Quanto vale un referendum
da La Repubblica del 16 dicembre 2011
16 December, 2011
di Ivan Berni
Bisognerebbe ricordarsi, tutti, che quel che accadrà a partire dal 16 gennaio, ovvero l´istituzione dell´Area C nella Cerchia dei Bastioni con relativa introduzione del ticket da 5 euro per le auto private, non è un capriccio della giunta Pisapia che svela la sua presunta volontà punitiva nei confronti di commercianti, residenti e oltranzisti delle quattro ruote.
Area C è la conseguenza logica, lineare e coerente di un voto popolare al quale hanno partecipato, lo scorso 14 giugno, quasi mezzo milione di milanesi. Un voto che ha visto prevalere per il 79,12% la proposta di introdurre la congestion charge a Milano. Ricordare che esiste un nesso di causa-effetto fra il responso del referendum e il provvedimento deciso dalla giunta dovrebbe essere superfluo, visto che da quel voto a oggi sono passati meno di sei mesi. Non lo è, invece, perché da qualche giorno in qua si alzano altissimi i lai di categorie, gruppi di interesse, singoli che davanti a un blocco del traffico indispensabile per abbattere le polveri sottili hanno tuonato contro la giunta affamatrice per via del calo degli affari, nonché della smortaggine della città che senz´auto e senza luminarie parrebbe un cimitero. Per l´occasione l´Unione del Commercio ha mica tanto velatamente minacciato di "sfiduciare" il sindaco, indicandolo insieme all´assessore Maran come il colpevole del crollo dello shopping prenatalizio. Come se la crisi fosse un´invenzione della giunta di centrosinistra. E come se quello che non si è venduto venerdì e sabato scorso non si potesse vendere oggi, o domani.
Insomma fuoco incrociato contro un´amministrazione che prima ci appieda e poi ci tassa il diritto di usare l´auto. In questo quadro, fiutato il momento di difficoltà di Palazzo Marino, qualcuno ha pensato di ordinare un bel sondaggio serve and volley, per dirla col linguaggio del tennis, scoprendo che in realtà i milanesi sono contrari al "sopruso" del ticket. La percentuale toccherebbe il 60%. Un´inversione di tendenza nettissima rispetto all´esito del referendum. Poi, però, uno va a leggere e scopre che circa la metà del campione intervistato "non ne sa nulla" o "non sa bene di cosa si tratta". E che il campione – certamente rappresentativo, non si discute – è composto da 601 intervistati. Ovvero la metà degli intervistati non sa di cosa si parla. Per farla breve: fra gli "informati" ci sarebbero meno di 200 milanesi fieramente contrari all´Area C. Bastano davvero questi numeri per dire che la città che aveva votato a giugno ha cambiato idea? Si badi, non è in discussione il metodo del sondaggio, la rappresentatività del campione e tantomeno il diritto a testare le opinioni dei milanesi. Però un po´ di rispetto per l´ordine di grandezza delle cose, e per l´importanza politica di un voto che risale a meno di sei mesi fa, ci vorrebbe. Più della percentuale di contrari, semmai, il dato più preoccupante è la disinformazione: la giunta non può pensare di affrontare una scadenza cruciale come quella di Area C senza colmare un gap informativo che può compromettere il consenso e la stessa applicazione del provvedimento.