Efficienza energetica, le proposte di Confindustria
Nella bozza di Direttiva Ue vanno definiti meglio gli strumenti per raggiungere gli obiettivi di efficienza - da Casaeclima del 22.09.2011
22 September, 2011
Il settore dell'efficienza energetica, sebbene presenti un potenziale di sviluppo socio economico molto più elevato delle energie rinnovabili, ha ricevuto una scarsa attenzione in questi anni.
Lo ha evidenziato Confindustria nell'audizione di martedì scorso di fronte alla Commissione Attività produttive della Camera, incentrata sulla bozza di Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sull'efficienza energetica, presentata nel giugno scorso dalla Commissione europea (leggi tutto).
Valutazioni effettuate sulla base di questa proposta di Direttiva, sottolineano gli industriali, indicano per l'Italia un potenziale impatto positivo sull'occupazione di oltre 1,6 milioni di unità e un contributo alla crescita del Pil di circa lo 0,4% annuo fino al 2020. Alla luce di queste stime, secondo Confindustria la proposta di Direttiva va accolta con favore, ma “troverà notevoli difficoltà nell'applicazione nazionale. Solo una forte volontà politica nazionale condivisa sarà in grado di riorientare gli indirizzi finora seguiti”. Infatti, in Italia il recepimento delle normative comunitarie si è di fatto tradotto in un sistema normativo frammentato.
Nel merito della proposta di Direttiva, la Confederazione degli industriali ritiene auspicabili alcune integrazioni e modifiche. È necessaria una definizione più precisa degli strumenti attraverso i quali conseguire gli obiettivi di efficienza, affrontando la questione centrale del finanziamento trascurata nel documento comunitario.
Secondo Confindustria, nella bozza non è molto ben evidenziato il ruolo delle società dei servizi energetici; inoltre, è “indispensabile l'uso dell'Audit energetico come base su cui fondare una proposta di riqualificazione del sistema edificio-impianto o nel processo industriale”. Occorrono poi strumenti concreti, come “un più breve tempo di ammortamento degli investimenti”.
Un'altra proposta di Confindustria prevede che “almeno il 30% delle misure di risparmio energetico sia garantito con prodotti provvisti di etichetta energetica Ue”. Gli industriali esprimono perplessità nei confronti della previsione di obblighi significativi a carico dei distributori e dei venditori al dettaglio dell'energia, e ritengono “auspicabile la revisione di tale obbligo o in alternativa l'obbligo andrebbe imposto tramite un sistema armonizzato a livello comunitario”.
Confindustria ha poi evidenziato l'indiscutibile valore, sotto il profilo ambientale e del risparmio energetico, della cogenerazione (produzione congiunta e contemporanea di energia elettrica e calore), il cui sviluppo va perseguito “in un sistema in cui sia garantita la libera iniziativa dell'operatore, attraverso lo strumento dell'incentivo economico e della semplificazione amministrativa”.
Gli industriali sottolineano con particolare favore il ruolo esemplare assegnato dalla bozza di direttiva al settore pubblico, e propongono di inserire un richiamo alla necessità di intervenire sul patrimonio edilizio abitativo fatiscente dal punto di vista energetico, da riqualificare con strumenti quali ecoprestiti, detrazioni fiscali e premi di cubature.
Infine, occorre sfruttare appieno il potenziale del settore dei trasporti e va introdotto un meccanismo di finanziamento che recuperi le risorse per gli investimenti necessari all'efficienza energetica.
Le proposte di R.ETE Imprese Italia
Ricordiamo che nel corso dell'audizione dinanzi alla Commissione Attività produttive di Montecitorio è stata ascoltata anche R.ETE Imprese Italia (Casartigiani, Cna, Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti), che nel suo intervento ha avanzato la proposta di stabilizzare la detrazione fiscale del 55%, estendendola a livello europeo, e di valorizzare strumenti innovativi per la promozione dei servizi energetici e i contratti di rendimento energetico.