Traffico: troppi decibel e stress, è ingorgo nel cervello
Non solo insonnia e cattivo umore, stare in auto danneggia i neuroni. Sotto accusa i fumi degli incolonnamenti: sono loro la causa dei disturbi. Sui legami tra code e stati d´animo è nata una branca di studi: la "Traffic Psychology" - da La Repubblica del 09.11.2011
09 November, 2011
Angelo Aquaro
Non bastavano le autostrade, le tangenziali e le vie delle nostre città: il traffico congestiona anche il nostro cervello. Più si allunga la fila e più a rischio sono i nostri neuroni. Più restiamo intrappolati e più vacilla non solo la nostra intelligenza ma la nostra stabilità emozionale. Non è soltanto una questione di stress. Chilometri di ricerche già dimostrano quello che tutti noi proviamo quando ci ritroviamo imbottigliati: il calo d´umore, lo scatto di rabbia inversamente proporzionale a quello dell´acceleratore, i freni inibitori che si allentano in maniera direttamente proporzionale al colpo di piede sui pedali.
Uno studio dell´Università di Dortmund, Germania, ha indagato sugli effetti che sul cervello ha il traffico notturno in particolare: scoprendo come influisce, e negativamente, sulla capacità e la qualità di prendere sonno. Ma anche il rumore di auto e camion è sotto accusa: dice una ricerca della Danish Cancer Society che basterebbero 60 decibel, cioè molto meno dei 90 su cui viaggia il traffico pesante, per aumentare la possibilità d´infarto negli over 65. Lo studio del traffico ha portato perfino allo sviluppo di una nuova branca della psicologia, la "Traffic psychology" appunto, che si propone di studiare le interrelazioni tra incolonnamento e umore, oltre che a realizzare dei modelli di comportamento ritagliati sulle nostre performance negli ingorghi.
Adesso, però, gli studiosi puntano il dito direttamente sul tubo di scappamento: proprio i fumi del traffico sarebbero la causa maggiore di tutti i guai per il nostro cervello. Quelle particelle di anidride carbonica, ritenute già responsabili di malattie del cuore e difficoltà di respirazione, sarebbero anche all´origine degli intasamenti nelle vie del cervello. Le conclusioni raccolte dal Wall Street Journal sono più che allarmanti. Respirare nel traffico per appena 30 minuti intensifica l´attività elettrica nelle regioni del cervello che sovrintendono al comportamento, alla personalità e ai processi di decisioni. Un gruppo di scienziati olandesi ha scoperto che respirare l´aria del traffico in città per 90 giorni influenzerebbe i geni dell´invecchiamento. E due team dell´Harvard e della Columbia University sono giunti alla stessa conclusione: i fumi del traffico possono lasciare un´impronta nel genoma dei neonati.
L´incidenza degli ingorghi sul cervello - dal puro stress psicologico, responsabile di ulteriori deficit, all´assalto alle sinapsi - non può che non inquietare la nostra civiltà auto-dipendente. Il dato che riguarda gli automobilisti costretti sulle 10 autostrade più intasate d´America potrebbe benissimo valere per le nostre tangenziali: ogni anno si finisce per spendere incolonnati una media di 140 ore, che è più o meno il tempo che si trascorre in ufficio in un mese. Che fare?
Nel bollettino degli ingorghi c´è, fortunatamente, anche una buona notizia. La riduzione dei problemi passa proprio per la velocizzazione del traffico. Un esperimento nel New Jersey ha dimostrato che l´introduzione dei caselli automatici e altre agevolazioni hanno aumentato la velocità delle auto e diminuito (fino all´11 per cento) la percentuale dei disturbi. Insomma il traffico congestionerà anche il cervello: basterebbe usare un po´ di cervello per decongestionare il traffico.