Elio: “Niente cemento, o si finisce all’inferno”
In un articolo scritto per il Fatto, il cantante degli Elio e le storie Tese invita il sindaco di Milano e Roberto Formigoni a non snaturare il progetto dell'esposizione del 2015 e a realizzare gli orti planetari - da Il Fatto Quotidiano del 10.07.2011
12 July, 2011
Nei prossimi giorni, il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, e il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, firmeranno l’Accordo di programma per l’Expo.
Elio, di Elio e le Storie tese, lancia a Pisapia questo appello: non accetti il cemento, non cada nella trappola che sta snaturando il progetto degli orti planetari per trasformare l’Expo 2015 in affari cementificazione.
Roberto Formigoni andrà all’inferno. Uno come lui, che appartiene a Comunione e liberazione e dice di credere in Dio, deve sapere che la cementificazione è uno dei peccati più gravi che possono essere commessi. Certo, quando sono state scritte le Tavole della Legge, quel peccato non esisteva ancora e non era neppure immaginabile, ma se fossero scritte oggi, le Tavole della Legge, la cementificazione sarebbe uno dei peccati più gravi in assoluto, perché ha conseguenze pesanti sulla vita nostra, dei nostri figli e dei figli dei figli.
Io sono nato in una zona di Milano in cui negli anni Ottanta sono state costruite quattro torri, orribili. Sono ancora lì. E sono vuote. Vogliamo continuare così? L’Expo di Milano 2015 era nato con una idea bellissima: creare degli orti planetari con le coltivazioni di tutto il mondo. Finita l’esposizione universale, sarebbe rimasto alla città un grande parco con le biodiversità del pianeta: una cosa che non esiste in nessuna altra parte del mondo. Ma ora l’Expo si sta invece dimostrando un trucco: prendere aree che oggi sono agricole e trasformarle in aree edificabili, cementificando e costruendo l’equivalente di venti nuovi Pirelloni, il grattacielo di via Melchiorre Gioia detto Formigone, costruito come nuova sede della Regione dopo aver abbattutto il Parco di Gioia, altro grave crimine o peccato.
La volontà dei cittadini milanesi si è espressa in modo molto chiaro nel referendum del 12 e 13 giugno. Oltre ai quattro referendum nazionali, a Milano ce n’erano altri cinque, consultivi, sull’ambiente. Uno di questi chiedeva: volete che resti a parco l’area dell’Expo, una volta finito l’evento del 2015? Hanno vinto i sì. Dunque Formigoni non può andare contro la volontà dei cittadini. I milanesi che hanno espresso la loro volontà in modo tanto chiaro, adesso devono farsi sentire.
Altrimenti continuerà a succedere quello che è successo in questi vent’anni di cattiva amministrazione della città. In questi decenni sono scomparse tante cose che caratterizzavano Milano: la Centrale del latte, la Fiera campionaria… E la Scala? È stata oltraggiata dal restauro. Non è stata restaurata: le hanno aggiunto sul tetto una clinica svizzera. L’anima di una città è fatta di tante cose concrete. Ebbene, la cosa più grave successa a Milano in questi anni è che ha perso la sua anima. E i cittadini hanno così perso il legame con la loro città.
La grandezza della idea dell’Expo era poter fare qualcosa che mostrasse la città com’era, collegandola alla città che sarà. Invece si è passati alla furbata di prendere prati e trasformarli in cantieri e poi in palazzi e grattacieli. Così un’area che valeva uno viene trasformata in un affare che vale mille. Soldi e cemento. Ma chi ci guadagna? Non certo noi cittadini, non certo i nostri figli e i figli dei nostri figli. Allora, milanesi, alzate la voce! Facciamo rispettare la nostra volontà espressa nel referendum. E tu, caro sindaco Giuliano Pisapia, non cadere nel tranello di Formigoni, che ti dice: o fai come dico io, oppure l’Expo non si fa e Milano farà una figuraccia planetaria. Così dicono: o si fa come vogliono loro, o niente. Ma è possibile? Non si riesce davvero a salvare il parco degli orti, o almeno a costruire di meno? Io credo che se i cittadini faranno sentire la loro voce, potremo evitare una nuova, inutile supercementificazione, fatta con la scusa dell’Expo. Formigoni deve pensarci, altrimenti l’inferno lo aspetta.