Legambiente su Fibronit: "Non si costruiscono palazzi sulle discariche"
Stefano Ciafani,Responsabile Scientifico di Legambiente firma una lettera aperta per richiamare l'attenzione sul destino dell'area ex Fibronit di Bari, chiedendo che i rifiuti pericolosi ancora presenti siano intombati e che l'area sia trasformata in un parco e non in area residenziale, scelta che comporterebbe oltretutto una "percolosa movimentazione del terreno"
04 August, 2011
"E' incredibile che dopo tutti questi anni si azzeri la storia dimenticando che quella della Fibronit, piuttosto che una banale questione di proprietà, è stata una grande emergenza socio-sanitario-ambientale, rimane un caso di studio internazionale sui dati epidemiologici legati alla morte di decine di inermi cittadini residenti intorno alla vecchia fabbrica abbandonata e soprattutto costituisce un eclatante caso giudiziario.
Legambiente ritiene inverosimile, al limite dell'offesa alla comune intelligenza, parlare del futuro edificatorio di un'area che una sentenza penale passata in giudicato ha classificato come discarica abusiva di materiali pericolosi per la salute.
L'intervenuta prescrizione ha cancellato la possibilità di comminare una pena (compresa la misura accessoria della confisca, a suo tempo disposta) a chi ha determinato l'inquinamento, ma non ha certo cancellato l'accertamento del reato. La Fibronit, insomma, oltre che un sito inquinato di interesse nazionale, è una discarica. Non si è mai sentito che si costruiscano palazzi su una discarica, ovvero nel luogo dove sono state conferite centinaia di tonnellate di materiali contaminati, la cui movimentazione comporta inevitabilmente rischi per quanto eventualmente limitati dall'adozione delle migliori tecnologie disponibili.
Ma anche volendo rimanere nel solo campo della scelta della bonifica, Legambiente ricorda che tutti i procedimenti avviati negli ultimi anni, soprattutto quando si parla di siti inquinati di così grande evidenza, hanno seguito un percorso di partecipazione, passando cioè attraverso l'accettazione sociale.
Non sfuggirà, a chi genericamente contrabbanda come possibile una bonifica per asportazione dei terreni della Fibronit, che ancora oggi non esiste una tecnologia in grado di impedire al 100% la dispersione di microscopiche fibre di amianto nella zona circostante (e per diversi chilometri) l'area di intervento. In una fetta di città così densamente urbanizzata e popolata, al centro dei quartieri Japigia, San Pasquale e Madonnella, la volatilizzazione del solo 0,1% di una così macroscopica quantità di materiale rimosso determinerebbe una dispersione tra le case di milioni di fibre cancerogene.
Di fronte a questa prospettiva di rischio, già abbondantemente approfondita, discussa, metabolizzata, acquisita in oltre un decennio di partecipazione diretta dei cittadini alla vicenda Fibronit, si è ben chiarito che il pubblico sentire rifiuta senza tentennamenti qualsiasi ipotesi di rischiosa movimentazione dei terreni e chiede invece la tombatura dei rifiuti con, a sigillo, la realizzazione di una grande area verde.
Legambiente ritiene che, su un caso ormai chiaro in tutti i suoi aspetti, siano essi di carattere tecnico, politico, sociale, igienico, sanitario o ambientale, tornare sui propri passi, dimenticando che tutto quello che doveva accadere è già accaduto, suoni come un'offesa. Come per l'altra vicenda legata ai palazzi di Punta Perotti e alla loro demolizione per il ripristino della legalità, la nostra associazione sarà a fianco delle amministrazioni pubbliche (Comune di Bari e Regione Puglia) e dei cittadini perché si affermi il diritto al primato della tutela della salute pubblica su qualsiasi pretesa di edificazione con conseguente pericolo di inquinamento".
Stefano Ciafani
Responsabile Scientifico Legambiente Nazionale
Francesco Tarantini
Presidente Legambiente Puglia
Marino Spilotros
Presidente Legambiente Circolo di Bari