Fortini (Federambiente): «Non cancellare gli incentivi ai termovalorizzatori»
Tra le forme di produzione energetica incentivate in Italia c'è anche l'incenerimento dei rifiuti, ma le aziende pubbliche del settore temono che i sussidi previsti fino al 2015 vengano messi in discussione, facendo saltare i piani finanziari già predisposti. Eco dalle Città ne ha parlato con Daniele Fortini, presidente della federazione che le riunisce
21 September, 2011
L'incenerimento dei rifiuti è una tecnologia di cui l'Italia non può fare a meno e che deve continuare ad essere incentivata. Non ha dubbi in proposito Daniele Fortini, amministratore delegato della municipalizzata di Napoli (Asia) e presidente di Federambiente, l'associazione che riunisce le aziende pubbliche italiane che si occupano di smaltimento dei rifiuti. Eco dalle Città lo ha intervistato a proposito del futuro degli incentivi agli inceneritori.
Fortini, cos'è che vi preoccupa in questo momento?
Siamo allarmati dalle voci che chiedono la cancellazione anticipata degli incentivi esistenti, che dovrebbero restare in vigore fino al 2015. Si tratterebbe di un cambiamento della situazione in corso d'opera, che metterebbe a rischio i piani finanziari di molte amministrazioni pubbliche, che su quegli incentivi contano eccome. Purtroppo, le richieste di abolizione dei sussidi non giungono solo da voci in buona fede, che non comprendiamo ma che rispettiamo, ma anche da chi strumentalmente porta avanti una crociata contro l'incenerimento.
Sono le norme nazionali e comunitarie che chiedono di ridurre progressivamente il ricorso all'incenerimento...
Infatti noi non siamo tra quelli che vogliono costruire inceneritori in modo indiscriminato, anzi: siamo contrari alla proliferazione impiantistica e siamo i primi ad auspicare l'aumento della differenziata. Ma l'Italia non è in grado di rinunciare a questa tecnologia, che permette di limitare il conferimento in discarica, da cui dipende ancora lo smaltimento di una parte significativa della spazzatura italiana. Eppure le discariche producono quantità enormi di metano, un gas che ha un effetto climalterante molto più potente della Co2: come antagonisti delle discariche, gli inceneritori contribuiscono a ridurre l'effetto serra. Tra l'altro, non esiste un solo paese europeo dove i rifiuti non vengano bruciati, a cominciare dalla Germania, dove ci sono 98 impianti contro i 51 italiani, e dalla Francia, che ne ha addirittura 123. C'è un inceneritore finanche a Città del Lussemburgo, in piena area urbana.
D'accordo. Ma non potreste mandare avanti gli inceneritori senza incentivi?
I piani finanziari delle aziende, tra l'altro pubbliche, che gestiscono gli impianti fanno affidamento agli incentivi statali, senza i quali l'unico modo per rientrare nei costi sarebbe quello di aumentare le tariffe a carico del cittadini. Se bruciare una tonnellata di rifiuti costa 100 euro, e 10 provengono dai sussidi statali, non si può chiedere alle aziende di rinunciare all'improvviso a quei 10 euro.
Come funziona il meccanismo incentivante attuale?
Attualmente, è in vigore un sistema che dovrebbe restare valido fino al 2015 e non più prorogabile, e che prevede la concessione di un incentivo (recentemente ridotto dal decreto Romani, ndr) solo per la parte biodegradabile di immondizia che viene bruciata negli inceneritori. Questa quota è stata stabilita in maniera forfetaria nel 51% del totale dei rifiuti trattati, per cui i termovalorizzatori italiani ricevono dei Certificati verdi calcolati in base alle quantità di spazzatura incenerita.
A quanto ammontano i sussidi percepiti dall'intero sistema nel 2010?
E' difficile dare una cifra complessiva, ma posso dire che l'anno scorso è andato agli inceneritori il 7% del Certificati verdi emessi in totale. Quando era in vigore il Cip 6, la percentuale era di circa il 10%, mentre il grosso degli incentivi finiva nelle tasche dei petrolieri.
Cip6 che poi è stato cancellato su pressante richiesta dell'Unione europea, che contro l'Italia aveva aperto anche una procedura d'infrazione...
Sì, adesso quella forma di incentivo è in fase di esaurimento, credo che lo percepiscano ancora al massimo 3 o 4 impianti, che comunque continueranno a beneficiarne ancora per poco.
Ad eccezione di quelli campani, ovviamente.
Infatti. L'impianto di Acerra prenderà il Cip6 per circa altri 6 anni, e lo stesso incentivo sarà garantito agli inceneritori di Salerno e Napoli Est se e quando saranno realizzati. Del resto, ne hanno goduto in passato gli impianti del nord, anche grazie ai contribuenti meridionali, e mi sembra giusto che adesso siano i cittadini del sud a vedere riconosciute le agevolazioni ai propri impianti, che altrimenti dovrebbero applicare tariffe più alte.
Qual è la richiesta di Federambiente per il futuro del sistema di incentivazione degli inceneritori? Sulla stampa si è scritto che vorreste che lo stato introducesse nuovi sussidi pubblici.
Chiediamo innanzitutto che venga mantenuto lo status quo fino al 2015, perché non si verifichi quello che è accaduto ad altre forme incentivate di produzione di energia, ovvero il cambiamento in corso d'opera di condizioni economiche già stabilite. Dopodiché vorremmo che i sussidi fossero assegnati secondo il meccanismo del Certificati bianchi, riconoscendo a ciascun impianto, preesistente o di nuova costruzione, delle agevolazioni fiscali in proporzione alla quantità di gas serra effettivamente risparmiata rispetto al conferimento in discarica.
Si tratterebbe di un meccanismo in linea con la normativa comunitaria? Come pensate di procedere per promuoverlo?
I Certificati bianchi sarebbero assolutamente allineati alle disposizione dell'Unione europea, noi comunicheremo le nostre osservazioni al Ministero dell'Ambiente, che ha chiesto espressamente il parere di Federambiente sulla questione degli incentivi.
Al di là degli aspetti economici, spesso gli inceneritori incontrano lo sfavore della popolazione e l'opposizione delle pubbliche amministrazioni competenti. Qual è la posizione di Federambiente in proposito?
E' ragionevole che ci siano delle opposizioni, ma noi chiediamo alle amministrazioni locali di essere coerenti con se stesse: se un impianto viene autorizzato, superando tutto l'iter che prevede Via, Vas, Aia e quant'altro, poi non può essere bloccato all'ultimo momento solo per le proteste di un certo comitato civico. I cittadini votano i sindaci, e non i manager delle municipalizzate, per cui le amministrazioni devono assumersi dinanzi agli elettori la responsabilità delle proprie scelte, popolari o impopolari che siano. Possono anche decidere di chiudere tutti gli inceneritori, accettando il rischio di vedere le proprie città invase dall'immondizia, l'importante è che, in un senso o nell'altro, mantengano la massima coerenza nelle loro decisioni.