Rifiuti, Ato e consorzi aboliti ma nessuno se ne è accorto
Le Ato e i Consorzi per i rifiuti, aboliti rispettivamente nel 2010 e nel 2009, continuano a svolgere le loro funzioni. Ravello: «Pronti a nuove regole». Foietta: «E' una pessima legge» - da La Stampa del 09.01.2012
09 January, 2012
Alessandro Mondo
Erano state abolite in gran pompa due anni fa con il decreto Calderoli del 25 gennaio 2010: scadenza al 31 dicembre dello stesso anno. Addio alle Ato, le Associazioni d’ambito che sovrintendono il ciclo integrato dei rifiuti (smaltimento e impianti): avanti il prossimo, senza distinzione tra enti più e meno virtuosi. I Consorzi che gestiscono la raccolta del pattume, otto nel Torinese, risultano eliminati, solo formalmente, addirittura dal 2009. Ora nel mirino sono finite le Province, vittime sacrificali sull’altare di un risparmio presunto.
Peccato che le Ato, prorogate a fine 2011, siano appena state rilanciate per altri dodici mesi dal Governo Monti. Il decreto milleproroghe, approvato a fine anno, ha allungato la loro vita al 31 dicembre 2012 spiazzando la Regione, alle prese con il controverso ridisegno del sistema. E allora viene da chiedersi che senso ha abolire enti intermedi sulla carta, salvo lasciarli nel pieno delle loro funzioni ma senza un quattrino. I cda delle Ato e dei Consorzi, destinati a rimanere in carica fino alla fine del mandato (termine prossimo ad essere raggiunto, se non superato), continuano a riunirsi e a decidere nonostante l’azzeramento delle indennità: restano le responsabilità, sono spariti gli stipendi. Immaginate l’entusiasmo. Da qui la confusione, appena stemperata dall’ironia degli interessati. «Enti fantasma», «entoplasmi», «enti precari»: tra gli addetti ai lavori il sarcasmo si spreca.
Di certo l’ennesima proroga non ha motivato il Consiglio regionale, che nelle ultime sedute del 2011 doveva approvare il disegno di legge fortemente voluto dall’assessore all’Ambiente Roberto Ravello. Il nuovo modello di «governance» restituisce alla Regione gli indirizzi e la programmazione del servizio d’intesa con le Province (che a loro volta hanno il tempo contato): le Ato saranno sostituite da quattro «conferenze d’ambito» partecipate dai Comuni e, di nuovo, dalle Province, che condivideranno le responsabilità operative. I Consorzi, invece, si scioglieranno: la gestione del servizio sarà messa a gara dalle conferenze d’ambito. In Piemonte il discorso vale per i rifiuti: sul fronte del servizio idrico, dove le conferenze d’ambito esistono già, fà fede la legge regionale del ’97.
Proroga o meno, la Regione intende tirare dritto. Ravello è tassativo: «La decisione del Governo nasce dal ritardo di molte Regioni nel definire il nuovo assetto, non è il nostro caso. Nelle prime sedute del Consiglio il provvedimento verrà approvato».
Una determinazione che non convince Paolo Foietta, presidente dell’Ato rifiuti. Anche Palazzo civico è tiepido verso il ddl regionale: lo dimostra l’odg approvato dall’assemblea dell’Ato il 27 dicembre, ne fa parte anche il Comune di Torino, che chiede un supplemento di riflessione. «Serve una legge in tempi stretti a patto che sia una buona legge - interviene Foietta -, tale da garantire al nuovo soggetto un ruolo di governo effettivo, un’adeguata operatività e un congruo periodo transitorio ed evitando che sulle conferenze d’ambito, prive di personalità giuridica, ricadano i costi e i debiti di gestioni pregresse non sempre ottimali». Conclusione: «Sarebbe utile se la Regione, oltre che le Province e i Comuni, ascoltasse chi negli ultimi cinque anni ha garantito il funzionamento del sistema rifiuti». Partita aperta.