Aumenta la produzione di rifiuti in Italia? Intervista a Mario Santi
Dobbiamo aspettarci in Italia una ripresa generale della produzione di rifiuti? Le considerazioni di Mario Santi, rifiutologo, sull'aumento nel 2010 della produzione di rifiuti nei comuni capoluogo di provincia registrato dall'Istat
08 September, 2011
La tendenza registrata dall'Istat è attendibile?
Partiamo dal fatto che lo sia. Bisognerebbe conoscere la fonte (Ispra, che probabilmente ha fornito alcuni primi dati che ritroveremo nel rapporto annuale di prossima pubblicazione? Dati dei MUD forniti dai Comuni stessi?), Assumiamola come credibile, per sviluppare alcuni ragionamenti.
Dobbiamo aspettarci in Italia una ripresa generalizzata della produzione di rifiuti?
Per i motivi illustrati alla risposta successiva c'è da temerlo ...
Sempre secondo l'Istat nel 2010 i consumi delle famiglie hanno registrato una leggerissima tendenza al rialzo, dello 0,5% rispetto al 2009 (meno dell'aumento della produzione di rifiuti nei Comuni capoluogo). Quanto incide il fattore economico nella produzione di rifiuti?
Qui, a fronte dell'unico dato non ambiguo, che si può leggere in modo relativamente sicuro, sta la chiave di tutto e la maggiore fonte di preoccupazione.
La crescita dei rifiuti è superiore alla crescita dei consumi, che assumiamo anche come “indicatore indiretto” della capacità di reddito (in assenza delle serie sul PIL 2009-2010 per di Comuni in questione).
Quindi l'unico dato “macro” certo è che nei comuni capoluogo di provincia italiani la produzione dei rifiuti cresce più dei consumi e (con ogni probabilità ancora più del reddito).
Decenni di politiche europee sull'uso sostenibile delle risorse, hanno portato nei casi migliori alla riduzione dei rifiuti per abitante (e per unità di prodotto). Ma in modo più generalizzato si è registrato il disaccoppiamento tra crescita economica e consumo di risorse (e produzione di rifiuti): cioè prima i rifiuti sono cresciuti meno del reddito e poi la crisi della capacità di spesa delle famiglie ha provocato una più sensibile diminuzione dei rifiuti da esse prodotti.
In Italia da quello che che ci indicano questi dati (pur limitati ai soli Comuni capoluogo di Provincia e con differenze tra loro che meriterebbero spiegazioni specifiche) non si raggiunge neanche questo disaccoppiamento.
Inoltre questi dati, che vanno considerati più un segnale che un dato certo, ci fanno invece sospettare che quando e dove si registra una maggior disponibilità di reddito i rifiuti crescano in misura anche più rilevante.
Recentemente l'Agenzia europea per l'Ambiente ha stimato in Europa un aumento fino a 558 kg pro capite entro il 2020 (erano 524 kg nel 2008) a meno che non siano messe in atto politiche efficaci per ridurre la produzione di rifiuti. Quali potrebbero essere queste "politiche efficaci"?
Nel nostro paese le politiche di minimizzazione dei rifiuti (cioè di raccolta differenziata a avvio al riciclaggio) fanno fatica ad affermarsi pienamente. Ma vent'anni di esperienza ci consentono di sapere “come si fa”, con i modelli di raccolta domiciliare spinta in presenza di un uso intelligente della leva economica (tariffazione puntuale) che assicurano i migliori risultati.
Sta crescendo (pur con buchi territoriali da colmare) la capacità della struttura industriale di offrire uno sbocco al riciclaggio dei diversi materiali di recupero.
Dei prodotti riciclati va poi aumentato il mercato, spingendo la Pubblica Amministrazione a sostenerlo con politiche degli acquisti ispirate al Green Public Procurement.
Nel nostro paese si registra invece un pesante ritardo nella capacità di prevenire la formazione e ridurre la produzione dei rifiuti.
Eppure non mancano le esperienze virtuose, che possono essere “copiati” e generalizzati, come si fece negli anni '90 per la Raccolta Differenziata.
E' stata creata una banca dati che le raccoglie e, per iniziativa di Federambiente e Osservatorio Nazionale su Rifiuti sono state redatte le “Linee Guida sulla prevenzione dei Rifiuti Urbani”. Si tratta di un Manuale a disposizione di chiunque per capire come organizzare la prevenzione dei principali flussi di beni-rifiuti. Con una particolare attenzione alle azioni attuabili nei principali contesti dove essi vengono a prodursi (casa, ufficio, mensa, GDO, fiere-sagre e alberghi). Vi si possono trovare azioni su cui puntare, soggetti da coinvolgere, strumenti da utilizzare, benefici e e criticità cui si va incontro.
Si avvicina l'edizione 2011 della Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti (19-27 novembre 2011) durante la quale si svolgeranno migliaia di azioni di riduzione. Ma le buone pratiche di riduzione quale incidenza hanno sulla produzione di rifiuti?
Mi piacerebbe che quest'anno la SERR avesse “qualcosa in più” oltre alle tante pratiche virtuose che hanno caratterizzato le passate edizioni - e che vanno assolutamente riproposte e incrementate.
Il nuovo quadro normativo (la Direttiva europea di rifiuti del 2008 e il Decreto Legislativo di recepimento dell'anno scorso) ci dà obiettivi e strumenti.
Gli obiettivi devono essere il disaccoppiamento relativo (tra crescita economica / disponibilità di reddito e consumo risorse / produzione rifiuti) e la riduzione assoluta dell'impatto (minor produzione di rifiuti urbani pro capite e di rifiuto per unità di prodotto).
Lo strumento è il Programma di prevenzione e riduzione dei rifiuti. La legge lo richiede a livello nazionale entro il dicembre 2013, la situazione consiglia di lavorarci da subito a livello regionale e locale, definendo strumenti e praticando azioni in questo senso.
Ai vari livelli si tratta di combinare politiche regolamentari (dalle politiche di assimilazione ai regolamenti comunali sui rifiuti e su tarsu/tariffa), economiche (gestione di eco-tassa regionale e della tariffa, legame tra quantità pro capite prodotte e prezzo di conferimento agli impianti di smaltimento), volontarie (che evidenzino e premino le azioni dei settori più consapevoli della produzione e della distribuzione).
Dalle pratiche ai programmi di prevenzione.
Anche perché lo scopo di questi programmi è anche quello di monitorare i risultati delle azioni e di coglierne l'incidenza sul contenimento della produzione di rifiuti.
Il rifiutologo - il sito di Mario Santi