziativa «demagogica e ipocrita». Il dibattito degli ultimi giorni, secondo il presidente dell’Upi e della provincia di Catania Giuseppe Castiglione, è fondato sul nulla. «Si tirano in ballo, tra l’altro stravolgendoli, dati vecchi di anni – ha dichiarato - si fanno assurdi calcoli sui presunti risparmi, si discetta di abolizione di una istituzione facendo credere che da questo possano discendere non solo risparmi strabilianti, ma addirittura nell’immediato». Secondo il presidente dell'associazione, sarebbe molto più efficace, e di immediato risultato, tagliare «i costi dei tanti consorzi, aziende, e commissari, consulenti di cui il Paese è pieno e che sono un costo vivo, tagliabile, questo si, subito, con risparmi netti di oltre 5 miliardi di euro». Quanto alle Province, l'Upi ha elaborato una proposta che prevede un complessivo riordino del sistema istituzionale. A partire dall'istituzione delle Città metropolitane, con la conseguente eliminazione della Provincia corrispondente, e dalla diminuzione del numero degli enti, con l'ingrandimento di quelli più piccoli. Un'operazione che non richiede la modifica della Costituzione. Secondo Castiglione, infine, urge un chiarimento delle competenze dei vari enti locali, cancellando sovrapposizione e lungaggini burocratiche. «Per farlo – ha dichiarato - basta concludere l'iter di approvazione della Carta delle Autonomie locali, ferma in Senato, che stabilisce “chi fa che cosa” e riporta ordine nel sistema delle istituzioni locali». Una posizione condivisa dai presidenti di Provincia del Partito democratico, che hanno affidato le loro considerazioni a una nota congiunta. «Al di là della demagogia è arrivato il tempo delle proposte serie – si legge nel comunicato - Su di esse i presidenti di Provincia saranno al tavolo di chi vuole riformare profondamente l’Italia: presto, bene e con coraggio, senza posizioni pregiudiziali e pronti a condividere scelte che riguardino anche e soprattutto le Province».
La parola ai cittadini
Il dibattito, in ogni caso, è destinato a continuare, con toni che potrebbero inasprirsi ulteriormente. Le parti in causa hanno già annunciato iniziative future che chiameranno gli Italiani a dire la loro. “Firma e ferma gli sprechi”, ad esempio, è lo slogan della raccolta di firme lanciata da Antonio Di Pietro per una proposta di legge di iniziativa popolare per l'abolizione delle Province. La raccolta inizierà in autunno e richiederà almeno 50mila sottoscrizioni. Ma l'Upi, intanto, non rimane a guardare, ed è pronta a rispondere con la stessa moneta. Il presidente Castiglione ha già annunciato «una massiccia campagna di raccolta firme per la presentazione di una proposta di legge di iniziativa popolare che cancelli tutti quegli enti di nomina della politica e consolidi il ruolo delle istituzioni democratiche che i cittadini liberamente eleggono».
Il comunicato stampa del presidente dell'Upi
Il comunicato stampa dei presidenti di Provincia del Pd
Province: Saitta (vice presidente vicario dell’Upi e presidente della Provincia di Torino) al Partito Democratico, partiamo dal programma per riformare il paese