Sacchetti, in attesa del testo del decreto: intervista ad Assobioplastiche
Il Presidente di Assobioplastiche Marco Versari risponde alle domande di Eco dalle Città. Si parla del decreto approvato dal Consiglio dei Ministri, di quel che succederà in Italia e del perché in fondo hanno già vinto le sporte
17 January, 2012
Cominciamo da un commento sul decreto ministeriale appena approvato, anche se ancora non siamo a conoscenza del testo esatto. La soluzione prospettata sembra dunque la seguente: obbligo di compostabilità per i sacchetti usa e getta, e spessore minimo obbligatorio per i riutilizzabili, che potranno dunque essere anche 100% plastica. Ritiene che si tratti di una soluzione condivisibile o andrebbero apportate modifiche?
Premetto che nemmeno io ho ancora avuto modo di vedere il testo definitivo. Non conosco dunque la soglia precisa che è stata fissata per lo spessore minimo dei sacchetti riutilizzabili, ma mi pare di capire che si stia parlando di limiti più ragionevoli rispetto a quei 400 micron della prima bozza. Detto questo, tutto è migliorabile, ma questo decreto è comunque un buon punto di partenza. Assobioplastiche aveva sollecitato più volte un intervento legislativo, anche nel corso della nostra ultima conferenza a Roma. Un chiarimento sulla normativa era assolutamente necessario, e ora è arrivato. Per “biodegradabile” in Italia si intende necessariamente anche compostabile.
Questo per quanto riguarda gli usa e getta. I sacchetti biodegradabili additivati potranno comunque essere commercializzati se avranno uno spessore sufficiente a renderli riutilizzabili, no?
L’obbligo di compostabilità riguarda esclusivamente il monouso. Tutto ciò che succede da un certo spessore in poi di fatto non ci riguarda. Non so che senso abbia additivare un prodotto che nasce per essere riutilizzabile, ma la legge non lo vieta.
Se dovesse fare una previsione, magari anche quantitativa sulle percentuali di vendita, quali conseguenze avrà il decreto sul mercato delle bioplastiche in Italia?
Noi già sappiamo che l’obiettivo principale del bando è stato raggiunto: nella grande distribuzione c’è già stata una drastica riduzione del monouso nell’ultimo anno, che si attesta secondo la Camera di Commercio, fra il 35 e il 50%. Attenzione, parliamo di tutti i tipi di sacchetto monouso: significa che da quando il bando è entrato in vigore la gente al supermercato si è organizzata con le borse riutilizzabili. Nella piccola distribuzione purtroppo questo non è successo, ma con l’approvazione del decreto finalmente si regolerà anche questa fetta di mercato.
I piccoli commercianti non hanno adottato la bioplastica per diffidenza verso il materiale (performace e difficoltà di stoccaggio) ma principalmente per un problema di costi. Cosa cambierà quindi dopo il decreto?
Per quanto riguarda l’accumulo delle scorte in magazzino, la bioplastica ha una vita utile di circa 18 mesi, dunque non direi che si possa parlare davvero di problemi di stoccaggio. Il costo invece è certamente più alto rispetto alla plastica tradizionale, è vero, ma ribadiamo che i sacchettini compostabili non sono nati per rimpiazzare i vecchi shopper uno a uno. Servono da supporto alle sporte. Il bando è stato fatto affinché cambiassero i comportamenti dei consumatori: la bioplastica è sicuramente più ecologica del polietilene, ma il sacchetto compostabile non deve sostituire il vecchio shopper mantenendo invariata la quantità di usa e getta consumati.
Non crede che, visti i prezzi, molti si rivolgeranno alla carta? Non sarebbe una gran vittoria per l’ambiente...
Ho qualche dubbio che la carta possa diventare la scelta più conveniente. E’ comunque una possibilità fra le altre, ma vale lo stesso discorso di prima: l’usa e getta deve essere un supporto alla borsa riutilizzabile, non la prima soluzione proposta al cliente.
Analizzando la ricerca commissionata ad ISPO da Assobioplastiche si legge che per il 59% negozianti intervistati non è vero che la legge è stata introdotta in modo troppo affrettato. In particolare, fra quelli che non condividono la critica, il 70% si situano nel Nord Est e altrettanti lavorano in aziende con più di 5 dipendenti. Il 66% inoltre risiede in comuni di piccole dimensioni. Come legge questi dati? L’informazione non è pervenuta in modo regolare sul territorio o ci sono altre questioni?
Sono dati che hanno colpito anche noi, e devo dire nel complesso in modo molto positivo. Mesi fa avevamo compiuto un’indagine molto simile ma rivolta ai consumatori, che aveva dimostrato che per la maggior parte degli italiani l’atteggiamento verso il bando era di consenso. Con questa nuova inchiesta possiamo dire che non solo i cittadini ma anche la maggior parte dei commercianti ritiene che la legge sia entrata in vigore in maniera corretta. Come leggo idati... Questa è un’interpretazione personale, ma ritengo che il sostegno nel Nord Est sia da mettere in relazione con lo sviluppo della raccolta differenziata, che in quell’area ha raggiunto livelli ottimi. C’è più consapevolezza fra i cittadini sui diversi tipi di materiale e sull’importanza del corretto conferimento.
E perché fra i commercianti del Nord Ovest c’è stato meno appoggio al bando? Proprio nell’area che ospita la sede dell’azienda leader nel settore delle bioplastiche...
E’ vero, ma forse questa presenza diretta sul territorio ha causato anche più fermento nel settore della trasformazione delle materie plastiche. Nel Nord Ovest la critica al provvedimento è stata particolarmente vivace.
Torniamo alla ricerca. Alla domanda “Mi dica se oggi le capita di utilizzare sacchetti di plastica” ha risposto “sì, regolarmente” appena il 14% degli intervistati. A Suo parere il dato è attendibile o i commercianti hanno risposto così per non ammettere di non essersi adeguati al bando?
Questo è possibile, una sorta di effetto trascinamento nelle risposte può esserci stata, però nella stessa domanda si parlava anche di sacchetti di carta e di buste biodegradabili, e ciò che emerge con chiarezza è la diminuzione drastica del ricorso all’usa e getta, indipendentemente dalla tipologia. Ed è proprio questo che spaventa le aziende del settore: la gente sta imparando sempre più a fare a meno del monouso.
Il 72% dei negozianti che dichiarano di servirsi di sacchetti biodegradabili afferma di utilizzare quelli compostabili. Eppure appena 4 su 10 richiedono la certificazione al fornitore, e anche tra costoro meno del 6% sa indicare di quale certificazione si tratti. In base anche ai dati di vendita delle aziende che producono sacchetti in bioplastica, i conti tornano?
Diciamo la verità: il compostabile per ora lo si trova solo nei supermercati. I piccoli esercizi hanno scelto quasi tutti gli additivi, e oltretutto molti li fanno pagare. Si arriva ad un paradosso: il sacchetto è sempre di plastica, anche se additivata, ma mentre prima era gratis oggi la si paga come se fosse bioplastica...
Dalla ricerca emerge inoltre che i negozianti che non utilizzano sacchetti biodegradabili tendono ad avere un maggiore smercio di shoppers, mentre chi utilizza compostabile tende a fornire il sacchetto ad appena il 30% dei clienti, nonostante 7 negozianti su 10 non lo facciano pagare. Nella ricerca ISPO deduce che “chi utilizza compostabile riceve evidentemente più clienti già forniti di sporte o sacchetti propri”. Lei esclude che si tratti anche di diffidenza verso il prodotto?
Io sono convinto di no. All’inizio c’era diffidenza, è vero, ma va detto che oggi la qualità del prodotto è migliorata tantissimo. Un anno fa le aziende che producevano biopolimeri si trovarono improvvisamente con una richiesta di mercato incredibilmente alta rispetto a prima e fu anche difficile rispondere così in fretta garantendo una qualità impeccabile.
C’era l’ansia di dover soddisfare la domanda senza avere il tempo per migliorare le performances del prodotto. Oggi la situazione è completamente diversa e credo che un sacchetto in bioplastica realizzato ora non abbia nulla da invidiare al vecchio shopper.
Crede che il decreto aprirà la strada a nuove aziende nel settore biopolimeri o il mercato resterà sostanzialmente spartito fra i giganti attuali?
Con questo provvedimento l’Italia è finalmente finita al centro di una discussione ambientale di enorme importanza, e per una volta per qualcosa di positivo. Tutto ciò ha ovviamente attirato investimenti importanti, anche da parte di aziende straniere che hanno aperto nuovi stabilimenti nel nostro Paese. E chi apre un impianto per produrre materie prime lo fa per restare.
Gli altri Paesi dell’Unione Europea seguiranno l’Italia?
La volontà dell’Europa è quella di arrivare ad un sistema che sia il più possibile costituito da una produzione e da un consumo sostenibili, partendo da materie prime rinnovabili, come quelle che derivano dall’agricoltura marginale e dai sottoprodotti. L’Austria ha firmato un documento congiunto assieme all’Italia proprio per chiedere che sia modificata la direttiva imballaggi in modo da poter intervenire sui singoli prodotti. Il bando è una delle possibilità che l’Unione prenderà in considerazione, assieme alla leva fiscale. Ma questo non lo dico io, l’ha detto Potocnik.
15 commenti
Scrivi un commentomarco bagnardi
18.01.2012 16:01
dai ragazzi teniamo duro..........facciamo arricchire ancora un altro po'la signora onorevole PRESTIGIAGOMO(AZIONISTA NOVAMONT).QUANDO SARA'SAZIA...vedrete finira' tutto
Sacchetto di Plastica
18.01.2012 16:01
Voglio complimentarmi con la giornalista Elena Donà, l'unica che tratta l'argomento a 360°, senza fermarsi alle apparenza e dando spazio nei propri articoli a tutte le parti in causa e non da meno i suoi articoli non sono mai scontati e banali!
Spero che continui così ed approfondisca ancor di più i vari aspetti dell'ormai perenne saga dei "bioshoppers"...
Complimenti per il suo lavoro e grazie per mantenerci informati, ovviamente un ringraziamento anche all'intera redazione di EcodalleCittà.
Un povero e bistrattato sacchetto di plastica.
Cittadino
18.01.2012 12:01
Risp per Sacchetto di Plastica
Che poi almeno i sacchetti di plastica servono per trasportare oggetti, i chewingum e le sigarette non servono ad un tubo!!!
Comunque le buste bio fanno schifo,altro che usarle per la raccolta dell'umido...magari arrivassero a casa per metterci l'umido.Arrivo a casa e devo buttarle nell'umido perchè sono tutte rotte, in più devo comprare i sacchetti in materbi per buttarci l'umido ed in più devo comprare i sacchi per la spazzatura, quale la plastica la carta il vetro e l'indifferenziata...Prima invece dovevo comprare solo i sacchetti in materbi per l'umido!
Ma comunque, così sia!
Sacchetto di Plastica
18.01.2012 12:01
Altro aspetto importante:
prima dell'avvento di sacchetti di plastica cinesi, quelli prodotti in Italia erano abbastanza "spessi", poi con l'avvento dei sacchetti cinesi gli spessori si sono sempre assottigliati.
Ad oggi un sacchetto di plastica di 20my è più che riutilizzabile è quasi indistruttibile e questo significherebbe, riuso, riciclo, ed automatica limitazione delle importazioni cinesi...
Plastica seconda vita non vi dice niente?
Per la giornalista Elena.
Peccato che non ha girato le altre domande al resp. Marketing Novamont...mi è piaciuta la risposta alla domanda dei sacchetti di carta...vaga e fumosa, ma non poteva essere altrimenti!E le stesse risposte avrebbe dato per le altre domande?E chi lo sà!Ma questo è il punto, non si vuole sapere, sopratutto la verità!
Peccato, l'ambiente, perde ancora!
A per la cronaca, solo a Roma per rimuovere le chewingum da terra si spendono circa 5 milioni di euro, ed inquinano i mari i fiumi la terra e tutto il resto, come d'altronde inquinano i mozziconi di sigaretta! Perchè non bandire o quanto meno richiamare la norma EN13432 per questi altri prodotti?La famosa EN13432, che fa miracoli con la plastica, non può fare anche miracoli con le sigarette e i chewingum???
sara
18.01.2012 11:01
ma io mi chiedo:
1. un sacchetto di plastica e' Riutilizzabile al 100% per mille e piu' svariati utilizzi.
Perche' utilizzarne di compostabili quando
(parliamoci chiaramente)
non e' possibile farlo
in quanto dopo il trasporto diventano inutilizzabili?!?!
io li getto nell umido rotti ma mi chiedo:
se questi "pseudo-ecologici sacchetti"
(quelli compostabili derivanti da risorse alimentari)
contengono comunque petrolio,
finendo nell ambiente se nn addirittura nel terreno
Con cosa finiremo di cibarci ?
non e' forse meglio imparare l educazione di nn gettare in giro le cose
(e dico "cose" perche' in giro nn trovi solo sacchetti ANZI!!!.io direi che ci sono tutt altre cose!!e allora che fare...rendere TUTTO il mondo Compostabile?
ASSURDO!
e dire Compoostabile significa dire Ecologico, eco-compatibile o addirittura Buono per il Ns pianeta!?!?!?
Missione Trasparenza
18.01.2012 10:01
http://ilprofessorechos.blogosfere.it/2008/05/bioplastica-lillusione-verde.html
Altro bell'articolo!Non recente ma visionario!!!
sara
18.01.2012 10:01
non capisco cosa vuol dire mettere "bioplastica.it" (franco) senza alcun commento.. .
E' per caso una pubblicita'?!
franco
18.01.2012 10:01
segnalo www.bioplastica.it
Missione Trasparenza
18.01.2012 09:01
Riporto anche qui 2 articoli interessanti che aiutano a chiarire determinati aspetti.
http://www.eleutero.it/index.php?option=com_content&view=article&id=46821:spunta-il-monopolio-dei-sacchi-neri&catid=122:italia-news&Itemid=113
http://www.striscialanotizia.mediaset.it/video/videoextra.shtml?14151
Il video è interessantissimo sotto molti punti di vista.
Quello che mi preme sottolineare qui è: la bioplastica contiene plastica e non è al 100% biodegradabile!!!
Intervistatrice: Esistono già bioplastiche...ma usano cereali per essere prodotte e usano solventi chimici!
Imprenditore: Non solo solventi chimici per essere estratti ma modificano geneticamente i batteri delle piante per poterli ottenere, sopratutto consumano grandi quantità di energia per produrli e alla fine il prodotto NON è nemmeno completamente biodegradabile!!!
Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire...
Purtroppo per l'ambiente, oggi in Italia una lobby, questa si potente, e con aggangi politici, sta portando avanti una mission pseudo ambientale!
Con il supporto di Legambiente (bello aprire il giornale di legambiente e vedere che le 2 pagine centrali sono occupate da una pubblicità di una nota casa produttrice di buste di plastica!Sich!Evviva l'ambiente!Money money...)la lobby della bioplastica a vinto, è solo questione di tempo, il decreto è scritto.
Però, finalmente, oggi inizio a vedere che qualcuno sta capendo che queste bioplastiche, tanto bio non sono...finanche sulla pagina Mater-bi su Facebook non hanno risposto ad una domanda!
Comunque, torniamo a noi.
Le bioplastiche non sono al 100% biodegradabili, quindi figuriamoci compostabili.La plastica contenuta nelle bioplastiche resta nel compost e quindi "inquina" i terreni dove il compost viene riportato, con le conseguenze del caso!
Per produrre bioplastiche si consuma molta energia!Si usano cereali e altri ALIMENTI e non è assolutamente vero che si usano scarti, o meglio, si usano ANCHE scarti.
Perchè non si conduce un indagine per vedere quanti negozi hanno sostituito i sacchetti in plastica con quelli in carta?E il risultato qual'è?Consumiamo meno palstica, e abbattiamo più alberi?Complimenti!Che poi fosse almeno vero che consumiamo meno plastica, infatti, nel 2011, come riportato anche sull'Espresso, c'è stato un boom di vendita di sacchi per l'immondizia,(raccolta vetro/plastica/carta/indifferenziata), che sono esenti dal bando e fatti in plastica!Se calcoliamo che nei bioshoppers c'è una percentuale di plastica che va dal 10% al 50% e i sacchi per l'immondizia hanno avuto un boom di vendite, forse il risparmio di plastica non c'è stato, nel caso peggiore può darsi che consumiamo ancora più plastica!Da non credere.Evviva l'ambiente!
Poi entriamo nel commerciale. E anche qui ci sono molte anomalie e sono tutte Italiane!Ci vuole la licenza per comprare un prodotto che poi io devo trasformare???E perchè???Ed in base a cosa???
La norma EN13432, non è una LEGGE, ma una norma tecnica, cioè dice ciò che è biodegradabile e compostabile, ma non obbliga alcunchè, se non ripresa da una legge Italiana!In Europa nessuno stato è bag free!E non dimentichiamoci che l'Italia è stata messa in mora dall'UE proprio per la legge contro i sacchetti e prima o poi, spero il prima possibile, l'UE deve pronunciarsi e ci farà pagare un pò di soldini e richiederà la rimozione dei vincoli imposti dalla legge,probabilmente!
Siamo del 2012, si parla di LIBERALIZZAZIONI e si creano OLIGOPOLI, questo in nome dell'ambiente, che imperterrito osserva come gli interessi economici lo stanno uccidendo...la strada é il RICICLO, non l'uso di materie prime ALIMENTARI e il fine vita deve essere il riciclo!
Le bioplastiche sono USA e GETTA, vanno bene (ma è tutto da vedere anche qui!) per la raccolta dei rifiuti organici, ma per il resto la plastica va bene, è riciclabile e può essere usata centinaia di volte, con l'aggiunta di additivi diventa anche BIODEGRADABILE in pochi mesi!
luisa
18.01.2012 09:01
chiariamo: cosa si intende per riutilizzabile?
non e' certo in base allo spessore di un manufatto
di plastica che si stabilisce il concetto di riutilizzabile
Ho sempre riutilizzato gli shoppers:
1' per la spesa
e 2' per la raccolta dei rifiuti indifferenziati
siamo sicuri che questa ideologia:
che incentiva l'utilizzo della carta (ricordo derivata dal taglio degli alberi)
e destina il mais ad usi diversi dall'alimentazione
SIA QUELLA GIUSTA
e non ispirata da interessi particolari?
pasquale
18.01.2012 08:01
volevo rispondere a dario.
qui non si tratta di riconvertire i macchinari. il discorso e' semplice: oggi in italia c'e' solo una azienda che produce mater-bi e se da oggi tutti volessimo lavorare questo materiale, di sicuro la suddetta azienda non soddisferebbe il mercato, e' questo e' un punto. l'altro punto e' che questo materiale se lo possono permettere i grandi supermercati, ma di sicuro un picolo commerciante come fa a comprare ad esempio 100 kg di queste buste con la sua personalizzazione ?? che ce le fara' ???
alla fine tutto ricadra sempre sul consumatore finale: in italia e' di moda ormai ....
pasquale
18.01.2012 08:01
ditemi che senso ha destinare risorse alimentari per creare sacchetti compostabili (tra l'altro ho i miei dubbi) che sono usa e getta nel vero senso della parola, sono fragili, costosi e tra l'altro non sono riutilizzabili.
questa legge fatta ad hoc per una sola azienda rischia seriamente di compromettere il futuro lavorativo di parecche persone.
mi sembra che in questo particolare momento del paese e, dell'europa in genere, si debba cercare di salvaguardare quei settori che bene o male riescono a combattere la crisi e che continuano a dare lavoro a migliaia di persone.
credo che i problema non si potra' risolvere con queste decisioni drastiche, ma ci vuole un serio programma di sensibilizzazione e sopratutto il governo deve salvaguardare quelle aziende che hanno investito nel settore, perche non e' possibile che in nome dell'ambiente un il burocrate di turno o il politico incompetente decida una cosa senza un minimo di preparazione tecnica.
Sol
17.01.2012 23:01
Sono d'accordo con Dario. Non credo si risolvano i problemi ambientali quando tutti i giorni vengono 'abbandonati' ovunque non solo sacchetti ma oggetti di ogni tipo. Probabilmente basterebbe 'un po' di senso civico'. Non credo, inoltre, che prodotti che dovrebbero essere destinati all'alimentazione, o derivati che siano, debbano essere la principale materia prima nella produzione dei sacchetti. Probabilmente se si destinassero piu' risorse finanziare alla ricerca i nostri ricercatori non sarebbero costretti ad emigrare e magari si troverebbero soluzioni migliori, più efficaci ed efficienti a risolvere il problema della biodegradabilita'. Non mi risulta infatti che ad oggi siano stati fatti degli studi di fattibilita' ne' si hanno delle certezze sul tema della biodegradabilità. Sorvolo, non perché non lo ritenga importante ma perche' preferisco non commentare sui costi che sosterranno le aziende e i problemi che di conseguenza si ripercuoteranno sui lavoratori del settore. E se domani si venissero a scoprire nuove materie prime utili al processo di biodegradabilità che non richiedevano la conversione dei macchinari? Si e' parlato di lobby delle plastiche... E' troppo comodo puntare il dito.... Io penso che basterebbe fare, come ho già detto, le cose in modo efficiente ed efficace percorrendo le strade che portino l'Italia ad essere un paese leader, preparato e correttamente informato in tutti i settori. E ahimè non credo che la sola legge sui sacchetti biodegradabili possa rendere orgoglioso il Nostro Paese e renderlo diverso agli occhi del resto del mondo.
pasquale
17.01.2012 22:01
facciamo le buste compostabili cosi' le potete abbandonare tranquillamente in mare, per strada ecc. ecc.
ma invece di badire senza pensare alle conseguenze che potrebbero derivare per molti lavoratori, perche' non si insiste sull'educazione civica delle persone.
la plastica e' 100% riciclabile e riutilizzabile
Dario
17.01.2012 21:01
credo che un sacchetto in bioplastica realizzato ora non abbia nulla da invidiare al vecchio shopper (!????) Ma questo ci è o ci fà ??? Si faccia un giro tra i clienti degli ipermercati a sentire le lamentele di questi sacchetti che si rompono a guardarli !!!! In giro ci sono imballi in plastica di tutti i tipi (bottiglie, sacchetti trasparenti x abbigliamento, vaschette di tutti i tipi e spessori), ma si è voluto colpire solo gli shoppers..... chissà quanti interessi ci sono sotto !!! E intanto tantissimi operai delle piccole aziende che non riescono a ricondizionare gli impianti rischiano il posto di lavoro ....