Lo sgombero del verde "abusivo"
Il Comune impugna l´ascia e abbatte gli alberi del Naviglio. Gli abitanti lamentano di non essere stati informati e si ribellano: "È lo stile di questa amministrazione: bastava una potatura, queste piante in primavera si sarebbero riempite di fiori". Addio agli olmi e alle betulle che crescono spontanei sul Pavese: le loro radici danneggerebbero gli argini - da La Repubblica del 20.02.2009
20 February, 2009
Gli alberi "abusivi" del Naviglio
Sandro De Riccardis
Olmo e Betulla aspettano immobili il loro destino. Con i rami che si arrampicano verso il cielo e le radici che sbucano dall´asfalto, attendono tra via Ascanio Sforza e via Scoglio di Quarto le seghe elettriche che li faranno a pezzettini. Come già è avvenuto in mezza giornata, fino a ieri pomeriggio, sul lato opposto dei Navigli, all´angolo con via Lagrange. I loro amici, sette tronchi decennali ai bordi del canale, sono già un ammasso di rami senza vita, buoni per finire nei camini.
Olmo e Betulla aspettano in silenzio con un avviso appeso intorno al tronco, come un cappio stretto al collo. In linguaggio che più burocratico non si può, il settore tecnico Infrastrutture del Comune, servizio Programmazione nuove opere e ristrutturazioni, spiega che per quella ventina di alberi non c´è speranza. Sono tutti da tagliare. "Le alberature spontanee presenti in prossimità del muro spondale costrette a svilupparsi in uno spazio ristretto - scrivono i tecnici - hanno generato apparati radicali paralleli alla sponda causando un´interferenza con la struttura muraria del Naviglio, coi cordoli che delimitano le carreggiate, coi parapetti metallici". Per questo, e per impedire "l´accrescere delle sollecitazioni sul muro spondale, saranno abbattuti". Tutto confermato dall´assessore all´Arredo urbano, Maurizio Cadeo.
Pochi giorni fa, gli abitanti di questo lato del Naviglio pavese si sono svegliati e hanno trovato la sentenza di morte appesa al tronco di ogni singolo albero in meno di cento metri, e hanno protestato. Così, affissi su ogni corteccia con una puntina e lì lasciati a sventolare, sono spuntati fogli coi messaggi del quartiere. "Grazie Olmo, vogliamo gli alberi!", "Viva la Betulla dei Navigli! Grazie Betulla!", all´altezza di via Bertinelli. "Questo Olmo ha 80 anni, e tu?" vicino al barcone della pizzeria. "Gli abitanti dei Navigli sono anche alberi", poco più in là.
«Hanno deciso tutto dalla sera alla mattina, senza dire niente a nessuno - dice un residente - Se il problema è la pavimentazione stradale, non mi sembra giusto tagliarli tutti. Quello lì, per esempio - e indica un albero che si alza per oltre cinque metri prima di piegarsi sulla strada - forse è davvero pericoloso, ma basta potarlo. Non fa male a nessuno». Oltre ai cartelli e agli indizi del cantiere - la segnaletica, le luci intermittenti, la carreggiata che si dimezza verso via Lagrange - nessuno sa niente. Tanto che molti hanno pensato a un normale lavoro di potatura. «Credo che taglieranno solo i rami più pericolosi - diceva ieri Daniele Jonta, che nell´associazione Navigli Domani raccoglie oltre 70 esercenti - Forse un paio sono da eliminare perché fanno saltare le sponde ma gli altri andrebbero solo potati. Però nessuno ci ha detto nulla, nello stile classico di questa amministrazione». Lui, come gli altri, ha visto i fogliettini, ha letto che i taglio delle piante serve per "permettere gli interventi previsti dall´amministrazione: sostituire il parapetto in ferro con quello in pietra". «Sono rimasto perplesso e preoccupato», dice Gionta. Perché in un punto dove la ringhiera è già stata sostituita «hanno eliminato le pietre inclinate sull´acqua, dove le donne lavavano i panni. Le hanno abbattute. Non so se la Sovrintendenza ne è al corrente».
Di sicuro esercenti e residenti lo hanno saputo vedendo gli operai con le seghe elettriche al lavoro e - davanti al Cristal, al greco Milos, alla Briosca - c´è stata più di una protesta. Che ovviamente non è servita a fermare i lavori. I primi sette alberi sono stati tagliati e ridotti a miseri tronchi con le radici ricoperte da cumuli di rami. Un signore esce dal cancello e guarda: «Dicono che vogliono fare Milano più bella per l´Expo - borbotta - ma senza alberi i Navigli sono più belli? Quello lì, in primavera, era sempre pieno di fiori».
Se sgomberano anche il verde
Paolo Hutter
Se ci fossero benemerenze civiche per esseri viventi non umani, i primi a meritarle sarebbero gli alberi spontanei di Ascanio Sforza che gli uomini del Comune stanno abbattendo. Spontanei, abusivi, irregolari, non previsti e mai regolarizzati, vivono � e non solo vegetano � da decine di anni in uno spazio angusto tra sponda e strada, hanno modificato il paesaggio urbano e ne fanno parte. Si sono inventati incredibili e angusti passaggi per le loro radici, hanno resistito a tutto in questi anni di trasformazione: dai tempi delle nebbie e delle poche vinerie, al boom dei Navigli, al traffico diurno intenso e veloce come quello di una circonvallazione, alle orde notturne dei clienti dei locali. Hanno resistito ai cambiamenti climatici e alla lunghezza delle squallide "secche" che trasformano l´ex pittoresco canale in una mezza discarica, non hanno fatto una piega all´arrivo degli immensi barconi abusivi, poi regolarizzati.
Hanno germogliato alla partenza della Milano-Sanremo, e ci hanno fatto un po´ di ombra nei Ferragosto di fuoco. Adesso basta, stop, arriva il nuovo parapetto, zac si taglia. La prima reazione – di alcuni, non solo mia – è arrabbiarsi e protestare e chiedere che vengano lasciati stare. Nei giorni scorsi ho consultato comitati e tecnici ambientalisti, con l´affanno di chi cerca un medico disposto a dare speranza sulla sorta del caro parente ammalato. Niente da fare: possono danneggiare il muro della sponda, già sconvolgono il marciapiede (diciamo il cordolo, perché lì non c´è spazio per marciare) possono cadere, lì non devono stare. Alberto Ferruzzi, di Italia Nostra, si azzarda a immaginare che, spendendo un po´, si potrebbe almeno per un albero creare un pozzetto di protezione, con una gobba corrispondente nel muretto di sponda. Per Sergio Pellizzoni, padre di Boscoincittà, a breve o a lungo andare questi alberi rischiano di cadere, non fanno una bella vita. La cosa migliore sarebbe un nuovo progetto di ristrutturazione di via Ascanio Sforza che preveda alberi, nuovi e regolari, con distanza e spazio adeguati, mangiando un metro alla carreggiata dedicata alle auto.
Davvero, andrebbe preso urgentemente in considerazione: lo spazio sembra esserci, tanto che spesso si circola nonostante il parcheggio in doppia fila. Via la doppia fila e viva gli alberi. Ma per il presente e per il passato, bisognerebbe davvero rendere omaggio e ricordo a questo episodio raro di alberata spontanea in un centro cittadino che sono gli alberi dei Navigli. Lasciarne su almeno uno? Piange il cuore a pensare che stanno per abbattere un olmo di ottant´anni, il primo della via.
Confesso che non è stato uno sconosciuto viandante pazzo a mettere i primi bigliettini «viva gli alberi» sui tronchi, sono stato io. E ora con largo anticipo, si ponga il problema di cercare di evitare la distruzione del tratto più folto e per ora risparmiato degli alberi selvaggi di via Ascanio Sforza, quello a sud di via Gola (all´altezza del Conchetta...).