Londra: “Nel 2012 gli occhi del mondo saranno su di noi”. E purtroppo anche i nasi
Contro lo smog il sindaco di Londra Boris Johnson le sta tentando tutte, e ora rimette mano alla Low Emission Zone, restringendo i criteri per l’accesso. “Con le Olimpiadi avremo tutti gli sguardi addosso: voglio che la gente possa godere di una città più verde prima, durante e dopo i Giochi”. Ma l’erba voglio non cresce nemmeno nel giardino dei Windsor, e la strada per ripulire il cielo di Londra è ancora lunga, soprattutto se l'Unione Europea continuerà a non intervenire
04 January, 2012
“Consegnarvi un’aria più pulita è la chiave per realizzare il mio obiettivo: migliorare la qualità della vita dei londinesi. Il 2012 sarà anche un anno storico per noi, in cui gli occhi di tutto il mondo saranno puntati sulla nostra città. Voglio che la gente possa godere di una città più verde prima, durante e dopo i Giochi”.
Il capodanno 2012 ha chiuso il sipario su uno degli anni peggiori per la qualità dell’aria di Londra dal 2003, ma Boris Johnson non si scoraggia: aveva detto che l’aria sarebbe stata ripulita (o almeno un po’ più pulita) e che l’avrebbe fatto in tempo per le Olimpiadi, the greenest ever, le più verdi della storia, e a sei mesi dall’inizio dei Giochi lo ribadisce ancora.
Mentre il Major prosegue imperterrito nella sua battaglia contro lo smog a colpi di muri verdi e super colle appiccica polveri - forse qualcuno dovrebbe spiegargli che lavora nella City, non a Gotham City – gli ambientalisti inglesi sono su tutte le furie: perché l’Europa non fa rispettare la legge e permette invece continue proroghe per l’adeguamento alle soglie limite delle sostanze inquinanti?
Secondo il giornalista dell’Ecologist Tom Levitt, i legali del Governo inglese sarebbero decisi a convincere la Corte di Giustizia dell’Unione Europea che sono le stesse normative comunitarie a consentire una proroga di altri 13 anni per l’adeguamento ai limiti fissati per gli inquinanti. Si arriverebbe così impuniti fino al 2025: non esattamente un incentivo a risolvere il problema. D’altronde la Commissione Europea ha già concesso altre proroghe alla città, e il fatto che gli obiettivi non siano mai stati raggiunti non ha comunque comportato, per ora, alcuna sanzione.
Darren Johnson, capogruppo dei Verdi nel parlamento inglese, ha sollevato il problema dell’incoerenza dell’atteggiamento comunitario, sottolineando come la mancata applicazione di leggi già esistenti venga abilmente sfruttata dalle autorità governative per non prendere sul serio il problema. “L’inquinamento atmosferico è facile da comprendere – scrive Darren Johnson in una recente analisi sullo stato dell’aria a fine dicembre – fa male, a tutti noi; è causa di danni alla salute sia a breve che a lungo termine, e nella sola Londra ogni anno si possono contare circa 4.000 decessi prematuri in cui le polveri sottili hanno fatto da aggravante. Sfortunatamente le normative europee che dovrebbero disciplinare la gestione del problema da parte dei governi nazionali sono complicate e sfuggenti. Per esempio, non è facile capire perché l’Unione ci abbia già regalato proroghe in passato, anche quando era evidente che non saremmo riusciti a rientrare nei limiti e nonostante la crescente emergenza sanitaria.”
Una risposta a questa domanda, per quanto non risolutiva, avevamo provato a darvela con l’intervista al professor Rosario Ferrera, visto che il problema riguarda da vicino anche l’Italia: pretendere il pagamento delle sanzioni non conviene a nessuno Stato, o quasi, e i reati ambientali restano di serie B.
Ma al di là del mancato sanzionamento, restano i fatti: le polveri. L’obiettivo delle autorità locali dovrebbe essere quello di riportarle al di sotto delle soglie accettabili, non cercare cavilli per ottenere proroghe. Ecco perché l’iniziativa partita dall’Italia, annunciata durante il vertice delle quattro regioni del Nord del 19 dicembre 2011, agli ambientalisti inglesi non è piaciuta.
Chiedere all’Unione Europea di riconoscere le particolari difficoltà climatiche-territoriali di alcune regioni particolarmente produttive e abitate può essere corretto se mira a cercare l’aiuto concreto di Bruxelles nel risolvere il problema, ma il timore è che di fatto si tratti solo di un modo per fare lobby e ottenere la “giustificazione”. All’Air Quality Initiative of Regions hanno aderito, oltre alla Grande Londra (la regione amministrativa che comprende la City e i dintorni), il Baden-Württemberg, l’Assia e la Renania Settentrionale-Vestfalia in Germania; la Catalonia in Spagna; Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto in Italia; la Randstad olandese; le Fiandre in Belgio e la Stiria in Austria. “London lobbies EU to relax air quality laws” titolano molti blog e giornali on line ambientalisti. Ma Londra, oltre a fare lobby, cosa sta facendo per “consegnare un’aria più pulita” come vuole-vorrebbe Boris Johnson?
Dopo aver cercato di debellare le polveri dandole in pasto alle siepi, o incollandole a terra, il Major of London è tornato a mettere mano al traffico, che resta il principale responsabile, seppur non l’unico. La Low Emission Zone – la zona della Greater London in cui i veicoli più inquinanti non possono circolare, dal febbraio del 2008 – restringe ulteriormente gli accessi, da gennaio 2012.
Dal 3 gennaio di quest’anno, furgoni e minibus non potranno più circolare nell’area a meno che siano Euro 3. In alternativa dovranno pagare un ticket giornaliero di 100 sterline (circa 120 euro), o una multa da 500 sterline se colti senza biglietto. Cambiano le regole anche per autobus, camion e pullman di grosse dimensioni, che saranno ammessi nella LEZ solo se classificati come Euro 4, o in possesso del ticket giornaliero da 200 sterline. (Per questi veicoli la multa sale a 1000£).
Dal 1° gennaio 2012 inoltre, anche i black cabs avranno un’età per la pensione: i veicoli con più di 15 anni non potranno più circolare: si stima che solo nel 2012 saranno più di 2600 i taxi che finiranno rottamati, circa il 10% del totale: un provvedimento che rischia, secondo le associazioni di categoria, di provocare problemi seri di disoccupazione per gli autisti. Una buona mossa invece secondo i Verdi.
Qualcuno però potrebbe chiedersi che senso abbia togliere di mezzo 2600 auto prima delle Olimpiadi per poi accogliere nel centro di Londra le 4000 BMW che arriveranno a giugno, come simpatico gadget dello sponsor olimpico.